A tre anni di distanza da Day and age tornano i Killers
con Battle born. Quarto disco per la band del Nevada, che arriva dopo i 18
milioni di copie vendute degli album precedenti. Un lavoro che prosegue nel
percorso tracciato da Day and age, in cui Brandon Flowers e soci hanno
cominciato ad abbandonare le tendenze indie-rock per spostarsi sempre più verso
un pop-sintetico di massa. "Battle Born è stato per noi una sorta di evoluzione,
un processo nel quale può avvenire o meno una crescita. Una crescita che noi
speriamo e ci sentiamo di aver avuto. E, soprattutto, adoro i nuovi pezzi”, così ha dichiarato il leader assoluto Flowers
durante la conferenza di presentazione del nuovo disco a Villafranca di Verona http://asapfanzine.blogspot.it/#!/2012/09/the-killers-villafranca-report-foto-e.html). Sicuramente si sta assistendo ad una mutazione sonora, ma questa non è
sempre convincente. O meglio, si sta verificando qualcosa che sta spiazzando
chi aveva conosciuto i Killers – assieme ai Franz Ferdinand - come capostipiti dell’indie-rock degli anni
2000.
Venendo all’album, la
partenza è affidata a Flesh and bone, dove i synth anni ’80 fanno da padrone.
Il secondo pezzo è Runaways, il primo singolo nonché vetta di Battle born: dal duo piano-voce si verifica un crescendo sonoro continuo ed epico fino a raggiungere mete springsteeniane che hanno contraddistinto i nostri in Sam’s Town,
In mezzo a questo
calderone sovraprodotto (addirittura cinque produttori per registrare questo
disco! Tra cui nomi celebri come Steve Lillywhite e Brendan O’Brien…) sono
presenti un lentone sospeso tra Elton John e George Michael (Here with me), l’innocua
semiacustica Heart of a girl e l’epica corale conclusiva title track in cui ci sono evidenti richiami ai Queen.
Aggiungiamoci synth-ballad furbette figlie di Day and age (The way it was e Deadlines and commitments) e otterrete come risultato tutto ciò che è Battle born: pop-rock con elettronica in sovrabbondanza che piaciucchia senza però far innamorare.
Ma in tutto ciò non
mancano momenti trascinanti e di grande impatto: ad esempio l’anthem da arena A matter of time, il rock sintetico in The rising tide e il crescendo pop
tra Coldplay e Duran Duran in Miss atomic bomb. Ottimi spunti all’interno di
un lavoro che non risulta di facile lettura.
A quanto pare i Killers hanno
pensato di intraprendere una strada più orecchiabile e commerciale, forse
perché prigionieri del loro stesso successo. Pensate a band come gli U2 e i
Coldplay che sono diventate sempre più mainstream col passare degli anni…
Questo non è un aspetto del tutto negativo, ma sia ben chiaro che Battle born non è il loro miglior disco. Quindi chi si aspetta un capolavoro o chi vuole il
ritorno ai suoni dei loro capisaldi Hot fuss e Sam’s town resterà deluso.
Questo album fa il quadro del momento artistico di Brandon Flowers e soci: un
sound meno killer e più pop, più melodico. Non è roba da buttare, ma non è
nulla in confronto a un passato strabiliante.
Marco Pagliari
Tracklist:
- Flesh and bone
- Runaways
- The way it was
- Here with me
- A matter of time
- Deadlines and commitments
- Miss atomic bomb
- The rising Tìtide
- Heart of a girl
- From here on out
- Be still
- Battle born
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