
Abbiamo partecipato alla prima data mostrando uno spirito
irriducibile a dispetto del maltempo. Giunti nel posto, appena dopo gli australiani DZ-Deathrays (hard rock in stile Black
Sabbath e Queens Of The Stone Age), ecco i Temper
Trap. La pioggia è intensa, il prato rischia di diventare sabbia mobile, ma
la gente resta entusiasmata dalla carica melodica new-wave della band
capitanata da Dougy Mandagi (carismatico sul palco). E con essa anche noi, dato
che il complesso di Melbourne riesce a proporre pezzi orecchiabili e mai
banali, tra momenti ipnotici e altrettanti epici. L’ononimo secondo album (The Temper Trap) non fa rimpiangere il
buonissimo esordio e Sweet Disposition
resta una canzone ancora in grado di scaldare i cuori.
La pioggia si alleggerisce e salgono sul palco i Two Door Cinema Club, nordirlandesi che
stanno per partorire nei negozi il loro terzo disco (in uscita il 3 settembre,
anticipato dal singolo Sleep Alone).
Nonostante il popolo si lasci trascinare dai loro ritmi danzerecci, storciamo
naso e orecchie alla loro esibizione. A parte per la voce del leader Alex
Trimble (nasale e monocorde), questo gruppo electro post-punk sembra voler
cercare di rifare a tutti i costi i Franz Ferdinand e soprattutto gli Editors.
Non si discute il fatto di avere artisti di riferimento, quanto la loro
ossessiva ricerca di riprodurre un sound già sentito a iosa negli ultimi dieci
anni. E questo non può essere nient’altro che una pecca di personalità, oltre che
di originalità.

Scenografie minimali - con un proiettore sullo schermo che
prima è a forma di monte poi diventa fullscreen - luci tra il soffuso e l’abbagliante,
fuochi d’artificio e coriandoli (in quell’immortale anthem da stadio chiamato All The Things I’ve Done). Nei loro show
i Killers sono sempre attenti agli
aspetti scenici, mettendo in mostra tutto l’immaginario di chi può provenire da
quella città frenetica e ruspante chiamata Las Vegas. Tra autocitazioni dei
propri videoclip (Bones, All The Things That I’ve Done) e luci
tese ad illuminare gli spettatori (Shadowplay
e la conclusiva When You Were Young)
ne viene fuori un concerto epico e intenso, nonostante solo un’ora e mezza di
musica.
Brandon Flowers si conferma un fuoriclasse dello show-biz,
serio candidato ad arrivare ai livelli di gente come Bono e David Bowie (anche
se il leader della band del Nevada è molto meno eccentrico rispetto ai due mostri
sacri sopra citati). Accompagnato dai suoi compagni di sempre e da due turnisti
esterni, Brandon si esalta e trascina il pubblico di Villafranca con le sue canzoni pop-rock con cui si è guadagnato il
successo e la credibilità della critica e della massa (15 milioni di dischi
venduti).
Da segnalare nella splendida esibizione veronese una
versione minimal di Romeo & Juliet dei
Dire Straits (perfetta per la location) la nuova Miss Atomic Bomb, una canzone che ricorda molto la hit Human e che
con Runaways anticipa Battle
Born il quarto album dei Killers
in uscita il 17 settembre. Terminato il concerto torna la pioggia, ma noi
con tutto il pubblico torniamo a casa soddisfatti. Un giorno quasi perfetto che
sarebbe stato indimenticabile senza l’acqua e senza una debole band di
supporto. Ma quello che conta è che gli attori protagonisti non abbiano deluso
e per questo i Killers si sono presi gli ennesimi applausi nella loro carriera. Marco Pagliari
Guarda anche il video di uno spezzone del concerto
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