Viviamo in un periodo in cui,
grazie al web, ogni genere di fenomeno anche musicale appare e scompare a
rapidissima velocità. Accade, in questo contesto, che un giovane romano
pubblichi su Youtube un paio di canzoni prodotte in casa, e che queste si
diffondano in modo virale. Accade, poi, che al giovane in questione venga
richiesto di mettere insieme un intero album e gli vengano affiancati altri due
musicisti per andare a fare qualche concerto in giro. E accade che, nonostante
le realtà descritte nelle canzoni dell'album siano circoscritte a particolari
età e luoghi, il contagio virale oltrepassi le mura della capitale e i Cani
diventino una band conosciuta ed apprezzata in tutta Italia.
Settoriali, strettamente legati
all'attualità, facilmente localizzabili geograficamente ed anagraficamente,
difficilmente esportabili e stroncati dalla critica. Niente sembra comunque
fermare i Cani, realtà ormai conosciuta in tutto il Paese seppur nata soltanto
due anni fa. I pariolini di 18 anni,
brano con ovvi riferimenti ad un fenomeno giovanile del tutto romano, sembra
riuscire a descrivere anche altre tipologie di gioventù borghese e destrorsa,
omogeneamente distribuite in tutto il Paese. Wes Anderson, una canzone che descrive scenari sia esteriori che
interiori che richiamano i film dell'omonimo regista, risulta comprensibile e
condivisibile anche da chi non sa chi sia Wes Anderson e non ha mai visto
alcuno dei suoi film. Le coppie,
brano che narra le consuetudini dei fidanzati capitolini, cita alcuni luoghi
della vita mondana che risultano sconosciuti alla quasi totalità degli italiani
ma riesce comunque a far sì che i luoghi citati diventino patrimonio di tutti,
come non succedeva dall'epoca degli 883.
Già, forse gli ultimi a risultare
nazionalpopolari seppur estremamente legati ad una specifica area geografica
furono proprio gli 883. Sarà per questo che ai Cani è stato dato l'onore di
aprire le danze nella compilation-tributo alla band pavese che ha dominato la
scena degli anni '90. Compilation che, come già abbondantemente detto, raduna
tutto un sottobosco di musicisti che come modalità di espressione artistica
hanno molto da spartire con i Cani. Una scena underground in cui alcuni artisti
emergono velocemente, spesso grazie all'anonimato e ad alcuni brani fatti in
casa e diffusi viralmente su Youtube, bypassando totalmente la normale trafila
discografica. Formare una band, fare le prove in cantina o nel garage, suonare
nei locali, racimolare qualche soldo per registrare un demo, trovare
faticosamente un contratto discografico ed un produttore, sembrano ormai
retaggi di un'epoca passata. Bastano alcuni suoni ruvidi faticosamente innestati
su una struttura pop ammiccante. Basta una produzione imprecisa o inesistente,
come se avvalersi di un produttore fosse un difetto. Basta aver cura di citare
luoghi o usanze strettamente attinenti all'attualità, in modo che tutti possano
riconoscersi, almeno per qualche mese. Ed è così che la musica indipendente
italiana si trasforma da espressione artistica, rivendibile a pochi, ad un fenomeno
di massa che riesce a coinvolgere più persone in una sorta di fratellanza.
Ma è a questo livello che si
comunica nel 2012, ed è con questa chiave di lettura che si spiega il successo
dei Cani. L'intento di questa modalità comunicativa è di arrivare subito, anche
in modo aspro e sanguigno, come nel caso di Maria Antonietta, anch'essa presente
nella già citata compilation sugli 883. E quando l'artista non si propone
dichiaratamente come cantautore, spesso ricorre alla formula della one-man
band, perché non c'è tempo di creare un'identità di gruppo. I Cani trovano
illustri predecessori nelle Luci della centrale elettrica, nome dietro al quale
si nasconde il solo Vasco Brondi. O la Brunori sas, collettivo la cui mente
pensante è costituita dal solo Dario Brunori. Più ammiccante e radical-chic il
primo, più fintamente umile e scherzosamente egocentrico il secondo. Diverso è,
poi, il caso di Il Genio, duo esploso nel 2008 grazie al tormentone Pop porno, forse il primo caso in Italia
in cui un fenomeno musicale underground si è imposto viralmente tramite le
nuove tecnologie. Dietro c'era, però, tanta sostanza, come testimoniato dal secondo lavoro non a caso intitolato Vivere negli anni X e anche
dal disco solista di Gianluca De Rubertis, mente del gruppo, già recensito da
AsapFanzine.
Il caso più noto, però, di rapida ascesa di un artista proveniente dalla
scena indipendente, è sicuramente Dente. Quattro album, ormai, più innumerevoli
partecipazioni a compilation di vario genere e collaborazioni con altri
artisti, emergenti e famosi, underground e mainstream. Un nome così spesso
pronunciato nella scena musicale italiana da diventare di pubblico dominio. La
promozione di un artista, e la distribuzione di un prodotto discografico, di
questi tempi, si effettuano anche così. Marco Maresca
Nessun commento:
Posta un commento