29 luglio 2009

'Ascolti emergenti' di luglio, terza parte

Serpenti - Sottoterra ****
Con colpevolissimo ritardo (causa altro demo con copertina praticamente identica) recensiamo lo splendido Sottoterra dei Serpenti. Il duo milanese che propone un fresco mix di elettro-pop e rock, ballabilissimo e godibile. Il disco, di dieci tracce, è tutto di livello e mi fa tamburellare il piede dall’inizio alla fine, con la voce di Gianclaudia Franchini così pop-porno che mi fa venire voglia di correre sul dancefloor e di ballare alzando le mani (e facendo roteare i polsi).
I Serpenti sono anche piuttosto originali nella loro proposta che guarda con interesse a progetti del passato come i Krisma, dà una sbirciata a qualcosa di attuale, vedi Il Genio, non dimentica di pescare nell’underground richiamando gli Xilema o gli Zerozen (c’è anche un brano che ha lo stesso titolo, Da sola), ma si struttura attraverso un solido percorso personale che fa della base elettronica il proprio punto di forza, senza ricercare in verità parentele troppo strette con nessuno. C’è una promessa di futuro che passa da questo disco, fatto di contaminazioni e brani che nella propria semplicità testuale riescono ad essere molto comunicativi. Se lascio perdo, Libellula, Sinuoso vortice sono alcuni esempi di come Sottoterra sia un disco davvero piacevole, e i Serpenti una delle band più smart del momento. Un esordio che merita quattro stelle. Unica pecca, il cd ha una grafica davvero discutibile. Roberto Conti



Unòrsominòre - Unòrsominòre ***
Si scrive proprio così, tutto attaccato accenti inclusi, si tratta del nuovo progetto musicale di Kappa, musicista e compositore già membro dei veronesi Lecrevisse.
Undici tracce che lasciano ben sperare per un futuro del gruppo: un misto di pop_rock di facile ascolto senza mai scadere nel banale o già sentito. Le influenze, se vogliamo, ci sono e provengono dalla migliore produzione musicale italiana degli ultimi anni.
L’insieme è molto ben curato: dalle sonorità agli arrangiamenti, dai testi originali e avvincenti, al ritmo, in alcuni brani decisamente travolgente.
Tutto l’album è comunque caratterizzato da una versatilità di linguaggi musicali che lasciano supporre una buona padronanza e conoscenza del panorama contemporaneo.
Le tracce migliori sono senz’altro la open track Gagarin, La coscienza di meno, Di passaggio e una splendida cover di Ivano Fossati di vent’anni fa: Discanto. Mauro Carosio

Adelema88 - Adelema 88 **
Davide Galletti ed Elena Iovino formano gli Adelema88, questo duo ci propone un lavoro interessante, anche se non particolarmente originale. La loro musica mi ha fatto venire in mente Verdena e Sonic Youth. Il tentativo di mantenere una sufficiente originalità comunque c'è... Le chitarre sono toste e distorte, come nella prima canzone Enoch e anche nel secondo pezzo L’albero di Eildon con un testo onirico.
Pachiderma, la traccia successiva, è lunghissima e molto psichedelica, il disco prosegue con la mia preferita dell’ album: Lunatik Pandora molto molto Verdeniana anche nel cantato. C'è spazio anche per la strumentale Galaxy express, per la potentissima Tossicomania aurea, con la voce distorta che un po’ che mi ha ricordato gli Afterhours. Per finire Tsugumi nella testa con un interessante fraseggio di chitarra, anche qui l'originalità non è il massimo...
I colori bianco e rosso del cd, con pure in copertina un elefante, mi hanno fatto venire subito in mente i White stripes, e quelle cromatiche non sono le uniche somiglianze con il duo.
Attingendo qua e là il disco è un buon lavoro, tutto sommato piacevole, ma forse dal punto di vista creativo poteva esserci qualcosa in più... Marco Colombo

Insect kin - Endless youth and other diseases ***
Il merito principale degli Insect kin è quello di scrivere canzoni immediate e che entrano in testa con grande facilità. Il disco è tendenzialmente grunge con dei richiami ai Nirvana e agli
Smashing Pumpkins. Tuttavia i quattro musicisti milanesi riescono a suonare un prodotto originale tra potenti distorsioni a momenti più romantici.
Endless youth and other diseases strizza l’occhio alla scena di Boston, ma mantiene una buona personalità: Most of the sequels are worst than original è un brano assai tirato, forse il mio preferito del disco; non male anche la malinconica First aid.
Da segnalare sicuramente i cartoncini promozionali del disco in cui è raffigurata una coppia di anziani mentre balla (l'ho appesa in camera... io ho una collezione di fotografie di anziani che ballano, quindi do il via libera ad una micro marchetta promozionale che di solito non concediamo)! Marco Colombo/Roberto Conti

23 luglio 2009

Fotoracconto: Dari e Fratello Metallo per dire 'Don't drink and drive'











































































Qualche giorno fa, all'Area 24 di Vercelli, i Dari hanno tenuto un concerto gratuito nella città del loro batterista per sensibilizzare i ragazzi sul tema dell'alcool e della guida. Allo slogan di 'Don't drink and drive' si è unito anche l'amico dei Dari, Fratello Metallo: il sacerdote che grazie alla musica metal lancia il suo messaggio (anche) in un modo così alternativo...

Le fotografie sono di Diana Debord, altre foto sul sito www.debored.it

21 luglio 2009

'Ascolti emergenti' di luglio, seconda parte

Barbara De Dominicis - Anti Gone ***
Anti Gone è un disco molto particolare dell'eclettia Barbara De Dominicis, sospeso tra elettronica, pop e avant-folk. Molto belli risultano i campionamenti che, come si legge nella presentazione, sono 'presi' in giro come i passi sulla neve, il rumore della chiglia di una nave o il canto di una balena...
Interessanti anche i musicisti presenti nell album come Marco Messina dei 99 Posse, Simon Olivier, chitarrista della band australiana Dominique & The Band, il dj Alex Gimeno: queste influenze si sentono nel disco che assume così un’aria internazionale, mischiando sonorità e strumenti mediterranei ad un respiro musicale più ampio, sicuramente di difficile ascolto per chi come me ama pop e rock. La mitologia greca si ripropone continuamente, in un viaggio ideale che parte dal passato e rievoca le personalità di Antigone, Calipso e Medea per arrivare ad una contemporaneità fatta di lingue differenti, dal francese, allo spagnolo, fino al dialetto. Un disco sospeso e non di facile approccio, ma godibile in queste fresche sere d’estate. Marco Colombo

Roots Connection - Animystic ***
Animystic è l'ultimo lavoro dei Roots Connection prima della prematura scomparsa a soli 57 anni del leader carismatico Enrico Micheletti.
Blues, soul e jazz animano questo viaggio movimentato dove salta fuori tutto lo spessore di Enrico che il blues lo aveva suonato in giro per il mondo con artisti anche del calibro di Rory Gallagher e John Lee Hooker. Questo gruppo emiliano ha saputo senz'altro dare al tradizionale blues una originale interpretazione fatta di campionamenti ed elettronica.
Gli altri membri della band sono Fabio Ferraboschi e Fabrizio Tavernelli che appunto nell anno 2000 in un piccolo locale di Reggio Emilia danno vita insieme a Micheletti ai Roots Connection.
Animystic è il secondo disco della band, un disco che si fa viaggio e soprattutto testimonianza di un'esperienza musicale pregna e sentita. Il disco si conferma in blocco come una piacevole colonna sonora per chi è amante del genere blues, chissà che qualche brano tratto da questo lavoro possa riperere l'exploit di You are the reason, canzone del primo album di Roots Connection vincitrice come 'Migliore colonna sonora' all’interno della sezione Corti del Nonantola Film Festival 2008. Il brano era commento sonoro del film in concorso “Precario” di Francesco Lodari. Marco Colombo

Forget about Mario - Ferro boat ***
I forget about Mario sono una band molto particolare composta da quattro ragazzi e una ragazza, Roberta, che canta e suona sintetizzatori ed organi. La loro base è a Viterbo anche se i componenti sono sparsi tra la bassa Toscana e il Lazio.
I pezzi di Ferro boat si possono scaricare gratuitamente e vi consiglio davvero di farlo se volete ascoltare qualcosa di interessante e fresco. La band definisce i propri brani "delle sleep song contro l’insonnia e i piccoli incubi dei giovani trentenni": i riferimenti sono molti, dal noise alla Tiger! Shit! Tiger! Tiger!, a canzoni urlate e festanti. Roberta nel cantato può ricordare, più che altro nell'attitudine, Miss Violetta Beauregard, ma è vitale non fare classificazioni che mai come in questo caso risulterebbero riduttive. Nel breve ep c'è spazio per suoni così diversi che stupiscono: il mio brano preferito, New tears, ricorda addirittura qualcosa dei Cure. Marco Colombo

Aa Vv - Alka compilation vol.1 ***
Alka compilation è la prima Compilation realizzata, prodotta e disribuita dall'etichetta ferrarese Alkarecord. 12 artisti più 3 special guest inseriti nella raccolta con altrettanti nuovi singoli: sono Koinè, Daniele Faraotti band e Formiche nell’orto.
Quasi tutti i pezzi sono cantati in italiano e dimostrano che nel rock indipendente italiano ci sono senz’altro delle realtà molto interessanti.
E così incontriamo parcchi gruppi che fanno dell'elettronica il proprio cavallo di battaglia: i toscani Bestianera con il pezzo omonimo propongono un mix energico che guarda ai Prodigy e ai Subsonica; i Bludeepa con Tempo meccanico sono un po' più pop mentre i Lotus con Personal hell cantano in inglese, sono assai rock anche loro e hanno delle belle chitarre; gli Zoomotion con Sfigato, invece, propongono un bel pezzo in italiano cantato con rabbia alla Verdena; i Sidroscopika virano verso il metal, anche se nel cantato mi ricordano i Timoria; i Bordeaux con Insignificant restano in area metal e richiamano piacevolmente i Lacuna Coil, anche nella voce; i Tonight we dance con You grace, my love sono potentissimi. Gli Artifex e gli Armida scelgono suoni cross over o alla Metallica; poi ci sono gli Almasfera, i Four smashed brains, gli Underscore che completano una compilation ricca che si propone in primo luogo di far conoscere alcune della tante band che si propongono, con progetti di altalenante interesse, nel panorama musicale italiano. Marco Colombo

Ray Tarantino - Recusant ****
Quando uno annovera tra i suoi fans Steward Copeland dei Police e Matthew Bellamy dei Muse, non puo’ che essere un bravo artista.
E ascoltando questo album Recusant di Ray Tarantino, non posso che unirmi a quello che dice Copeland quando lo vede: “Hey, quello è l’uomo che scrive grandi canzoni!”
Sì, Ray le belle canzoni le sa scrivere eccome. Pezzi come Gipsy acrobat, romantica e sognante, Five o’clock in the morning, che ti fa venire voglia di ballare, Keep walking on, che mi ha ricordato il migliore Boss, Your Heart my heart, assolutamente la mia preferita con quel mezzo falsetto da brividi e quel pianoforte dolcissimo, So Easy anche questa molto Springsteen mode, Alibis and Crimes, con una bella chitarra a scandire le parole di Ray, Into the end, mi ha fatto venire in mente Angie delle pietre rotolanti, I’ll be back someday con quel piano 'lennoniano' e quel mode un po’ retro’, Back in the land of regret con quella bella chitarra e infine Summer space, lunghissima, ma che ti entra in testa e che chiude questo album davvero incredibile.
Bravo Ray, noi non saremo bravi musicisti come Copeland e Bellamy ma ad oggi siamo anche noi tuoi grandissimi fans. E oggi trovare chi sa scrivere belle canzoni è sempre più difficile! Marco Colombo

18 luglio 2009

Fotoracconto - Moltheni a Desio in acustico




















































Invece del solito minestrone-recensione, pubblichiamo un fotoracconto del concerto di Moltheni a Desio, per il Tamburine festival di qualche giorno fa.
Moltheni, accompagnato da Giacomo Fiorenza al basso e Marco Maracas alle chitarre elettriche, ha offerto uno spettacolo acustico di grande suggestione proponendo tra gli altri alcuni dei brani che saranno contenuti nella sua prima raccolta in uscita all'inizio di dicembre, che si intitolerà Ingrediente novus.

Le fotografie sono di Carlo De Filippo, vi invitiamo a visitare il suo space www.myspace.com/haven79

17 luglio 2009

Marcilo Agro e il duo Maravilha - Sono uscite le materie ***

Sono le due e trentatrè del mattino e il caffè che Deborah mi ha preparato al termine della cena di questa sera insieme al caldo opprimente e alle zanzare non mi sta facendo dormire.
Mettiamoci ad ascoltare un po' di musica: cosa posso scegliere? Vorrei qualcosa di tranquillo. Attingo allora alla pila dei cd dei cantautori un po' sfigati come me, quelli che talvolta mi piacciono tanto e talvolta mi fanno cacare e tornare il sonno che il caffè mi ha fatto passare.
Idea?! E' uscito il nuovo disco di Marcilo Agro e il duo Maravilha, Sono uscite le materie.
Mi piace, lo trovo fresco e piacevole, un po' meno del precedente Viva a illusao, ma con maggiore cura per i testi intimissimi e le melodie acustiche che sanno fondersi come sinusoidi con il supporto acustico delle chitarre.
I riferimenti non mancano: la matrice principale è decisamente folk, si spazia da Devendra Banhart ad Iron and Wine agli Smiths, passando per sonorità alla Moltheni o alla Egle Sommacal (vedi Ma in silenzio) per citare alcuni ottimi italiani.
Certo, per il duo novarese non sarà facile togliersi l'etichetta di King of convenience della bassa... ma anche questa etichetta non è certo male.
Brani come Amarti, Bagnino (che ricorda un poco Agsto dei Perturbazione, almeno nello spirito), Mi ricordo, contribuiscono più di altri a fare di Sono uscite le materie un disco davvero pregevole. Meno convincente invece la cover dei Pet shop boys It's a sin. Roberto Conti

16 luglio 2009

Live - Alberto Camerini tenta l'operazione nostalgia

Ecco una breve nota sul 'concerto' di Alberto Camerini di qualche giorno fa a Romagnano Sesia.
Dopo due ore in cui siamo stati ammorbati da un pessimo karaoke e da un duo che ha proposto cover ispirate ai peggiori anni '80 (vi prego ditemi che non sono stati usati soldi pubblici per organizzare uno spettacolo tanto mesto, altrimenti mi deprimo) ecco Camerini.
Felpone arancione con cappuccio, pantaloni neri vagamente emo, cappellino blu per mascherare l'assenza di capelli. Eccolo sul palco: sembra che ci sia capitato per caso.
Non c'è band, non ci sono strumenti, solo basi (strumentali e talvolta anche vocali) e il povero Alberto che tenta di cantarci sopra... Ma la voce fa cilecca e a poco serve cercare di saltellare qua e là sul palco ricordando le energie di un tempo.
Gran parte del pubblico (quello sopravvissuto al karaoke e al duo) se ne va, ma resta uno zoccolo duro di fedelissimi, composto in gran parte da signore attempate (che poco elegantemente potremmo definire 'tardone').
Una di loro batte le mani seduta su una sedia con gli occhi semichiusi, altre più energiche sono in piedi e si dimenano mostrando le pance lasciate scoperte da lembi di stoffa troppo corti per coprire tanta abbondanza.
Il 'live' è breve e dopo una prima parte di grande affanno vede un lieve miglioramento con i cavalli di battaglia Maccheroni elettronici, Tanz bambolina e Rock'n roll robot (ri-proposte anche nel bis). Alberto Camerini mi fa grande tenerezza ed è un peccato vederlo brancolare in uno spettacolo tanto mesto... Ma questa recensione è una foto di quello che hanno visto i miei occhi. Alcuni fan sono stati contenti lo stesso e non hanno esitato ad andare nel back-stage a farsi fotografare con il loro beniamino, ma mi domando, musicalmente parlando, se possano ancora sopravvivere 'cose' di questo genere spacciate per concerti e operazioni nostalgia, alla fine non eravamo mica a Music Farm!? Roberto Conti

10 luglio 2009

'Ascolti emergenti' di luglio - prima parte

Aedi – Polish ****
Che EP ragazzi davvero emozionante.
Sarà la splendida voce di Celeste Carboni, saranno le belle canzoni e mi emoziono davvero.
Sono italiani gli Aedi e sono Celeste Carboni (voce e tastiere), Paolo Ticà (chitarra), Jones Più (basso), Claudio Innamorati (chitarra), Filippo Tacchi (batteria). Ma torniamo alla voce di Celeste: spaziale, incantevole, non so che aggettivi usare, poche voci in Italia sono così speciali, quasi che ti viene da piangere... L’ep è straordinariamente intenso, si apre con Polish che mi ha ricordato i migliori Cramberries e Dolores O’ Riordan, segue la bellissima My perfect home suonata quasi tutta voce e tastiera, per poi culminare in un bel finale di chitarra.
Il pezzo Flowers moondoll è il mio preferito: intimo da morire, dove si esalta ancora una volta la voce della bravissima Celeste. Infine Lake’s Air anch’ essa molto maestosa.
Suonato anche bene nella sua essenzialità. Non vedo l’ora che esca un album intero, perchè gli Aedi mi hanno emozionato come non mi succedeva da tempo. Grandiosi. Marco Colombo

The Lorean - Morning freedom ***
Secondo disco dal titolo Morning freedom per la band milanese The Lorean, dopo che nel 2003 con l’album Out of memory, prodotto anche questo dall’etichetta indipendente Valery records, comiciarono il loro cammino. Il gruppo si origina da un duo formatosi nel 2002, composto da Max Forleo (voce e basso) e Dario Accardi alla batteria, per poi diventare una band al completo. Si inseriscono così: Enrico Meloni (chitarra), Dario Bucca (basso), Fabio Nobile (tastiera), Ares Cabrini (batteria). Davvero una bella scoperta questa band che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo al Free Tribe di Oleggio e che anche dal vivo trasmettono molto. Ho comprato subito l’album dalla loro tour mnager per recensirlo. Davvero un bell album nella sua interezza, ben suonato e ben prodotto. Le influenze di gruppi come U2 , Placebo, Stereophonics, Muse e altri si sentono in alcuni passaggi; i pezzi sono comunque prettamente pop, molto orecchiabili e un po' romantici. Nel disco ci sono canzoni come Misunderstandings, con quel tiro davvero incalzante, la bellissima Invisible Sun, romanticissima nei suoni dalle chitarre splendide, Book of my days che ha qualcosa di Subsonica direi, Changes dove la voce di Forleo raggiunge le vibrazioni migliori, Mkj ballad incantenvole, Close up da ballare solare qual è, Glory epica e sospesa.
Dal vivo sono imperdibili. Li ho sicuramente preferiti ai Ministri che suoanavano la sera stessa al Free Tribe. Marco Colombo

Paolo Cattaneo - Adorami e perdonami ****
Che dire, un album davvero incredibile, colto, raffinato. Paolo Cattaneo ci propone un disco, Adorami e perdonami, davvero intenso, ricco di emozioni. Fin dal primo pezzo mi ha ricordato Marco Parente (che tra l’ altro il sottoscritto fece suonare a Cameri in tempi insospettabili con alla chitarra quella sera uno scatenato Paolo Benvegnù).
La presenza di Riccardo Sinigallia nel disco si fa sentire, ma Paolo comunque ci propone un’opera direi quasi sognante, intimista. Tutti i pezzi mi sono piaciuti tantissimo, tutti davvero di classe e dolcissimi. Il rodhes e il vibrafono danno poi quel tocco di etereo che lo rende ancora più affascinante. Da ascoltare e da sognare. Marco Colombo

Trivo - Emoterapia **
Micidiale Trivo. Fa tutto lui nel disco. Rocco Triventi in arte Trivo sperimenta e ci regala momenti deliranti e momenti anche elettrici.
Questo Emoterapia (e già il titolo dice tutto) racconta la storia dell’autore attraverso testi ironici ma profondi allo stesso tempo, forse per raccontarci a suo modo la sua sofferenza.
Il brano Ho un gatto nel cervello con quel 'miao' looppato, direi che è quasi geniale.
I suoni poi sono particolari, originali, lo-fi, grezzi ma profondi. Diciassette pezzi che racconatano 17 storie ovvero la visione del mondo di Trivo.
Belle anche Ho bisogno di qualcosa di cui non ho bisogno, la cervellotica La mia nonna è un pagliaccio opulento che unita a Talking to van vera fa parte della vena sperimentale di Trivo.
Un disco originale per un autore davvero originale. Marco Colombo

8 luglio 2009

Live - La PFM sulle tracce di De Andrè

Dal 1978 il nome della PFM è irrimediabilmente legato a quello di Fabrizio De Andrè a seguito della fortunatissima tournee di quell’anno e quando, a distanza di 31 anni si ripropongono gli stessi brani con gli stessi arrangiamenti si può pensare ad un pubblico annoiato. Il 4 luglio scorso nell’anfiteatro di Sordevolo gli appassionati di musica hanno confermato, ancora una volta, che la musica non invecchia e al contrario, coinvolge persone che nel ’78 non erano nemmeno nate.
La PFM è figlia di un mondo rock e come una rock band fa spazientire i presenti prima di salire sul palco intorno alle 22. Breve premessa di Franz Di Cioccio per un paio di associazioni benefiche e per la presentazione dello spettacolo e si comincia.
Così come negli anni 70 si comincia con Bocca di rosa per continuare con La guerra di Piero, Andrea, Un giudice e Giugno ‘73.
Inizia l’inevitabile ricordo del primo incontro del gruppo con Faber durante la registrazione di La buona novella e vengono naturalmente eseguite: Maria nella bottega del falegname e Il testamento di Tito.
Con il pubblico visibilmente soddisfatto, per Di Cioccio è tempo di lasciare il microfono a Franco Mussida e di riappropriarsi della batteria per l’esecuzione di Zirichiltaggia, ancora un cambio di voce e mani tutte al cielo per Volta la carta. Per far rifiatare gli spettatori ci vuole un pezzo come Amico fragile in cui Mussida può sfogarsi in innumerevoli virtuosismi.
Naturalmente non poteva mancare una parte di concerto che ripescasse nel repertorio progressive della PFM e quindi si inizia con La luna nuova e Il banchetto. Breve presentazione per Out of the roundbout, canzone ecologista, e Franco Mussida ha l’occasione di dimostrare che non si è mai troppo vecchi per suonare la chitarra. Ma in questo racconto manca ancora qualcuno e allora riflettori su Patrick Djivas per far tremare lo stomaco dei presenti con un bell’intro di Maestro della voce, canzone omaggio a Demetrio Stratos. Sembra di essere alla fine di due belle ore di musica quando viene eseguita Il pescatore ma non è così; breve uscita di scena e ritorno di Di Cioccio che promette ancora tre pezzi. Pubblico spiazzato da un intro “inedito” di Impressioni di settembre e ritorno alle origini con La carrozza di Hans, per concludere con un interminabile E’ festa con vari giochi di voce di Franz con la platea e presentazione dei musicisti sul palco tra cui mi piacerebbe segnalare il polistrumentista Lucio Fabbri che, a mio avviso, dovrebbe rinunciare alla carriera di produttore per concentrarsi su una cosa che riesce a fare in maniera superlativa: suonare.
Saluti della PFM al pubblico dopo due ore e mezza di un piacevolissimo spettacolo il tutto nel ricordo del poeta Fabrizio De Andrè. Pierpaolo Gatti

7 luglio 2009

Gratis o a poco prezzo... Concerti da non perdere nella zona

Aaa, li vogliamo belli ed economici (tanto del concerto degli U2 o di Madonna lo sanno già tutti). Sono i concerti dell'estate. Ecco qualche proposta da non perdere nei prossimi giorni per chi si trova nella nostra zona (o ha voglia di fare un po di strada).

Asti - Ad Asti c'è AstiMusica che propone un calendario ricco e quasi interamente gratuito, con Van De Sfroos (9 luglio), The original wailers (11), Marta sui tubi (12), Piero Pelù (14), Ginevra di Marco (16); Velvet (17); Giorgo Canali e Colore Perfetto (19... per l'Indi(e)avolato fest, il fratellino minore di Asti Musica)

Desio (Milano) - c'è il bellissimo Tambourine summer che vede tra gli altri Casador (8 luglio), Moltheni (10), Andy dei Bluvertigo (11), Federico Fiumani dei Diaframma+Giuliano Dottori (24), Garbo e Giorgio Canali

Varallo (Vercelli) - per gli amanti del pop televisivo all'Alpaa ci saranno Carta, Ferreri, Cremonini, Morgan... Ci sono anche Pino Daniele e Dalla che presenta un libro http://www.alpaa.com/

Biella - a Sordevolo prosegue il Libra festival, tra i concerti principali Negrita, Fiorella Mannoia, Goran Bergovich http://www.librafestival.it/

Novara - nella nostra città l'unico concerto dell'estate (degno di nota) sarà per il momento quello di Nek (25 luglio). Resta il caso Dolcenera che molti siti (come l'aggiornato RockOl) annunciano per il 19 luglio, ma di cui in città non si sa nulla, nè ci sono state per ora presentazioni ufficiali. Nulla nemmeno sul sito ufficiale della giovane pugliese. Dimenticavo: il 18 luglio ci sarà anche la Notte Verde (vi lascio immaginare perchè si chiama così) con i Motel Connections e questa domenica i Nomadi a Trecate in un live costoso e senza il cantante Danilo, recentemente colpito da un infarto.

Romagnano S: dopo-domani sera a Romagnano Sesia c'è Alberto Camerini, gratis

6 luglio 2009

Live - I Marlene Kuntz e il loro concerto 'ineluttabile'

Il mio consiglio è ascoltare una volta in meno il cd ma non perdere un live dei Marlene.
Per chi ancora si chiedesse il perché di questo strano nome, si tratta di un omaggio alla mitica Marlene Dietrich e ad una canzone dei Butthole Sufers, Kuntz, che se pronunciato in slang americano con la “a” significa “fighe”, e non traduco altro…
Nel concerto non è mancata certo la loro classica eleganza, alla faccia del nome, con il loro stile ricercato, composto di modi nuovi, di parole desuete, come le definisce lo stesso Godano, ma che funzionano: uno stile che non ha nulla a che vedere con i trend del momento.
Cristiano appare inizialmente un po’ innervosito (chissà da cosa?), o forse è stata solo un’impressione?!
In scaletta Festa mesta, Sonica, Nuotando nell’aria, pezzi del 1994, poi Amen proposta in apertura del live, Il vile, Questo e altro, Primo maggio.
Con molta riverenza per la PFM (che suonerà sul palco di Sordevolo la sera successiva, ndr) non è mancata Impressioni di settembre.
Bellezza, per noi che la cerchiamo ovunque, Ape regina, e una dolcissima Grazie a chiudere la prima parte del live.
La location del Libra festival, uno splendido anfiteatro tra le montagne, rende tutto più suggestivo e quell’aria piena di poesia ti arriva addosso a confondersi con i brividi di fresco.
Dopo una pausa la band torna sul palco per un inchino molto molto vicino a noi (e anche questa volta io e la mia amica ci prendiamo in giro sul fatto che saranno stanchi di vedereci sotto il palco... Mettiamola così, non si contano più sulle dite delle mani il numero di concerti visti quest'anno...).
Al poeta russo Vladimir Nabokof dobbiamo l’ispirazione di Uno: "Esiste solo un numero vero: uno. E l’amore a quanto pare è l’esponente migliore di questa unicità”.
Dall'ultimo album la band ha proposto anche Canzone ecologica.
Sono quasi passate due ore, e arriva la fine. A fior di pelle è uno dei pezzi che fanno parte del finale: “Ci sono istanti in cui vivere è una merda…” ma questo non è proprio uno di quelli!
Un ultimo sguardo intenso per salutarci, con la loro virile eleganza, per un concerto ineluttabile (che significa 'inevitabile', 'che non si può perdere') citando anche un altro bel brano di una delle band più solide e credibili del rock italiano.
Deborah Recchia e Roberto Conti

5 luglio 2009

Morgan a Rimini ed Andy a Oleggio... Vi ricordate di quell'epoca che fu?

Qui Rimini: E' l'alba e stiamo aspettando il sorgere del sole con Morgan che si esibisce al pianoforte nell'ambito dei grandi eventi della Notte rosa, un grandissimo appuntamento che segna l'inizio della stagione turistica e coinvolge tutte le città della riviera di Rimini con eventi, cotillon e grandi concerti che vanno avanti per tutta la notte. Morgan, un po' artista, un po' pseudo intellettuale, un po' pop star, un po' interprete impegnato... Ci ha regalato un concerto variopinto, un po' noioso, un po' suggestivo, sicuramente incentrato sul suo personaggio, impegnato ad esaltarsi al pianoforte più che sulla musica di per sè. Gente ce ne era a fiumi. Valentina Loiacono

Qui Oleggio (NO): terza serata del Free Tribe.
Ieri sera ci sono stati i Vetronova, me li sono persi... ma abbiamo appena recensito il loro disco;
Hey Hey Radio spettacolari nel loro look da tennisti biancovestiti e dal sound elettro-dance cazzaro che un poco ricorda gli Amari;
Lara Martelli, me la ricordavo cantautrice, invece ha proposto uno spettacolo noiosissimo a metà strada tra Byork e la peggiore Meg, senza strumenti, con lei che sbraita scalza e un paio di fonici a smanettare dietro di lei sui loro Apple...
Andy (sul manifesto è indicato * Bluvertigo, probabilmente per attirare gente) con un dj set a corrente alternata... Me lo aspettavo più anni '80 e ricercato... invece è andato giù generico: quasi nessuno ha ballato e per poco non rimpiangevo l'esibizione della Martelli, che almeno era gradevole alla vista. Comunque il tutto ha avuto dignità e Free Tribe ha avuto il merito di sperimentare e variare. r.co.

Vi ricordate di quell'epoca che fu?
"La scena del musicale si è impoverita senza dubbio alcuno"... Parafrasiamo la canzone di Elio e le strorie tese dedicata ai Litfiba, riadattandola al caso Bluvetigo, su cui torniamo prendendo come spunto le due 'distanti' esibizioni di ieri sera di quelli che sono, o meglio erano, i membri più caristmatici e rappresentativi della band, Morgan ed Andy appunto.
Morgan, baciato dal successo di X-Factor che ne ha fatto un corteggiatissimo personaggio tv, minando però almeno in parte la sua credibilità (e stima) da musicista, riempie piazze proponendo però concerti noiosi e talvolta deludenti (vedi ad esempio la nostra recensione del concerto di Calusco d'Adda di qualche tempo fa). Andy ha scelto una via forse più coerente e alternativa che lo ha portato ad una crriera su più fronti, tra arte, musica (si parla da tempo di un disco solista) e dj-set. Al di là delle scelte personali, la musica dei Bluvertigo a quanto pare non tornerà più a rivivere.
Dopo la fugace reunion di qualche mese fa legata all'operazione MtvStoritellers, sarebbe dovuto arrvare un disco nuovo, che invece a quanto pare non uscirà.
Glissiamo sui motivi, che vedono, come è facile immaginare un concorso di cause... Soffermiamoci invece sul fatto che sia un peccato perdere una band che bene o male ha detto la propria e innovato almeno un po' la musica italiana a cavallo tra anni Novanta e 'o0.
Ma non temiamo... le reunion e le operazioni nostalgia sono sempre dietro l'angolo, specie quando la ribalta televisiva di Morgan andrà spegnendosi. Roberto Conti

4 luglio 2009

Live - I Lamb in concerto a Vercelli: grasso che cola per la musica in provincia

Qualche sera fa a Vercelli l'unica data italiana per i Lamb, nell'ambito della bella rassegna Jazz Re Foun che porta in provincia tanta musica di qualità.

“Ieri sera eravamo a Glastonbury, uno dei più grandi festival d’Europa, e oggi eccoci qui in questo festival intimo in Italia”. Esordisce con queste parole la bellissima Lou Rhodes, voce dei Lamb, al loro ritorno in Italia dopo cinque anni. Lo scioglimento della band, con i Massive Attack una delle più innovative e geniali del panorama elettronico – trip hop, era avvenuto appunto nel 2004. Nel 2009, a sorpresa, la notizia della reunion e, ancora più a sorpresa, la notizia che la loro unica data italiana si terrà nell’inconsueta location di Vercelli, alla seconda edizione del festival Jazz:Re:Found.
La manifestazione merita una menzione a parte per il carattere coraggioso e originale del cast (Jazzanova, Flowriders, Josè James, Hot 8 Brass Band, appunto i Lamb, nomi di alta qualità ma non notissimi al grande pubblico), ma anche per l’ambiente raffinato e familare creato dagli organizzatori, che riescono a trasformare a loro favore la difficile location “industriale”.
Ma torniamo ai Lamb: evidentemente un po’ sorpresi di trovarsi in una cittadina come Vercellli, appaiono all’inizio leggermente disorientati, sebbene il pubblico, numeroso, li sostenga calorosamente. In particolare è la particolare chimica tra l’eterea cantante Lou Rhodes e l’incontenibile dj-producer Andy Barlow a lasciare interdetti: mentre Lou ci solleva da terra con la sua voce magica, Barlow preferisce giocare sul fronte più concreto della dancefloor , con un’indigestione di bassi ed effetti drum and bass.
A fare da controparte ai due Lamb, defilato sul palco ma non nel suono, è il contrabbassista Jon Thorne, semplicemente l’arma in più del duo di Manchester: dal jazz al noise, dai groove ossessivi al tappeto sonoro, con l’archetto o con le dita, Thorne si ritrova esattamente a metà tra i due mondi opposti di Lou e Andy, garantendo all’una la spazialità sonora, all’altro il ritmo e il “corpo”.Superata la leggera empasse iniziale, dopo due o tre canzoni i Lamb ritrovano la formula che li ha fatti amare in tutto il mondo, e ci troviamo a muoverci lentamente ma inesorabilmente sulla pista, e nel frattempo a pendere dalle labbra di Lou Rhodes, che ci conduce per mano in mondi che vanno molto al di là del vicino Sesia. Da Gabriel, il pezzo che li ha consacrati, a What sound, la scaletta dei Lamb è azzeccatissima e scorre agile per tutta l’ora e mezza di concerto. Il pubblico è completamente rapito e mentre Andy ci sprona al movimento e chiama continuamente l’applauso, anche Lou concede un sorriso e una battuta di spirito a noi vercellesi d’adozione, ormai completamente abbandonati alle suggestioni della sua voce. Non potevamo chiedere di più. s.b.

2 luglio 2009

Premio 'Provincia cronica': siamo a 90 e mancano ancora 8 giorni...

Qualche aggiornamento sul premio letterario 'Provincia cronica', il cui termine ultimo per partecipare scade il prossimo 10 luglio.
Per il momento sono arrivati più o meno 90 racconti inediti: dico piò o meno perchè in questi ultimi giorni ne stanno arrivando davvero molti e il numero è in continua crescita, quindi siamo fiduciosi di superare quota 100, forse già domani!
Un successo oltre le previsioni, una scommessa vinta, per la quale non possiamo che dire grazie a tutti voi che avete creduto nel nostro progetto!

Abbiamo già avviato una prima fase di valutazione (procederemo come per i dischi, con la nostra 'amata' scala di asterischi), che porterà pochi giorni dopo la chiusura del bando alla pubblicazione di una graduatoria dei racconti che hanno ottenuto oltre due asterischi, ovvero un livello che riteniamo discreto.
Questi racconti ulteriormente scremati fino ad arrivere ai migliori sei che saranno poi sottoposti alla giuria, riunita per decretare i tre vincitori che saranno premiati il 22 agosto a Balla coi cinghiali.

Avviso: per agevolere l'eventuale pubblicazione e il compito dei giurati, preghiamo coloro che hanno solamente inviato il manoscritto via posta ordinaria, di inviare il racconto anche via mail a info@asapfanzine.it

Premi: sono stati resi noti anche gli artisti che doneranno una propria opera ai tre vincitori del concorso. Si tratta di Roberto Ascoli, Simone Lammardo e Alessandro Tambersoni, di cui a breve pubblicheremo un breve profilo biografico.

1 luglio 2009

Live - I Depeche infiammano San Siro, ma il volume è low per non disturbare i vicini

Biglietto numero 11573. Entriamo a San Siro soffocati dal caldo e raggiungiamo il secondo anello, settore Blu. Ci rendiamo subito conto che la visuale non sarà la migliore, ma ci accontentiamo e prendiamo posto. Un paio d’ore ancora ci separano dai Depeche Mode.
Dopo un po’ iniziano a suonare gli M83, gruppo spalla la cui musica ci arriva a mala pena e la voce non si sente affatto.
Arrivano le 21.00 ed ecco che Gahan e compagni, puntualissimi, si affacciano sul palco e iniziano, senza troppi fronzoli, a suonare: In chains è la canzone scelta per aprire il concerto, alla quale segue la potente Wrong, che il pubblico canta a squarciagola.
Lo show è impostato sui brani dell’ultimo album, tra i quali ci propongono Hole to feed, Little soul e Come back. Peace, che non mi aveva convinto su disco, scatena la folla immersa in un bagno di luce ed esalta anche me, mentre sugli schermi passano immagini pacifiste.
Ai brani di nuova produzione si alternano quelli storici della band britannica: Precious, Fly on the windscreen, A question of time, In your room e su I feel you il pubblico è in visibilio… Il suono a tratti ci arriva particolarmente debole perché sormontato dal rumore delle mani che battono a tempo di musica e dei 60.000 fans presenti che intonano i ritornelli di questi celebri brani.
Ci rendiamo immediatamente conto di quanto Dave Gahan sia una grande star, sempre pronto a saltare e ballare nonostante sia reduce da una delicata operazione, servita ad asportare un tumore maligno alla vescica. Purtroppo ciò che vediamo è poco e la regia non ci aiuta perché i maxischermi vengo utilizzati di rado per mostrare ciò che avviene sul palco.
Tra i momenti più emozionanti del concerto quello in cui Martin Gore si impossessa del microfono, si incammina sulla passerella e ci canta Home, in una versione molto semplice (voce e piano); peccato solo per l’assenza dell’assolo di chitarra di questa canzone che, a mio avviso, rimane uno dei più belli dei Depeche.
Sembra chiudere la serata il tris Policy of truth, Enjoy the silence e Never let me down again, durante le quali i fans ballano e cantano, poi il gruppo si ritira dietro le quinte. Quando, una manciata di minuti dopo, ritornano ci suonano Strangelove, Master and servant e Personal Jesus. Dave, ormai vestito solo dei suoi tatuaggi e dei suoi inconfondibili pantaloni scuri, gioca con l’asta del microfono, che indirizza verso un pubblico sempre più scatenato.
Waiting fot the night è la canzone che ci augura la buonanotte. Uno splendido duo firmato Gahan e Gore, poi le luci si spengono e le vie limitrofe al Meazza vengono invase da 60.000 persone.
Purtroppo l’organizzazione non è stata delle migliori perché in seguito ho saputo che a concerto iniziato un migliaio di persone erano ancora fuori ad aspettare in code interminabili dovute ai controlli di sicurezza…E poi… Alziamo un po’ il volume la prossima volta! Aurora Logozzo