6 settembre 2012

Umberto Maria Giardini - La dieta dell'imperatrice


Non pochi aspettano di leggere la nostra recensione di La dieta dell’imperatrice, mi sento quindi gravato di una certa responsabilità nel descrivere il ritorno di Umberto sulle scene musicali, abbandonate in realtà più a parole che nei fatti, considerando l’instancabile desiderio di sperimentare e di suonare dal vivo - vedi Pineda – che rappresenta probabilmente il motivo principale del suo ritorno.
L’accantonamento di Moltheni in fondo non è altro che l’ennesima evoluzione artistica a cui ci ha abituati Umberto Giardini da quando nel 1999 esordì con Natura in replay, disco pop e malinconico la cui forza era rappresentata soprattutto dai testi metaforici e disillusi accompagnati da un pugno di accordi aperti. Sulla cover di quel disco c’era il suo volto: oggi, 13 anni dopo, eccolo nuovamente, ma con lo sguardo rivolto dall’altra parte, in un'altra direzione. Che sia il presagio di un nuovo corso?
Sì, lo è. Umg ha appeso al chiodo le care chitarre acustiche (le ha addirittura messe in vendita) tornando ad imbracciare un’elettrica in piena controtendenza rispetto ai cosiddetti cantautori degli Anni Zero.
La dieta dell’imperatrice è un disco che parla essenzialmente d’amore: i temi delle canzoni ruotano attorno al rapporto uomo-donna e al tormento dell’essere umano. Le sonorità invece riprendono i colori del rock femminile inglese, su tutti il fortunato esordio di Anna Calvi, sfociando spesso in code psichedeliche e notturne nelle quali Umg mostra di trovarsi particolarmente a suo agio.
Accanto a queste novità non mancano elementi caratterizzanti dello stile di Umberto, in primo luogo un lessico riconoscibilissimo, connotato dalla massiccia presenza di riferimenti alla natura, metafore, tempi verbali indefiniti che ahimè quasi nessuno usa più nel linguaggio musicale.
Anche a livello strumentale qua e là ci si imbatte in arrangiamenti familiari che rimandano ai suoi dischi più folk come Toilette memoria e I segreti del corallo, ma anche al piccolo gioiello Io non sono come te. Non mancano, come da tradizione, le tracce unicamente strumentali: l’open track L’imperatrice (a cui passa virtualmente il testimone l’indimenticata Gli occhi di Mara Cagòl che apriva Splendore terrore) e Il desiderio preso per la coda, nella quale la nuova band può scatenarsi in una leggiadra cavalcata progressive. A proposito di progressive, arrivano da lì i nuovi compagni d’avventura: accanto a Umg ci saranno infatti il fido Marco Maracas, chitarre elettriche e pedali, Giovanni Parmegiani, piano Rhodes e organo, e Cristian Franchi, tamburi e piatti. Niente basso. Peccato.
Il disco che sarà disponibile da inizio ottobre in due versioni, cd e vinile, è stato registrato notte tempo al Mushroom studio, nei boschi della provincia di Pordenone; i brani sono stati tutti prodotti da Antonio Cooper Cupertino. Tra i più significativi c'è Il trionfo dei tuoi occhi, un’accattivante cavalcata sonora tra montagne impervie e dubbi esistenziali alla ricerca del vero amore; Quasi Nirvana scava invece alle provenienze dell’amore, difficile da mantenere inalterato - "antiaderente al mio cuore" - allo scorrere del tempo. Un brano come questo, con un piacevolissimo arrangiamento d’archi, sarebbe ideale anche per un ipotetico Sanremo 2013 a conduzione Fazio: sarebbe uno splendido regalo se Umberto tornasse 13 anni dopo sul palco dell’Ariston (ci andò nel 2000 con Nutriente), dopo aver contribuito a lanciare non poche delle band che oggi sono pilastri della scena indipendente italiana, dai Marta sui tubi a Le luci della centrale elettrica. Tra le canzoni merita una citazione anche Discographia, un brano molto datato mai pubblicato su supporto che ora finalmente vede la luce e torna a galla.
In tutte le tracce Umg riesce ad accostare con innata grazia sentimenti nobilissimi a fighe colanti, racconta vizi e virtù umane, passando dall’apocalittico racconto di L’ultimo venerdì dell’umanità alla ninna nanna Genesi e mail con un mirabile accenno in punta di penna al potere della vagina.
La dieta dell’imperatrice è uno splendido disco da ascoltare insieme ad anime affini, goderne da soli e a lungo potrebbe essere sentimentalmente e psicologicamente devastante.

Roberto Conti

4 commenti:

  1. Bella recensione, mi aspettavo però un titolo dei tuoi, tipo: "Amore e fighe colanti, ecco il "debutto" di Umberto Maria Giardini"

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  2. Ma Sanremo 2013 è un auspicio o un presagio?
    Paolo

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  3. Non avevo pensato ad un titolo per non appesantire ulteriormente una recensione già corposa (visto che Umberto lo recensisco sempre benissimo)...
    Quello di Sanremo è un auspicio, nulla più.
    rob

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  4. Il brano "Fortuna, ora" è contenuto unicamente nel demo per la stampa (non in vendita quindi). E' forse uno dei pezzi migliori del disco

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