30 maggio 2013

I giovani faranno musica in una "casa di paglia" - Succede a Fontaneto d'Agogna, dove il Comune ha investito nella bioedilizia

Tra pochi giorni, precisamente entro inizio luglio, a Fontaneto d’Agogna sarà ultimata quella che ormai tutti hanno ribattezzato la “casa di paglia”, un edificio destinato ad ospitare attività per i giovani: un bar e una sala polivalente per fare musica ed attività varie, integrate con gli impianti sportivi già esistenti.
Un esempio di bioarchitettura assolutamente all’avanguardia, visto che in tutta Italia sono appena una trentina gli edifici realizzati con questa tecnica e quelli con funzione pubblica si contano sulle dita di una mano.
"Si tratta di un fabbricato di un solo piano, costituito da due vani quadrati uniti da un porticato – spiega il sindaco-architetto, Adriano Fontaneto - nelle nostre intenzioni c’era la realizzazione di un edificio per i giovani che fosse ecosostenibile e all’avanguardia. Dopo qualche riflessione abbiamo deciso di puntare su una struttura 100% ecosostenibile in paglia e legno: ci stiamo lavorando da un annetto e tra poche settimane sarà finalmente conclusa".
L’edificio, di circa 200mq, ospiterà un bar e una sala polivalente con un internet point, dove sarà possibile sviluppare l’arte e la creatività giovanile. "Pensiamo inoltre – prosegue Fontaneto - di destinare la struttura, che sarà gestita dalla Cooperativa Vedogiovane di Borgomanero, anche come base per avviare strart-up di imprese avviate da giovani del territorio, visto che oltre a Fontaneto afferiranno anche i Comuni limitrofi di Cavaglio, Suno e Cressa che hanno compartecipato al progetto".
Quanto è costata la realizzazione? "Complessivamente 197mila euro, interamente coperti con fondi comunali. Le tecniche costruttive fanno passi da gigante, i costi dell'architettura naturale sono ormai del tutto simili a quelli dell'edilizia tradizionale e i vantaggi ambientali appaiono enormi. Eppure fra progettisti e maestranze c'è scetticismo e scarsa conoscenza".
Possibile che un progetto così innovativo non abbia beneficiato di altri contributi? "Ad eccezione della Fondazione comunitaria del Novarese, che erogato un finanziamento di 20mila euro, ma per le strutture che andranno all’interno della “casa”, abbiamo provveduto interamente con risorse comunali: volevamo lanciare un messaggio legato alla valorizzazione della bioarchitettura e al risparmio energetico degli edifici e lo abbiamo fatto da soli, anche se siamo Comuni piccoli con tutte le difficoltà del caso nel reperimento delle risorse".
Come è stato strutturato l’edificio? "La struttura portante è realizzata interamente in legno, mentre i tamponamenti (ossia i muri laterali) sono stati realizzati con parallelepipedi di paglia di circa 60 centimenti, che peraltro arriva da un produttore locale ed è quindi a kilometro zero. Veri e propri mattoni vegetali poi intonacati con il procedimento dell’intonaco a terra cruda, a sua volta una tecnica costruttiva antichissima che è stata rispolverata. La paglia è un ottimo “contenitore” di calore grazie al suo elevato livello di trasmittanza, inoltre, contrariamente da quanto si possa pensare, non brucia ma fa solamente fumo. Il tetto dell’edificio, inoltre, sarà coperto di pannelli fotovoltaici che contribuiranno a renderlo a consumo energetico zero".
Mentre la maggior parte fra progettisti, costruttori e proprietari di casa ancora fatica a capire i vantaggi delle più elementari forme di risparmio energetico negli edifici italiani, la ricerca fa dunque passi da gigante. "Dal punto di vista tecnico non ci sono ostacoli da superare per una diffusione su larga scala dei principi dell'architettura naturale, se non lo scarso aggiornamento delle maestranze. Per il nostro progetto dobbiamo ringraziare un giovane ingegnere del territorio, la dottoressa Roberta Tredici, che ci ha seguiti in questo progetto che in questi mesi ha attirato tantissima cusiosità e che ci auguriamo possa servire da volano e da esempio virtuoso tanto per privati che per altri Enti pubblici"Roberto Conti

Growing Back, nuovo disco per i brianzoli Labradors

Dalle parti tra il milanese e il comasco da un po’ di tempo un trio indie-rock sta facendo parlare di sè e, dopo aver raccolto applausi nei loro concerti locali, ora cercano di farsi conoscere anche in altri lidi. Per questo i Labradors (Filippo Colombo, voce e chitarra, Fabrizio Fusi al basso e Filippo Riccardi alla batteria) hanno partorito Growing Back, il loro primo album a distanza dell’ep Roger Corman, uscito due anni fa.
Per chi ha potuto assistere ai loro live si sarà potuto rendere conto dell’energia che ci mettono i tre ragazzi brianzoli: canzoni dirette e trascinanti, eppur sempre di appeal e destinate a fare centro. A partire dall’iniziale Punch, botta rock che ricorda i My Chemical Romance e gli ultimi Ministri. C’è il rockabilly che contiene anche un po’ di Blur (Astrology), le ritmiche Strokes (Sundance) e la indie dei migliori Franz Ferdinand e dei primi Bloc Party (Can’t go back e Teenage sister).
Ma a parte manifestare tutto il loro stile che riprende gran parte della indie più conosciuta degli ultimi vent’anni, i Labradors cercano soluzioni non così banali come la ballata distorta Be my Camille in cui si distende un falsetto alla Flaming Lips. Quindi i nostri non sono abili solo nel costruire canzoni piacevoli e di primo impatto, ma danno la sensazione di essere una band dalle grandi potenzialità in fase di scrittura.
Growing Back di sicuro è un buonissimo esordio e potrà contare sui favori di critica e pubblico. Con un genere come quello di un indie pop punk godibile come quello dei Labradors difficilmente si resta annoiati o comunque indifferenti. L’unica pecca che si può evidenziare è che il loro sound non dice nulla di nuovo, però va detto che data la loro giovane età c’è tutto il tempo per maturare. Quindi ribadiamo che come inizio non c’è male! Marco Pagliari

25 maggio 2013

Galleria Margò - Fuori tutto - Rec. in 10 parole















L'esordio della Galleria Margò, intitolato Fuori tutto (Rocketman records / Vololibero edizioni / Self distribuzione), è un campionario estetico della contemporaneità, arricchito dalla presenza di numerosi ospiti: Andrea Schiller, Fabio Cinti, gli Io? drama Fabrizio Pollio e Vito Gatto, e tanti altri.

Recensione in 10 parole: iconografia (nome della band e copertina farebbero pensare ad un album prog anni '70 sul genere di Museo Rosenbach o Campo di Marte, e invece non c'entrano assolutamente niente), pop elettronico (ma non moderno, bensì qualcosa simile a Battiato o a Battisti nel suo ultimo periodo), complessità (è un lavoro discografico estremamente ricco e richiede parecchi ascolti), testi (le canzoni appaiono come un disgustato campionario degli odierni cliché ma purtroppo stancano presto e sono il vero punto debole dell'album), cosa sono, dove vanno (queste sono le domande che sorgono, in merito alla Galleria Margò, dopo qualche ascolto, perché nonostante l'impegno profuso, questo disco sembra un prodotto alieno), live (probabilmente al momento è la loro dimensione ideale, più che il disco). Marco Maresca

Voto: **/

Tracklist:
1. Giro di vite
2. Glitter
3. Cupido se ne fotte
4. Dovessi mai
5. La danza del mentre
6. Paga tu
7. Ondevitare
8. Linea gialla

9. Distretto nove

Riecco i Mudhoney invecchiati nel ricordo del tempo che fu

Ricordo che iniziai a conoscere i Mudhoney in prima Liceo. Un mio compagno di classe molto ferrato in materia grunge e Sub Pop mi prestò la cassettina dove si era copiato dall’album originale del fratello maggiore Mudhoney, il primo album della band di Seattle. E dico “conoscere” e non “ascoltare” perché non mi colpirono poi quel gran che. Questo ultimo lavoro, Vanishing point, dimostra il mio mantenermi fedele alle vecchie convinzioni. Non riesce a comunicarmi un bel nulla: la voce di Mark Arm è troppo forzatamente giovanile, quasi a scimmiottare in ogni sua riverenza i Buzzcocks e la new wave inglese. I preziosismi musicali si sprecano in modo troppo autoreferenziale e sciovinista, quando invece ci vorrebbe un po’ più di spiccata malattia e trasparenza. Il brano che più si avvicina a ciò che furono i gloriosi Mudhoney è, nemmeno a dirlo, il più punk rock dell’album: Chardonnay. “Finalmente” sospiro, dopo gli iniziali dieci minuti di mantecatura emozionale. Non parte male nemmeno la successiva  In this rubber tomb, ma dopo un azzeccatissimo iniziale attacco postpunk si scade ancora in feedbacks e preziosismi che si impantanano tra di loro senza trovare una via d’uscita. E così per tutto l’album. I don’t remember you è carina, molto carina, ma ricalca troppo gli Strokes di Room on Fire, forse per piacere alle nuove leve del rock’n’roll made in U.S.A. . Persino i coretti che fanno da sfondo all’immancabile ritornello suonano di minestra riscaldata. Non c’è nessuna presa di posizione, non c’è nessuna citazione degna, non trovo nulla di divertente nell’ultimo disco dei Mudhoney. Con tutto il rispetto per chi li ascolta da una vita e per ciò che hanno saputo produrre e trasmettere in quasi trent’anni di carriera. Mi è venuta voglia di riascoltarmi i Postal Service di Give Up, l’album Sub Pop che vendette di più dopo Bleach. 

23 maggio 2013

Les Enfants in segreto - Videointervista

Sabato scorso abbiamo organizzato un secret concert con i Les Enfants a Oleggio. Sessanta di voi hanno goduto di un bel concerto, ci hanno ringraziato per aver scoperto un gruppo che forse non conoscevano e magari dopo il concerto hanno anche fatto l'amore sotto la pioggia. Ci siamo divertiti e il maltempo non ci ha fermati. I Les Enfants, inoltre, a breve usciranno con un disco nuovo, un ep. Quindi teneteli d'occhio che presto torneranno, magari anche dalle nostre parti.
Inoltre, se il secret vi è piaciuto, veniteci a trovare al prossimo evento, domenica 16 giugno a Cameri, con Matteo Toni e i Rumor.




Areph - Turn - Rec. in 10 parole














Dopo l'album d'esordio, i napoletani Areph tornano sulle scene con un nuovo EP, intitolato Turn. Il loro riferimento è il rock puro e duro che va dalla fine degli anni '60 e comprende tutti gli anni '70. Con un orecchio sempre teso anche alle sonorità odierne.

Recensione in 10 parole: inglese (il cantato), Deep Purple (il primo brano, Choice is mine), Doors (New direction all'inizio sembra un po' Peace frog di Morrison e soci, ma poi sfocia in qualcos'altro), anacronistica (la ballata It's you), Yes (Soul wings ha un riff che ricorda Owner of a lonely heart), armonie vocali (molto curate), evoluzione (i dubbi sono appunto su quale direzione possa prendere una band che si rifà così esplicitamente alla musica d'un altro millennio), citazioni (i richiami ad altri artisti sono tanti, come detto, e sicuramente fanno il loro effetto dal vivo, ma tolgono qualcosa alla forza dei brani inediti). Marco Maresca

Voto: **

Tracklist:
1. Choice is mine
2. New direction
3. It's you
4. Soul wings

Shed of noiz - Re: SoN - Rec. in 10 parole















RE: SoN è l'esordio sulla lunga distanza degli Shed of noiz. E' un album che mette in luce la dimensione alternative/stoner della band, reduce da due anni di intensa attività live.

Recensione in 10 parole: stoner (con ottime sonorità), italiano (il cantato), padronanza, coesione (basso, chitarra e batteria si conoscono a memoria e sono artefici di un sound estremamente compatto), cantante (e qui sorge il problema: è bravo e canta estremamente pulito, ma non c'entra niente col sound della band), fatica (che ci sto mettendo, a spiegare che l'album è comunque apprezzabile), voce (che esce dal mix per mettere in primo piano i testi), strumenti (che stranamente restano in secondo piano pur essendo la cosa più interessante del disco), sporcare (un po' la voce, e alzare il volume della chitarra, umili e speriamo utili consigli), convenzionale (non sarebbe stato male osare un po' di più). Marco Maresca

Voto: **

Tracklist:
1. RE SoN
2. Innoqui
3. Immutevole
4. Corri Dora
5. Psico area
6. Aurora
7. Senza peso

8. Infetto

“Piemontesi indipendenti” al Lebowski di Novara: in arrivo Invers, Sintomi di gioia e l’elettronica di Bienoise

Ogni città del Piemonte ha i suoi piccoli-grandi tesori musicali, sabato 25 maggio due delle realtà più interessanti della nostra regione saranno a Novara, al Circolo Big Lebowski di corso Trieste, per una serata da non perdere per chi vuole ascoltare progetti musicali di assoluta qualità. Sul palco due realtà molto diverse, gli Invers e i Sintomi di Gioia.
Gli Invers vengono da Biella e miscelano post-punk e rock di grande suggestione, facendo della performance live il loro punto di forza; presenteranno i brani di Dal peggiore dei tuoi figli loro primo disco grazie al quale hanno potuto aprire i concerti delle più affermate band della scena indie nazionale. Tra le loro canzoni La rivincita dell’humus è diventata una sorta di hit della vita in provincia… Sempre dalla provincia, precisamente da Alessandria, arrivano invece i Sintomi di Gioia, progetto che fa dell’intimismo, del garbo e della ricercatezza il proprio punto di forza: lo scorso ottobre è uscito il loro disco omonimo prodotto da Umberto Giardini (aka Moltheni) per Indidacosa/Venus. Nel disco, le canzoni si ripropongono, riaffiorano, come la disarmante Di Blu che racconta il rimpianto per una giovinezza fatta di tanti piccoli gesti che non torneranno più, o Canzone per T (dedicata a Marco Travaglio) dove lo stesso Giardini si presta a suonare la batteria.
Accanto a due band che propongono una cifra stilistica ben delineata, ci sarà spazio anche per il djset di Bienoise, un progetto di musica elettronica tutto da scoprire del verbanese Alberto Ricca, a cavallo tra un djset tradizionale ed una performance live. Al Lebowski i concerti inizieranno dalle 22, ingresso 2 euro con tessera Arci. Roberto Conti

22 maggio 2013

Natural seven - La rivoluzione dei fiori di carta - Rec. in 10 parole
















Chi segue i nostri secret concerts avrà avuto modo di imbattersi nei Natural seven, band novarese che ha presentato il suo album La rivoluzione dei fiori di carta in apertura al concerto dei Les enfants ad Oleggio.

Recensione in 10 parole: delicato (il sound della chitarra acustica, sempre preciso e ricercato), vibrante, sognante (lo spirito di quest'album, che parla alla parte fantasiosa e vitale che è in ognuno di noi), aggressivo (il cantato, in stile Deftones, che da un momento all'altro riesce a passare da un sussurro allo scream più selvaggio, come per tirar fuori un urlo che rischiava di rimanere strozzato in gola), sperimentazione (di oggetti utilizzati per creare particolari suoni), tecnica (il tapping su chitarra acustica non si vede spesso da queste parti, e dal vivo è anche spettacolare da vedere: un vero e proprio valore aggiunto), artigianale (con un fiore personalizzato su ogni cd), assolutamente non banale (che di questi tempi è una delle cose migliori che si possa dire). Marco Maresca

Voto: ***/

Tracklist:
1. Intro
2. Percorrere
3. Resine
4. Specialresine
5. Hey fiore
6. Cumulo nembo
7. Parole incognite
8. Giorni di te

9. Roots

Uno scatenato Bobo Rondelli presenta "A famous local singer"


Bobo Rondelli, dopo L'ora dell'ormai, disco intriso di puro sentimento, rimescola le carte e dal mazzo fa uscire A famous local singer (in uscita il prossimo 4 giugno) in cui si fa accompagnare dalla brass band L'Orchestrino, attivissima band livornese del panorama jazzistico. Il disco ha visto, inoltre, la fondamentale partecipazione del  polistrumentista Mauro Refosco e del produttore Patrick Dillett.
Chi lo conosce, sa che Rondelli è uno dei cantautori più estrosi ed ironici in circolazione: riesce a plasmare la voce a suo piacimento e ad adattarla alle esigenze del pezzo che interpreta in base al senso che intende dargli. Dai suoi testi traspare nitida la visione totale di ciò che accade intorno a noi e anche dentro di noi.
I tredici pezzi del nuovo lavoro sono un concentrato di jazz, blues, swing fino ad arrivare a ritmi afro-cubani e alla canzone popolare italica, un esempio di quest'ultima è la cover di Celentano 24000 baci. Il tutto si amalgama meravigliosamente, lasciando pulsare la passione di questi che possiamo considerare musicisti e interpreti di arte varia.
Originale la metafora della vita di Settimo round, su un sound che crea magiche atmosfere dixie.
Tutti i brani dell'album sono degni di nota, ognuno per la sua personalità spiccata, che è poi quella del cantautore. Sintetizzando il mio pensiero, Rondelli non delude mai proprio perché è sempre se stesso, mette in tutto ciò che fa, che sia musica, teatro, cinema o altro, la sua anima e la sua passione. Da prendere o lasciare con i suoi pregi e i suoi difetti. Prendimi l'anima non è un pezzo buttato là per caso. Non si nasconde mai dietro strategie commerciali come fanno purtroppo troppi suoi colleghi. Nei dischi di Bobo c'è sempre un pezzo del suo cuore e non si vergogna di dire che ama o soffre per amore... Ma allo stesso tempo ci fa ridere con pezzi ironici e molto divertenti come Il Paradiso, Il palloso o Che fregatura è l'amor. Ci fa riflettere con Cuba lacrime dove c'è davvero tanto della nostra società. Ci addolcisce con La marmellata, ma è solo un depistaggio, ci obbliga ad ascoltarlo parola per parola. Ci consiglia di evitare l'autodistruzione sentimentale con Puccio sterza, salvo poi finirci dentro lo stesso. E ci fa sentire la sua inquietudine in Bambina mia.
Questo nuovo progetto si trasforma in tour a partire da giugno e porterà Rondelli e L'Orchestrino in giro per la penisola toccando anche vari festival jazz tra cui Umbria jazz e Monfortinjazz con Bollani. A novembre saranno avvvistabili al London Jazz Festival. Alessandra Terrone

21 maggio 2013

I Pellicans e il loro piacevole reggae contaminato

Secondo disco per i Pellicans, gruppo della provincia di Torino che con il queer-reggae di Dancing Boy presenta un album di piacevole e rilassante ascolto. Se pensate sia il solito gruppo che segue la scia del reggae giamaicano vi sbagliate di grosso; le 11 tracce del disco, tutte in inglese, si lasciano contaminare da sonorità dub, indie e soul riuscendo ad allontanare il rischio di avere un one-track album, come spesso accade per gli album reggae. Se ancora non avete capito di cosa stiamo parlando potremmo sbilanciarci paragonandoli a Ziggy Marley.
Disco ben fatto, booklet semplice e puro, se ne avete l’occasione ascoltatelo e non ve ne pentirete. Mario Baldassarre

18 maggio 2013

MonkeyMono & The machine orchestra - La tempesta perfetta - Rec. in 10 parole















La tempesta perfetta (Warner Chappell music italiana / Music waves) è l'EP d'esordio del progetto MonkeyMono & The machine orchestra, nato tra Milano e Novara. Un curioso mix di pop elettronico danzereccio e rap con scrittura impegnata.

Recensione in 10 parole: campionamenti (usati in modo massiccio con grande stile, e con un po' di sano citazionismo), impegnata (la scrittura dei testi, i quali narrano il disagio sociale da un punto di vista molto personale), pop, house, rap (il cantato), Miguel Bosé (nell'album è presente un remake in chiave moderna di Bravi ragazzi), originalità, padronanza completa (il disco esprime pienamente qualcosa di assolutamente innovativo). Marco Maresca

Voto: ***/

Tracklist:
1. Il primo passo sulla Luna
2. La tempesta perfetta
3. Ombre cinesi
4. Cattivi ragazzi
5. Afterlife

6. Bravi ragazzi

Les enfants - Secret concert a Oleggio sabato 18 maggio


Per Asap è iniziata ufficialmente la stagione dei secret concerts. Ad inaugurare la nuova modalità di fare musica dal vivo è stato il cantautore torinese Daniele Celona, che domenica 7 aprile si è esibito in un intimissimo concerto acustico all'interno di un appartamento privato a Novara. A supportarlo, sul palco, c'era Federico Puttilli, chitarrista dei Nadàr solo. I presenti sono rimasti piacevolmente coinvolti dall'atmosfera creata e, spinti dai loro commenti positivi, abbiamo deciso di andare avanti su questa strada e di fornire un'altra proposta di qualità per il mese di maggio.

Stavolta il contesto sarà diverso: un "secret garden". Un giardino, lontano dal centro abitato, dove non dovremo preoccuparci più di tanto dei volumi...
Per l'occasione si esibiranno i Les enfants. La band milanese è attiva dal 2008, da quando ha iniziato a sperimentare musicalmente in un garage sotterraneo che è diventato la loro "casa". 
Dal loro EP del 2012, per il quale si sono avvalsi del prezioso aiuto di Matteo Camisasca (AIM) e Federico Dragogna (Ministri), è partita la loro conquista di locali. I Les enfants si sono esibiti in apertura a realtà importanti quali Iori’s eyes, Bud Spencer blues explosion, Edda, Io?drama, Colapesce, Farmer sea e Imaginary cities. Nel nostro secret concert presenteranno brani vecchi e nuovi in una cornice assolutamente insolita e agreste, tra paralumi orientali e salici ridenti.

Il concerto si svolgerà sabato 18 maggio nel giardino "segreto" di Oleggio, nel Novarese. L’indirizzo esatto sarà infatti svelato due giorni prima dell’evento, solo a chi si sarà accreditato via mail all’indirizzo info@asapfanzine.it indicando nome dei partecipanti, recapito mail e un contatto telefonico. Chi desiderasse prendere parte a questo originalissimo live può iscriversi (entro il 14 maggio) o richiedere informazioni via mail. Il concerto inizierà (tassativamente) alle ore 21.30. Per chi lo desidera è possibile prendere parte ad un apericena con la band a partire dalle 19.

Rego Silenta - La notte è a suo agio - Rec. in 10 parole















Autoprodotto con grande chiarezza di intenti, e con la supervisione artistica di Roberto Tambone, La notte è a suo agio è il primo full-lenght album dei novaresi Rego Silenta dopo l'EP Meccanismi, del 2009.

Recensione in 10 parole: fulminante (l'apertura con le tiratissime L(') a(m)missione e Beni primari), suddivisione (l'album consta di quattro parti, ma questa scelta è stata fatta per emulazione del prog anni '70 o ha un'effettiva utilità?), versatilità (fin troppa: dopo un po' destabilizza), prog, stoner, cantautorato, synth pop (originale il duetto con Kali in Un purgatorio di più), artwork (decisamente bello: l'album è un bel prodotto da tenere fisicamente tra le mani), stile (sebbene alcune soluzioni strutturali e melodiche siano simili a quelle di tanti altri artisti del medesimo territorio, tra cui Pornovarsavia e simili, la piena padronanza di generi diversi è la peculiarità esclusiva della band). Marco Maresca

Voto: ***/

Tracklist:
Prima parte - Il dormiveglia
1. L(') a(m)missione
2. Beni primari
3. Dentro l'ombra
4. Può essere paura
Seconda parte - La sensazione di cadere
1. Danzando
2. Guardando in terra mentre defecavo
3. Un pretesto
4. Temporale
Terza parte - Il diversamente incubo
1. Rumore
2. Un purgatorio di più
Quarta parte - Infine nell'ombra
1. Il mio divertimento estremo
2. C'è una menzogna
3. Disarmante
4. Elogio alla banalità

17 maggio 2013

Balla coi cinghiali slitta ancora - "C'è la volontà di creare un evento ancora migliore"


Partiamo da noi, il concorso Provincia cronica, il cui bando si è appena chiuso, è "salvo" e proseguirà nel suo iter di valutazione che vedrà gli autori premiati a settembre a Cerano, nel Novarese, con una giornata all'insegna della musica e della letteratura a cui parteciperanno anche i volontari di Balla coi cinghiali che co-organizzano con noi il premio letterario. Per il Festival a Bardineto, invece,  per il secondo anno consecutivo gli organizzatori hanno dovuto annunciare uno stop. Le motivazioni sono riportate nel comunicato stampa ufficiale che riportiamo qui sotto. L'impegno dell'associazione Bcc continuerà con una nuova formula che porterà con tutta probabilità nel 2014 all'organizzazione di un nuovo Festival dai contenuti ancora più ricchi ed innovativi, nel frattempo arriveranno altri eventi, sparsi durante l'anno, di cui la premiazione di Provincia cronica sarà solo un goloso antipasto. 

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COMUNICATO UFFICIALE ASSOCIAZIONE BALLA COI CINGHIALI

L’Associazione Balla Coi Cinghiali rende noto che l’edizione 2013 del festival, in programma dal 21 al 24 agosto, non avrà luogo.
Realizzato grazie al lavoro di un gruppo di volontari, che hanno dedicato il proprio tempo e messo al servizio le proprie competenze e professionalità, il festival ha visto negli anni una crescita esponenziale, arrivando a radunare a Bardineto 70.000 persone in quattro giorni nel corso dell’ultima edizione.
La nostra idea, il nostro sogno, è sempre stato quello di realizzare un festival d’ispirazione europea; un festival da condividere e vivere nella molteplicità dei suoi aspetti, dalla musica all’arte, al cibo, l’ecologia e la  solidarietà, in simbiosi con il territorio che lo ospita, e proprio questi riteniamo siano stati i tratti distintivi che hanno fatto la differenza e il successo di Balla Coi Cinghiali, portando il nome della kermesse fuori dai confini regionali e nazionali.
Una manifestazione bella e allo stesso tempo molto complessa, oggi non più a misura di un’associazione, che a fronte degli oneri e dei rischi che si assume per organizzarla, non è in grado di offrire per la sua stessa natura giuridica le necessarie tutele ai propri associati.
Siamo coscienti che due anni di stop sono molto duri da affrontare, ma la riflessione che ci ha portato a questa decisione è importante proprio per ciò che riguarda il futuro sia dell’associazione sia del festival e per questo non può essere rimandata. La questione non è semplice e va affrontata con calma; quella calma che non sarebbe compatibile con un festival ormai alle porte e che rischierebbe di compromettere gli standard qualitativi che ci prefiggiamo da sempre.
Ringraziamo gli enti locali che riconoscendo il lavoro di tutti questi anni e l’importanza che il festival ha assunto per il territorio, anche sotto il profilo turistico ed economico, ci hanno dato il loro attivo supporto nei mesi scorsi nell’affrontare quelle problematiche di carattere logistico che ci avevano portato allo stop dello scorso annoE’ un sostegno importante, che ci incoraggia a continuare a lavorare al nostro progetto di festival, che oggi, ancora una volta, ci pone di fronte a una nuova sfida.
Vogliamo che Balla Coi Cinghiali diventi una festival ancora più bello e grande, non solo in termini di affluenza, ma anche di offerta e servizi, sempre più in linea con gli standard dei grandi eventi internazionali e con tutte le caratteristiche di novità e voglia di sorprendere che da sempre lo contraddistinguono; per fare questo è necessario rivedere la nostra struttura e ripartire così rinnovati e più forti.

16 maggio 2013

Joker Gang - Fuga dalla luce - Rec. in 10 parole
















Torna la Joker Gang con Fuga dalla luce, un ep composto da quattro tracce. Quattro colpi art-rock che fanno trasparire l'identità del sestetto milanese: devoti ai Litfiba, ai Diaframma e ai Timoria, regnano le melodie luccicanti delle chitarre e delle tastiere rette da una ritmica sostenuta. E poi ci sono i testi immaginari del Giuss, frontman della baracca. Un ep di puro rock teatrale assolutamente piacevole, in particolare garberà ai fan del rock italiano anni '80.


Recensione in 10 parole: teatrale (Spettro bipolare, L'eclissi di un Dio), trascinante, apocalittico (Pioggia nera), senza tempo (L'ombra dello sciacallo). Cupo e criptico, un salto nell'immaginario del Joker. Marco Pagliari

Voto: ***

Tracklist:
Spettro bipolare
L'eclissi di un Dio
Pioggia nera
L'ombra dello sciacallo

15 maggio 2013

Crowding out effect - Young - Rec. in 10 parole














Secondo EP autoprodotto per i Crowding out effect. Come si intuisce dal titolo, Young, il tema dei brani è la giovinezza, intesa come modalità per vivere la vita con maggiore spensieratezza e rilassatezza.

Recensione in 10 parole: pop / rock (di derivazione melodica primi anni '90), inglese (la lingua del cantato, con qualche esitazione), Editors (c'è qualche richiamo alla band di Birmingham soprattutto per quanto riguarda la vocalità), buona padronanza, asperità (da smussare assolutamente prima dell'esordio sulla lunga distanza), ghost track (dopo quattro tracce abbastanza tirate, Wait acoustic è la giusta conclusione), maturità (con questo EP la band sta ancora cercando di capire bene quali siano le proprie potenzialità). Marco Maresca

Voto: **/

Tracklist:
1. Alone
2. Keep loving
3. Young
4. Broom

5. Wait acoustic (Hidden track)

Provincia cronica: chi ama scrittura e fotografia ha ancora pochi giorni per partecipare

Ultimi giorni per partecipare al premio Provincia cronica, dedicato a chi ama la scrittura e la fotografia. La scadenza del bando è infatti prevista per il 15 maggio (sono previsti alcuni giorni di tolleranza per consentire l'arrivo degli ultimi elaborati).
Come ormai da tradizione, all'interno del festival 
Balla coi cinghiali c'è anche un'area dedicata alla letteratura, di cui fa parte il concorso Provincia cronica organizzato dall’associazione musico-culturale Bcc con la collaborazione dell'associazione novarese Asap e del Comune di Cerano. Il premio, aperto a tutti senza limiti di età, è diviso in tre sezioni: racconti (inediti, max 12 mila caratteri), poesie (inedite, senza limiti di lunghezza), fotografia (da 3 a 5 scatti a colore, in formato analogico o digitale). Questi i sei temi su cui ci si può sbizzarrire: Temporali e rivoluzioni; Accadde a un concerto; Le radici; Ticino; I denti; La mano.
Per partecipare è necessario versare una tassa di 10 euro e spedire gli elaborati entro il 15 maggio 2013 via posta cartacea all'indirizzo Redazione AsapFanzine (c.a. Roberto Conti), via D'Enricis 17, 28100 Novara oppure via email all’indirizzo contirobe@hotmail.com. Necessario inviare anche la scheda coi dati personali allegata al bando.
La premiazione del concorso Provincia Cronica è in programma sabato 24 agosto alle 16.30, all'interno del festival Balla coi Cinghiali. I singoli premi (opere d’arte, strumenti tecnologici e prodotti tipici del territorio) saranno comunicati alla scadenza del bando.
Il bando completo è disponibile a questo link  Infoline 328.2478329.

9 maggio 2013

Festival delle Band novaresi: al Lebowski le band del territorio per quattro giorni di musica


Quattro giorni di festa con la migliore musica del territorio. Torna al Big Lebowski il Festival delle band novaresi, in programma dal 16 al 19 maggio (da giovedì a domenica). Al Circolo di corso Trieste, a Novara, si esibiranno alcune tra le più interessanti band locali con serate all’insegna dei diversi generi musicali. Si parte giovedì 16 maggio, in programma una line-up all’insegna del folk acustico di prima scelta con Officina Finistère e Reparto Numero 6; venerdì sera, invece, verrà inaugurato il palco nello spazio esterno del locale dove i gruppi si potranno esibire in elettrico, on stage il rock-folk sperimentale dei Natural Seven, le sonorità ruvide dei borgomeneresi Rego Silenta e i Park Avenue con il loro pop di respiro internazionale, a seguire dj-set con dj Marvino e i suoi vinili che faranno ballare con la migliore musica Anni Sessanta/Settanta.
Sabato sera arriverà al Lebowski Kali, la rocker borgomanerese dai capelli purpurei protagonista di un lungo tour in tutta Italia, a lei il compito di aprire per i Pornovarsavia che presenteranno il nuovo disco [0] che sta ottenendo lusinghiere recensioni dalle riviste di settore, concludono il parterre i giovanissimi Nime che spaziano dal punk al pop con grande naturalezza, anche per loro nuovo disco fresco di stampa. A seguire si balla con Soul Finger (Anni Sessanta 60' - Deep Soul - Rhythm & Blues - Rocksteady) e Burqua (d'n'b heroes).
“Il Festival delle band novaresi – spiegano gli organizzatori – è giunto alla sua seconda edizione. Abbiamo cercato, compatibilmente con le disponibilità dei gruppi, di favorire coloro che non avevano ancora suonato nel nostro Circolo o al festival dello scorso anno. Siamo particolarmente soddisfatti, perché siamo riusciti a proporre un calendario vario e di grande valore, che crediamo potrà richiamare un pubblico trasversale, in una quattro giorni di festa che si concluderà domenica con uno special guest, il cabarettista Enrico Veronica (Democomica) accompagnato alla chitarra da Riz Folli, Voi siete il diavolo". Sempre domenica, nel pomeriggio, è inoltre in programma un torneo di calcio 4 vs 4 che si svolgerà nel parco adiacente al locale; a seguire, dalle 19, palco aperto per jam session e improvvisazione, aperitivo e proiezione di film del Circuito Ucca “L'Italia che non si vede“ in collaborazione con l’associazione Sincronie. Il Festival sarà supportato da AsapFanzine che proporrà interviste alle band e spezzoni di live.
I concerti inizieranno rigorosamente alle ore 21, l’ingresso è libero con tessera Arci. Roberto Conti

Med in Itali - Coltivare piante grasse - Rec. in 10 parole














Coltivare piante grasse (Libellula music / Audioglobe) è il primo full-lenght album dei Med in Itali, una band che, anche se italiana, è nata in Irlanda nel 2007 come buskers (artisti di strada).

Recensione in 10 parole: strada (le origini come buskers sono ancora intatte: quella dei Med in itali è una musica allegra, funambolica, circense), voce (calda, graffiante, ricca di accenti soul), tempi dispari (e frequenti cambi di tempo), sax, flauto, clarinetto (vere e proprie armi in più), leggerezza (nonostante la complessità dei brani), acustica (la chitarra), registrazione (di grande qualità). Marco Maresca

Voto: ***/

Tracklist:
1. Perle umide
2. 7 fiori
3. Piante grasse
4. Non mi stanco
5. Musicista precario
6. Schiava di un'idea
7. Cambiato sono
8. Mia identità
9. Rabbia
10. La luce del sole
11. Svanita paura

L'album biango e il godurioso ritorno (discografico) di Elio

Dopo cinque anni di silenzio (Studentessi è del 2008), intervallati da una raccolta dei vecchi successi rivisitati in versione orchestrale (Gattini), una serie infinita di collaborazioni tra tv e radio (X-Factor ne è il massimo esempio), gli Elio e le storie tese prima tirano fuori la chicca sanremese La canzone mononota e poi arrivano con un nuovo album. Un disco dal titolo evidentemente citazionista e divertente: L’album biango.
Nato semplicemente «perché è l’unico che ci faceva ridere», gli Elii scelgono un nome per forse quello che è il loro lavoro in studio più ambizioso di sempre, ma che conferma per l’ennesima volta la loro classe immensa e cristallina. Suonato divinamente in compagnia di un’orchestra molto ricorrente, il sestetto milanese è sicuramente meno demenziale rispetto ad un tempo, ma anche qui non mancano le risate. Gli intermezzi tra una canzone e l’altra non possono fare altro che mettere il sorriso, con lo humour che giunge al culmine nell’intro de Il ritmo della sala prove, in cui si risentono i quattro adolescenti milanesi che facevano "C’hai figu?” nel loro album d’esordio.
Qualcosina degli albori è rimasto, come si può sentire in Enlarge your penis, Lampo e Il tutor di Nerone, ma è evidente come Stefano Belisari & co. si siano evoluti artisticamente nel tempo. Lo swing orchestrale di Dannati forever è un inno corale sarcastico contro l’Italia filo-cattolica (e filo-Berlusconiana): “Ma sono troppi i peccati mortali che ho collezionato / Fatto adulterio, mentito, rubato, / Continuamente pisello toccato / Fin dall’età di sei anni ero già condannato”. C’è la revival in Amore amorissimo, scritta inizialmente per Fiorello (che a fine della canzone chiede di fare causa perché “loro non devono permettersi di cantare le canzoni che canto io!”); c’è l’omaggio progressive agli Area Come gli Area che vede la partecipazione di tutti i componenti superstiti della mitica ex formazione di Demetrio Stratos; c’è pure Eugenio Finardi che ci mette la voce nella fintamente sindacalista A piazza San Giovanni.
C’è molto da ascoltare nel “white album” eliiano, in cui si assiste al solito calderone di suoni e a costanti cambi di ritmo che sono soprattutto figli di Frank Zappa. Ma c’è altro: Elio & co. sono più pacati, più fini rispetto al passato, eppure riescono ancora a stupire con il loro inconfondibile umorismo. La loro genialità sta sempre nel fatto di non cercare mai soluzioni banali, anche se qualche volta l’easy listening non fa mai male (Il ritmo della sala prove). Ne è la dimostrazione il singolo che conclude l’album Complesso del primo maggio (scelta coraggiosa e per nulla mainstream!): in 4’ citazioni ultra-dichiarate dei 99 Posse, di Van De Sfroos, dei Linea 77, di Bregovic per concludere con un campionamento di We will rock you dei Queen. Il tutto con estrema nonchalance!
L’album biango è il disco più maturo di Elio e le storie tese in quasi trent’anni di attività, addirittura sorprendente se pensiamo che gli ultimi lavori non avevano convinto fino in fondo. Non è un capolavoro e Italyan Rum Casusu Cikti resta inarrivabile, ma da un quindicennio a questa parte è il loro prodotto più riuscito. Marco Pagliari

8 maggio 2013

Another è il secondo disco dei Crimea X


Jukka Reverberi è noto per essere il cantante dei Giardini di Mirò, ma è noto anche per esser stato citato come bigliettaio del cinema di Cavriago nella canzone Piccola Pietroburgo degli Offlaga disco pax. DJ Rocca produce drum & bass e break beat sin dalla fine degli anni '90. L'unione artistica tra due artisti così apparentemente diversi è molto solida, e i Crimea X sono infatti al loro secondo album, intitolato Another (Hell yeah recordings). Il punto d'incontro geografico è l'Igloo studio di Correggio, e colui che ha messo mano ai suoni dell'album è Bjorn Torske, capostipite e massimo esponente della scena elettronica scandinava. Another è quindi un album emiliano filtrato attraverso i gusti scandinavi, o meglio un album elettronico scandinavo che si arrende all'italianità. Dopo molta sperimentazione con apparecchi elettronici di ogni genere, synth analogici, batterie elettroniche, cavi, pulsanti, bottoni, spie colorate, un giorno Torske arriva a suonare la calimba registrandola attraverso la pentola con cui i Crimea X avevano preparato i tortelli di zucca. Emilianità e tecnologia. Another è un album di dance ambientale, profonda e spaziosa, calda, cosmica, pulsante e attuale. Ma con un flauto che emerge ogni tanto e riporta ai primissimi Kraftwerk. Tanti mondi da scoprire, insomma, in questo album dei Crimea X: suoni analogici emiliani da Offlaga disco pax (con i quali Reverberi ha collaborato per Bachelite), la passione per l'immaginario cosmic e il suono del kraut-rock, la bravura di Bjorn Torske che rielabora tutto secondo i suoi canoni di house music calda e malinconica. Una musica insospettabilmente melodica e sgorgante groove, che accompagna l'ascoltatore per più di un'ora oltrepassando gli italici confini sonori. Un album tanto raffinato per l'Italia e forse troppo emiliano per l'estero. Funzionerà? Probabilmente sì, ma solo per una platea particolarmente attenta. Marco Maresca

Mascara - Guerra - Rec. in 10 parole
















E’ uscito un nuovo ep dei Mascara, interessante band varesina. E’ un sincero omaggio alla band di Renzulli e Pelù, i Litfiba, ad un brano eccezionale come Guerra. Un omaggio che a breve vedrà la band in un minitour nel quale reinterpreteranno l’intero secondo album dei Litfiba Desaparecido, del 1985, il primo della cosiddetta "Trilogia".

Recensione in 10 parole: rischioso (perché affrontare un brano così famoso non era certamente una sfida semplice), potente (la band riesce a trasmettere la stessa forza del brano originale), originale (non è semplicemente una cover come tante, i Mascara la rendono personalissima), profondo (il sound ti entra dentro e non ti lascia più), new wave (perché sì sente questa grande passione che ha la band per quel genere), attuale (impreziosita da soluzioni stilistiche moderne), dance (nella versione c-loop di Matteo Cantaluppi ti viene quasi voglia di ballarla lentamente sotto effetto ipnotico), drum & bass (nella versione di 2Moellers bello l’uso dei synth e delle drum machine), orchestrale (nella versione di Alternative l’uso dei tappeti sinth la rendono molto sinfonica), sincero (perché si sente che il mood è di gente che ha amato veramente la band toscana) infine affascinante (perché ascolterei per ore tutte le versioni senza stancarmi). Marco Colombo

Voto: ***

6 maggio 2013

Bastille, ovvero la carta di Emi per far piacere il rock ai profani


Pompeii è una canzone che nel giro di pochi mesi è diventata una hit di portata mondiale e ha contribuito a mettere sulla bocca di tanti gli sconosciuti Bastille. Chi sono costoro? Si tratta di un quartetto londinese in attività dal 2010 che, per loro fortuna (e probabilmente anche per loro bravura), sono stati messi sotto contratto dalla EMI nell’anno successivo. Dopo una sfilza di singoli pubblicati, tra cui la famigerata Pompeii, a marzo è uscito l’album di debutto Bad blood. E partiamo da questo: finalmente qualcosa di un minimo accattivante in uno scenario di stallo totale!
Va detto che non inventano nulla di nuovo: i synth e i ritmi sono quelli dell’EuroPop anni ’80 e dei Depeche Mode, la ricerca continua all’orecchiabilità rimanda ai Coldplay e i cori sono un po’ figli dei Queen. Ma tutto sommato, il risultato è assolutamente piacevole. La title track, Weight of living e Flaws sono ottimi punti di partenza per colpire pubblico e critica, con un sound sintetico costruito su tastiere ipnotiche e melodie di impatto.
Oltre a Pompeii si segnala per pathos Laura Palmer, altro gioiello indie-dance-pop che si presterebbe bene allo scenario mainstream. Qualcuno potrà obiettare “sì, ma sono un po’ troppo commerciali”. Sicuramente con i synth che abbondano e con la tendenza a cercare ossessivamente il “coro da stadio” i quattro inglesi non possono essere definiti una band “alternativa”, però bisogna ammettere che sono molto abili nel racchiudere gran parte della scena british degli ultimi vent’anni in quindici canzoni da circa quattro minuti ciascuna.
Dalla Coldplay-iana Things we lost in the fire, alla tribale These Streets, passando per il pianoforte dominante in Daniel in the den e Overjoyed, ecco esempi del mix imposto in “Bad Blood”. Grazie a potenziali hit come anche il nuovo singolo alla Kasabian Laughter lines, il nome dei Bastille sembra già destinato a far chiaccherare molto di sè, sia nel bene che nel male.
Sarebbe interessante valutarli anche in versione live, visto che queste canzoni sembrano fatte apposta per essere cantate da un vasto pubblico. E soprattutto sarà curioso capire quanta strada faranno questi ragazzi: diventeranno una band di riferimento o dopo questa prima brillante prova diventeranno meteore? Nel frattempo ci sentiamo di alzare il pollice in su per Bad blood, il resto si vedrà più avanti... Marco Pagliari 

5 maggio 2013

Le case del futuro - Neve - Rec. in 10 parole




A un anno di distanza dall’esordio Lucertole tornano le Case del futuro con un mini-ep di sole quattro tracce. Quattro episodi che riprendono decisamente le sonorità dei Killers e dei Negramaro, giusto per citarne qualcuno. Conosciuti dal piccolo pubblico per aver fatto da spalla in alcune date del nuovo tour dei Ministri, i quattro ragazzi bresciani si cimentano in un indie-pop orecchiabile, anche se la cover di Tungsteno degli Scisma non si distanzia affatto dall’originale e la voce del cantante/bassista lascia un po’ a desiderare.

Rec in 10 parole: orecchiabile, un po’ fine a sè stesso (Tungsteno), evidentemente brit (Come volevi vivere), agrodolce (Neve), estivo, dub (L’ultima). Cerca di piacere, ma non sfonda. C'è enahc eun tentativo di paraculismo mal riuscito con la cover degli Scisma. Marco Pagliari

Voto: **/


Tracklist:

1. Come volevi vivere
2. Neve
3. Tungsteno
4. L’ultima

2 maggio 2013

Walking mountains - Walking mountains - Rec. in 10 parole
















Walking mountains è un progetto del compositore elettronico Bartolomeo Sailer, uscito per l'etichetta 40033 records. Il disco è ispirato alle moltitudini mobilitate dal The Occupy movement: vere e proprie montagne che si muovono contro l'establishment.

Recensione in 10 parole: elettronica (innovativa ma lontana dagli ultimi anni), progressive, psichedelia, kraut rock (le fonti di ispirazione citate, anche se di per sé non hanno molto di elettronico), inserti vocali (di vario genere a seconda del brano, tra cui un grido femminile panarabo in Self immolation), cervellotico, complicato (è un album che richiede parecchi ascolti), lungo (forse troppo). Marco Maresca

Voto: ***

Tracklist:

1. Intro
2. The coming sun
3. Self immolation
4. No poetry
5. Orange sky
6.
7. The ballad of the precarious worker
8. The dominant class
9. Mahatma Gandhi and Che Guevara invited at Mao Zedong's house sipping a drink and discussing about revolution
10. WTF
11. Holding back
12. My revolution
13. Ὀδύσσεια book XII

1 maggio 2013

Spogliati dal troppo affetto - Videointervista ai Ministri

Proprio oggi suoneranno sul palco del Concertone del 1 Maggio. Noi li abbiamo intercettati nei camerini del Phenomenon di Fontaneto d'Agogna, nel Novarese: i Ministri ci hanno parlato dell'importante evento romano e anche dell'esclusione di Fabri Fibra - "Una decisione che per noi è abbastanza incomprensibile - ha detto Divi - non capisco su quali basi si debba escludere un artista oggi da una manifestazione come quella, che dovrebbe premiare la musica e non fare un'analisi sui contenuti promossi da un musicista, ammesso che (lui) proponga i contenuti per cui è stato penalizzato" - e naturalmente di questa prima parte del tour di Per un passato migliore, che sta facendo segnare una lunga serie di sold-out in tutta Italia.
Per i Ministri un concerto muscolare e riuscitissimo quello appena concluso nel locale del Novarese, con una lunga "coda" di stagediving nel finale, con Divi che attraversando tutto il locale sorretto dalle mani dei fan, si è ritrovato senza maglietta per il troppo "calore", proseguendo il concerto in un inedito nude-look (vedi foto di Martina Colonna).
La band milanese - ci hanno spiegato i Ministri nell'intervista - sente in quale modo anche la necessità di lasciare un messaggio al proprio pubblico, un pubblico decisamente giovane e proprio per questo forse più "puro" e spensierato... La chiacchierata si conclude con un saluto al pubblico del Phenomenon e un arrivederci al prossimo concerto.
Intervista di Roberto Conti


Il nostro disco? Pois di generi diversi - Videointervista ai Rumor

Loro saranno tra i protagonisti del nostro "secret concert" del 16 giugno, in apertura di Matteo Toni. Stiamo parlando dei Rumor, talentuosa band dell'Aronese che a brevissimo uscirà con un ep di ottime speranze Pois. 
I Rumor hanno buon gusto, propongono cose che la maggior parte dei gruppi locali nemmeno riuscirebbe ad immaginare, hanno una straordinaria attitudine live e poi non hanno nemmeno 20 anni. Per questo, secondo noi, hanno tutte le carte in regola per diventare un riferimento nel panorama musicale italiano. Quello che oggi vi segnaliamo carichi di buoni propositi (con questa intervista un po' mesta e molto casalinga) tra qualche anno potrebbe diventare un progetto musicale sulla bocca di tutti. 
Intervista di Marco Colombo
ha collaborato Roberto Conti