C'è differenza tra un album che contiene buone canzoni ed un buon album. I Muse devono averlo capito, loro malgrado. Dopo il fulminante esordio ed il quasi-capolavoro Origin of symmetry, la band ha continuato, negli anni, ad alternare ottimi singoli, coinvolgenti e curati in ogni minimo dettaglio, a melodie lente e lamentose. La loro speranza era quella di creare, prima o poi, un "classico", ma forse non sapevano quale fosse il giusto mix per arrivarci. E' in quest'ottica che si spiegano i loro frequenti cambi di stile e di produttori. Solo una cosa è rimasta uguale dall'inizio della loro carriera ad oggi: l'argomento dei testi. L'estrema attenzione per le problematiche sociali, geopolitiche, ambientali. La preoccupazione per una cospirazione globale che tenta di unire e massificare la popolazione, privandola dell'indipendenza di azione e di pensiero, limitando le libertà personali. L'esigenza di ribellarsi rifiutando le etichette imposte e affidandosi all'arte.Un'arte ispirata, musicale, chiassosa, ma anche lirica, epica, melodiosa. E The 2nd law (Helium-3 / Warner) è finalmente l'espressione compiuta di ciò che i Muse professano ormai da tredici anni. Chi non lo capirà troverà molto facile accusare i Muse di completa mancanza di originalità. C'è quindi un avvertimento che è doveroso fare: non c'è un brano, un ritornello, un assolo, in tutto l'album, che non sia letteralmente copiato (ripetutamente, deliberatamente e con vanto) da qualcos'altro. Chi è in grado, però, di percepire l'ispirazione, la cura, il lirismo contenuti in ogni brano dell'album, lo amerà alla follia. Dalla prima all'ultima nota.
Si parte con Supremacy, regale e pomposa all'inverosimile, che prende spunto dagli Scorpions di Humanity (dalla quale i Muse in questo brano copiano tutto, dalla ritmica all'assolo). Il secondo brano, Madness, è il migliore dell'album. Elettronico, innovativo, radiofonico, ispirato, godibile. Gli U2 di Zooropa mischiati con i Queen. E la band non si vergogna ad ammettere pubblicamente che l'assolo centrale non è nient'altro che quello di I want to break free, capolavoro di synth-pop della band di Freddie Mercury. I Queen (stavolta nel loro periodo funky / black) la fanno da padroni anche nella traccia successiva, Panic station. A seguire, ritroviamo Survival, già epica sigla delle olimpiadi londinesi, preceduta da un'introduzione sinfonica intitolata Prelude. C'è, poi, Follow me, e in alcuni inserti elettronici iniziano a spuntare i primi richiami al dubstep, genere musicale che ha influenzato i Muse nella composizione del nuovo album. Con Animals la band torna all'alternative rock di derivazione Radiohead che li ha caratterizzati a inizio carriera, con una variante: strane (ma piacevoli) linee di chitarra in stile Mark Knopfler o Santana, che non si erano mai sentite in un album dei Muse. Poi ci vuole almeno una traccia lagnosa, che per fortuna stavolta è davvero solo una. Si tratta di Explorer, e anche qui i richiami ai Radiohead sono evidenti (compreso il finale ispirato da No surprises). C'è una novità, però: rispetto al passato, Matt Bellamy ha finalmente cambiato modo di cantare. La voce è più profonda e brillante in alcuni passaggi, meno stridula e con un minore ricorso al falsetto. Ne risulta che anche i brani lenti e melodici sono più godibili. Big freeze è un omaggio agli U2. Non c'è altro modo per definirla, visto che Bellamy imita Bono nel cantato e The Edge nelle ritmiche di chitarra, e non manca di citare titoli di loro brani (tra cui Electrical storm) nel testo. Curiosità: la prima parte dell'assolo centrale è nuovamente ispirata alla già citata I want to break free dei Queen! C'è, poi, una coppia di brani, Save me e Liquid state, in cui il bassista Chris Wolstenholme, per la prima volta nelle vesti di cantante, narra della sua battaglia contro l'alcolismo. La chiusura è poi affidata alla suite intitolata The 2nd law, formata da due brani: Unsustainable e Isolated system. Qui vengono fuori completamente i già citati influssi del dubstep di Skrillex, fenomeno del momento. I due brani sono ottimamente prodotti e molto godibili, ma è giusto che siano stati messi in chiusura dell'album, perché avrebbero comunque potuto spiazzare molti ascoltatori. Ai Muse va il merito di non aver semplicemente copiato Skrillex ma di aver fuso il genere dubstep con sonorità dance più sinfoniche e classicheggianti, complice forse il fatto che Bellamy trascorre in territorio italico gran parte del suo tempo libero.
Ispirato, curato, godibile, copiato, sinfonico. Cinque aggettivi per descrivere The 2nd law, lasciando all'ascoltatore il compito di decidere se un album costruito su plagi possa essere considerato comunque un piccolo capolavoro. Marco Maresca
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Dall’ormai lontano esordio di Showbiz (datato 1999), i
Muse sono stati artefici di una carriera di successo: nonostante il loro sound
mutevole, sono riusciti a farsi conoscere in tutto il mondo, diventando così
una delle band di riferimento degli anni 2000. The 2nd Law è il loro ottavo
disco e – sbilanciandoci – possiamo proclamarlo quello più riuscito. Questo va
detto perché giunti a compimento di un percorso, quello di Matthew Bellamy e
soci, in cui si sono alternati i suoni più diversificati, dal rock sinfonico
alle trovate più commerciali.
The 2nd law è il loro lavoro più audace, più estremo, ma
che alla fine dei conti risulta più apprezzabile. Come in tutti gli ultimi loro
album, manca un po’ di quel filo conduttore, di quella logica per cui lo
giudicheremmo un “capolavoro” anziché un “gran disco”. Ma, nel complesso, la
missione è riuscita perché variabile, vasta, ben studiata e ben eseguita.
L’introduttiva, epica Supremacy richiama Kashmir dei Led
Zeppelin e le colonne sonore di Hans Zimmer ed Ennio Morricone, Survival –
una delle canzoni delle Olimpiadi di Londra 2012 – è un crescendo operistico
pomposo in stile Queen. L’ombra della “Regina” imperversa anche in Panic station,
con un riff in stile funky Another one bites the dust. La disco dei primi
anni ’80 (ricordate Hot Space?) torna anche in Big Freeze.
Come spesso accade, i Muse si affidano alle trovate massive
e liriche care a Freddie Mercury & co., ma stavolta Matthew Bellamy riesce a
trovare ulteriori spunti: innanzitutto non si affida al consueto falsetto, ma
canta in maniera più profonda (Follow me, Explorers) e riesce ad alternarsi
perfettamente tra chitarra (il solo di Madness e l’arpeggio in Animals) e
tastiere (al piano in Explorers, al synth nella Depechemode-iana Follow
me).
Spuntano i Massive Attack nel singolo Madness, i Rush in Save me (cantata dal bassista Chris Wolstenholme, che firma il primo pezzo
che non è del deus ex machina Bellamy) e i primi Muse in Animals, un prog
psichedelico che ricorda un po’ Unintended. Peccato per il finale, in cui la
prima parte della suite che dà il titolo dell’album (Unsustainable), è una
caduta nel dubstep più astruso e tamarro.
Ma questa non rovina The 2nd law, disco non semplice ma
che regala almeno cinque momenti da urlo. I Muse riescono a mantenersi su
standard altissimi dall’inizio alla fine (Unsustainable esclusa), pur rischiando
nella continua esplorazione di suoni e di umori, con tanto di citazioni altrui.
Premio al coraggio: uno dei migliori dischi del 2012. Audace, mutevole,
moderno e allo stesso tempo futuristico: probabilmente il loro miglior album. Marco Pagliari
Non sono assolutamente daccordo.1-Sono un gradissimo fan dei Queen ein questo disco non riecheggia nessun accordo che ricordi i want you break free o quant'altro.2-Non è assolutamente il disco più bello e forse quello più commerciale da primo ascolto.3-I pezzi cosiddetti lagnosi,neivari album, sono intervallati a pezzi più rock ed alcuni dei veri e propri capolavori che necessitano di più ascolto.4-Grandissimo coraggio negli ultimi 2 pezzi da colonna sonora.
RispondiEliminaNon sono assolutamente daccordo.1-Sono un gradissimo fan dei Queen ein questo disco non riecheggia nessun accordo che ricordi i want you break free o quant'altro.2-Non è assolutamente il disco più bello e forse quello più commerciale da primo ascolto.3-I pezzi cosiddetti lagnosi,neivari album, sono intervallati a pezzi più rock ed alcuni dei veri e propri capolavori che necessitano di più ascolto.4-Grandissimo coraggio negli ultimi 2 pezzi da colonna sonora.
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