31 gennaio 2012

15mila lettori! Grazie dalla redazione di Asap



Il mese di gennaio appena concluso ha segnato per il nostro sito il record di 15mila visitatori singoli.
La redazione (nella foto riunita quasi al completo) ringrazia tutti per l'importante traguardo e vi chiede un altro piccolo favore: sosteneteci cliccando sui banner pubblicitari pubblicati a fianco ai posti, una goccia per raggiungere traguardi e obiettivi ancora più ambiziosi.
La redazione di AsapFanzine

29 gennaio 2012

Io?Drama live al Big Lebowski (fotoracconto)

Pubblichiamo qualche scatto dell'ottimo concerto degli Io?Drama al Big Lebowski di Novara. Venerdì scorso pienone per il circolo novarese e momenti di ottima suggestione con le canzoni della band riarrangiate in chiave acustica. Foto @ Giovanna Oceania



27 gennaio 2012

E' indipendente e parte dal basso la "nuova primavera" del giornalismo

Chiamatela editoria dal basso o più semplicemente desiderio di approfondire temi ai quali la stampa tradizionale dedica poco spazio. Tra Novarese e Vco da qualche mese ha aperto i battenti un nuovo progetto editoriale indipendente “La nuova primavera”. Il giornale nasce in seno all’omonima associazione che riunisce una ventina di persone dai 14 ai 40 anni, che abitano tra Omegna, Borgomanero, Arona, Casale Corte Cerro, Verbania e Novara. La redazione si riunisce con cadenza settimanale preso gli spazi messi a disposizione del MeltingPop di Arona, che in questi anni si è sempre più caratterizzato come fucina per la nascita di fortunate esperienze provenienti proprio dai giovani. Il giovanissimo presidente dell’associazione culturale, Maunel Piana, spiega “’La nuova primavera’ doveva nascere come una fanzine, poi incontro dopo incontro, abbiamo deciso di strutturarci come un giornale vero e proprio, con un direttore responsabile e l’iscrizione al Tribunale di Novara che abbiamo in progetto di realizzare a stretto giro”.
Per il momento sono usciti due numeri della rivista, oltre ad un numero zero servito come banco di prova per testare il riscontro dei lettori e i numeri delle potenziali vendite. “Nel giornale – spiega Manuel Piana - ci occupiamo di ecologia, letteratura, musica, associazionismo giovanile, approfondimenti politici anche legati ai movimenti e alla loro storia; insomma di tutti quegli argomenti di cui i giornali tradizionali si occupano poco, o dei quali si occupano con un taglio decisamente diverso dal nostro”. La redazione si riunisce settimanalmente per decidere gli argomenti dei servizi: in ogni numero, vengono affrontati tre o quattro temi principali, sviluppati con servizi che li sviscerano sotto varie sfaccettature. “Parallelamente al cartaceo, siamo anche sul web con un blog che vuole essere una possibilità di interazione ulteriore con i lettori e mantenere vivo l’interesse verso la rivista che dovrebbe avere periodicità trimestrale, ma che è di fatto condizionata dai vincoli di budget necessari per le successive realizzazioni”. I primi numeri del giornale sono andati abbastanza bene, vendendo circa 500 copie con una distribuzione “fai da te” che ha sfruttato soprattutto eventi giovanili e festival, ma ha trovato anche tanti estimatori tra gli esercenti dell’Aronese che hanno diffuso il giornale anche in parecchi bar e locali. La redazione di “La nuova primavera” è composta da Valentina Matteo (direttore responsabile), Manuel Piana (editore), Alessandro Manferdelli, Antonio Del Gaudio, Giulia Maiocchi, Giulia Matteo, Gloria Marchini, Roberta Zotti, Carlotta Bartolucci, Laura De Nigris, Laura Savoini, Morgana Mormina, Patrizia Calderoni, Vitòria Parise Sanvicente, Margherita Clerici, Matteo Di Castaldi, Giulia Girotti, Giacomo Cerutti (grafico), Ilaria Soprani (fotografo), Marlin Dedaj (fotografo).
Roberto Conti

26 gennaio 2012

Andrea Scarabelli racconta il suo libro "Suonare il paese prima che cada" (streaming audio)

Andrea Scarabelli ha presentato il suo libro Suonare il paese prima che cada alla libreria Melbookstore di Novara. In quest'occasione abbiamo fatto una chiacchierata oltre che sul libro anche sulla situazione discografica, sulle riviste musicali, sulla televisione, il web, sulle tendenze del momento, sulla storia personale di tanti musicisti e anche sui "trucchi" che le band emergenti dovrebbero conoscere prima di approcciarsi al complicato e frammentario mondo della discografia. Ecco l'audio completo dell'intervista. r.co.

Francesco Bianconi (Baustelle), Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica), Pierpaolo Capovilla (il teatro degli orrori), Max Collini (Offlaga Disco Pax), Dente, Federico Dragona (Ministri), Enrico Gabrielli (Mariposa, Calibro 35), Meg, Enrico Molteni (Tre allegri ragazzi morti), Massimo Volume, Massimo Pupillo (Zu), Tying Tiffany raccontano il proprio, a volte tormentato, percorso artistico. 
Ho scelto di dare voce ad alcuni tra i più famosi musicisti della scena alternativa. Attraverso la loro storia personale ho tratteggiato un decennio in musica.
L'Italia è una nazione di critici musicali: è facile che venga premiato che stronca rispetto a chi fa un minimo di analisi. 
In passato anche molte etichette indipendenti hanno fortemente influenzato, anche economicamente, le riviste e i giornali musicali. Negli anni non si è creato un vero riferimento per quanto riguarda la carta stampata.
Band anche di scarso livello spendono tantissimi soldi nella realizzazione di videoclip, che spesso peraltro snaturano completamente la propria essenza musicale. Ecco alcuni casi virtuosi di come le band possono approcciarsi nel variegato mondo delle etichette discografiche... 
Gli Anni Zero sono stati caratterizzati da fenomeni e da mode, come la musica indie, ora si assiste ad un ritorno del punk e del reggae. Alcuni sostengono che gli Anni Zero siano stati caratterizzati da una sorta di retromania. Il reggae anche se apparentemente è molto lontano dall'immaginario italiano, negli Anni Settanta in Inghilterra aveva perso i colori dei Caraibi per adattarsi ad un ambito metropolitano e di crisi che si viveva in quegli anni, trasformandosi in dub. Probabilmente in Italia si sta verificando un meccanismo in parte analogo.

24 gennaio 2012

A Cerano la presentazione di "Provincia cronica" (streaming audio)

Il sindaco di Cerano Flavio Gatti (a destra) con l'assessore
alla Cultura Ilaria Cornalba e Roberto Conti durante la conferenza stampa
Qualche giorno fa a Cerano è avvenuta la conferenza stampa di presentazione del premio letterario Provincia cronica, con il sindaco di Cerano, Flavio Gatti, l'assessore alla Cultura, Ilaria Cornalba e Roberto Conti in rappresentanza di Asap e di Balla coi cinghiali. Di seguito l'audio integrale della presentazione. g.oc. 






Il festival Balla coi cinghiali è un festival musicale ma molto attento anche ad altri aspetti culturali come la letteratura, l’ecologia, il teatro. Ci fa piacere dare il nostro contributo anche per far diventare Cerano un po’ più aperta ed un po’ meno autoreferenziale.
Questo premio letterario è un modo per favorire un incontro e uno scambio culturale, ma anche uno stimolo che ci tocca da vicino anche attraverso la scelta delle tracce, quella sull’inquinamento ci tocca da vicino, vorrei che fosse uno spunto di riflessione sul rapporto dell’uomo con la natura.

Nel mese di settembre-ottobre verrà proposto un momento di approfondimento a Cerano, un’iniziativa alla quale verranno invitati diversi autori partecipanti.

Il Comune di Cerano ha avuto una sensibilità che altri Comuni del territorio non hanno avuto per sostenere questo premio letterario ben avviato ma non ancora così radicato nel territorio novarese dove di fatto il premio nasce.

Una delle tracce, “Il periodo ipotetico”,  è una riflessione a 360° sulla precarietà di questi anni, non solo lavorativa, ma anche sull’instabilità dei rapporti.
Il premio si articola in due sezioni, racconti brevi e poesia, per partecipare c'è tempo fino al 15 maggio 2012.



Tutte le info su Provincia cronica sono disponibili a questa pagina 

23 gennaio 2012

Ascolti emergenti: Legittimo Brigantaggio, William Wilson's

Legittimo brigantaggio - Liberamente tratto *** 
Atmosfere folk e rock. Interessante questo Liberamente tratto dei Legittimo brigantaggio, terzo disco della band che contiene dieci nuove canzoni ispirate a romanzi, saggi, poesie e fotografie. "Abbiamo scelto romanzi, film, dipinti che più avessero a che fare con lo sconvolgimento e lo schiaffo che una novità rivoluzionaria apporta ad una situazione di stasi – ha dichiarato Gaetano Lestingi, leader della band - ecco quindi che in un Paese imprecisato d’Europa non si muore più, che la scoperta della fotografia porta i benpensanti a credere che essa sia opera del diavolo, oppure che le nuove forme di pedagogia trasportano i bambini verso un non ritorno virtuale".  In tutto il disco si nota l’utilizzo di sinth che danno all'album una piacevole atmosfera elettro rock. Interessante l’elenco delle tracce con le fonti di ispirazione. 1. Uscita operai, tratto dal dipinto "Il Quarto Stato" di Giuseppe Pellizza da Volpedo; 2. La Lettera viola tratto dal romanzo "Le intermittenze della morte" di José Saramago; 3. Il Diavolo nella camera oscura  tratto dall’eliografia View from the window at Le Gras di Nicéphore Niépce; 4. I cieli non sono umani, tratto dal romanzo "Una solitudine troppo rumorosa" di Bohumil Hrabal; Il dado è tratto, dal film "I quattrocento colpi" di François Truffaut; 6. Eucalyptus, tratto dal romanzo "Canale Mussolini" di Antonio Pennacchi; 7. L’Attimo Ideale, tratto dal romanzo "Niente di nuovo sul fronte occidentale" di Erich Maria Remarque; 8. Ruvido, tratto dal saggio "L’ospite inquietante" di Umberto Galimberti; 9. Affari di Famiglia, tratto dalla poesia "La Guinea" di Pier Paolo Pasolini; 10. Tempo di uccidere, tratto dall’omonimo romanzo di Ennio Flaiano. Un album particolare, nel quale piuttosto che scopiazzare qua e là si preferisce citare le lodevoli e meritorie fonti di ispirazione. Marco Colombo


William Wilson's - Summer holidays & folk routine *** William Wilson's, classe 1981, siracusano, ci presenta questo ep dal carattere intimista e folk-rock nello stesso tempo. Il pezzo Vita ludu est, tra quelli più rock, mi ha ricordato come sonorità i bravi Stereophonics. Blank è costruita su sonorità cupe e orchestrali, Kissed è ipnotica e semi elettronica, By night September sky, la mia preferita, è un pezzo strumentale con un intenso pianoforte e un bel violino. Nel disco c'è spazio anche per una bella cover di Tim Buckley, Phantasmagoria in two. Infine Song for Allan anche lei merita una citazione, sempre nella classificazione delle canzoni folk. m.c.

21 gennaio 2012

La rivincita del punk: tornano Shandon, Derozer, Moravagine

Sarà - in qualche caso - per i fallimentari progetti paralleli, sarà per la nostalgia di aver appeso la chitarra al chiodo o sarà forse per la necessità di cantare l'insoddisfazione e la frustrazione per questi "cazzo" di Anni Zero che negli ultimi tempi si soni rimesse in moto band che avevano segnato la storia del punk-hard core del nostro Paese. Dopo Shandon e Moravagine, ecco da pochi giorni l'annuncio del ritorno di un’altra band fondamentale della scena italiana degli anni Novanta/Zero: stavolta è il turno dei vicentini Derozer. 
Seby, Mendez, Spasio e Spazza dopo la lunga pausa di ben quattro anni, hanno deciso di ritornare alla grande. Da marzo potrete rivederli in tour più carichi che mai, in formazione originale e con una scaletta al fulmicotone. Sempre in questi giorni è in pieno svolgimento anche la tournée degli Shandon. La band che vestiva (e tutt'ora veste) in kilt ha annunciato una manciata di date (assicurando che saranno le uniche... strategia fin troppo prevedibile e patetica messa in atto da mediocri uffici stampa che poi annunceranno di fisso una ripresa del tour "a grande richiesta", scommettiamo?!). Le date ancora in calendario sono le seguenti: 27/01/12 Pescara - Zu:Bar; 28/01/12 Roma - Orion; 03/02/12 Legnano - Land Of Live; 04/02/12 Livorno - The Cage Theater; 17/02/12 Roncade (Tv) - New Age; 18/02/12 Perugia - Afterlife; 24/02/12 Caramagna Piemonte (Cn) - Palasport; 25/02/12 S.Vittore Di Cesena - Vidia. Nel frattempo la scorsa settimana al Live Club di Trezzo sull'Adda è andato in scena un clamoroso sold out (nella seconda foto), dopo l'anteprima di Milano. La band ha proposto una selezioni di brani tratti da tutta la discografia, compreso Questo si chiama ska. Per la felicità dei fan, variegatissimi per età e provenienza. In quell'occasione Olli ha anche rilasciato una dichiarazione al Corriere della Sera, che riportiamo. 
«Andavamo avanti per abitudine, non scrivevamo più cose che ci piacevano. Ma di recente abbiamo riallacciato i rapporti e ci è venuta voglia di fare dei concerti». Band dalle molteplici line-up, gli Shandon tornano nella formazione del 2000, con Olly - che nel frattempo ha fondato i The Fire - affiancato da Marco Rossi, Andrea Castelli, Max Finazzi e Teo Noviello. Ma niente dischi in programma: «Quel che ci interessa è ritrovare i nostri fan, alcuni ci seguivano ovunque, due di loro hanno finito con lo sposarsi». Non mancavano i detrattori, ammette Olly: «Ci vedevano su Mtv e ci davano dei venduti. In realtà ci siamo sempre autoprodotti, io che arrivavo da un paesino di provincia (Verderio Inferiore, in Brianza, dove vive tuttora; ndr ) non sapevo nemmeno cosa fosse il music business», dice il cantante. Per i nuovi live, oltre all' immancabile trucco nero intorno agli occhi, rispolvererà la divisa d' ordinanza degli Shandon: kilt e scarpe da ginnastica. «Ai tempi dei nostri esordi ci esibivamo in accappatoio o in pigiama. Per goliardia: volevamo differenziarci dai gruppi punk politicizzati con un atteggiamento più easy, rilassato. Una sera ci siamo ritrovati tutti con la gonna, da lì l' idea del kilt, un portafortuna».
Nell'autunno scorso sono tornati sui palchi anche i Moravagine: la band padovana è tornata in tour a partire per presentare dal vivo e per intero il disco “Per non crescere”, pietra miliare della scena punk italiana.
I Moravagine si sono esibiti nella formazione originale con Tony, Andrea, Alessandro e Davide, il primo storico cantante. Finita la moda dei gruppi indie che ha caratterizzato gli Anni Zero, ora è il momento di trovare un nuovo filone e se hypster e reggae non sapranno conquistare le masse per il punk potrebbe profilarsi un inatteso quanto gradito ritorno. Roberto Conti

Ascolti emergenti: Farmer sea, Faz waltz, Super dog party

Farmer sea – A safe place ***
I Farmer sea sono un gruppo torinese formato da Andrea Sassano (voce, chitarre, tastiera, organo), Marco Farcito (chitarre, percussioni, organo, xilofono), Gianni Coialbu (batteria, chitarre) e Cosimo Princi (basso, sequencer, cori, chitarre). Hanno pubblicato, finora, due EP ed un album. Abbiamo ascoltato in anteprima il loro secondo full album, A safe place, autoprodotto e pubblicato da Dead End Street, l’etichetta della band stessa. E’ un album di rock acustico di stampo classico, con forti richiami espliciti a R.E.M., Wilco e Arcade Fire. Ciò che contribuisce a dare un giudizio decisamente positivo è la disinvoltura con cui il gruppo si muove nel proprio genere musicale, senza alcun timore nei confronti delle band sopra citate. Ne risulta un album sapientemente costruito e decisamente internazionale. Un esempio della consistenza del lavoro dei Farmer sea è il brano Summer always comes too late for us, forse il picco dell’album. Tutte le tracce sembrano predisposte ad una coinvolgente ed ipnotica interpretazione dal vivo. Marco Maresca


Faz waltz – Life on the moon ***
I Faz waltz sono Faz La Rocca (voce, chitarra, piano), Omar Bosis (chitarra), Diego Angelini (basso), Dario Great (batteria). Life on the moon è il loro secondo album, prodotto da Rocket Man Records e distribuito da Self. L’album lascia una buonissima impressione già dal primo ascolto. Non che ci sia niente di veramente nuovo, anzi. Il disco è un tributo al glam rock inglese dei primi anni ’70: David Bowie e Mott the hoople su tutti. Ma in generale c’è un forte richiamo a tutto ciò che è british. L’artwork del disco, ad esempio, richiama fortemente Think tank dei Blur. La voce del cantante è convincente dalla prima all’ultima traccia. Le canzoni si fanno via via meno timide e verso la fine (dal brano Lucky man in poi) la qualità compositiva è elevata e i brani sono molto ispirati. Una band che va tenuta d’occhio con particolare attenzione. m.m.



Super dog party – The big show **
The big show è il primo album dei romani Super dog party, distribuito da Goodfellas. Il gruppo è formato da Alessandro Peana (voce, chitarra), Nando Amorese (basso) e Massimiliano Di Santo (batteria). L’album è dedicato a Captain Beefheart, poliedrico artista statunitense recentemente scomparso, al quale la band romana si ispira per il suo rock ‘n’ roll allegro e ricco di accenti blues. Si tratta di un album divertente e scanzonato, di facile ascolto. Da segnalare Ghouls ‘n goblins come brano più dilettevole dell’album. m.m.




20 gennaio 2012

'La testa indipendente' quattro chiacchiere con le band del territorio: Le cose di cenere

Le Cose di Cenere nascono nel novarese nell’ottobre del 2010, presentando la facciata più intima ed elegante del grunge. Sonorità caratterizzate da ampie aperture chitarristiche, leggermente sporcate da una distorsione soffice ma incisiva, fanno da fondale a melodie più ricercate ed armoniose donando all’intera struttura un ricamo omogeneo e ben strutturato. La band al completo (Davide Scafidi voce e chitarra, Lorenzo Marzolo chitarre, Paolo Fizzotti e Paolo Confalonieri rispettivamente bassista e batterista) nell’agosto del 2011 si riunisce in studio per dar vita alla loro prima demo omonima. Un set di quattro pezzi che racchiude l’intero sospiro sonico de Le Cose di Cenere, un perfetto equilibrio fra la ruggine di una distorsione grunge e il sospiro melodico del rock nostrano. Nell’attesa di un decisivo step che li vedrà comporre un full lenght li attendiamo cercando di addentrarci fra le loro personali impressioni.

Iniziamo col perché del vostro nome. Da cosa deriva?
Il nome deriva dalla riflessione sull’ineluttabilità delle cose che volte alla bellezza o al dolore hanno sempre e comunque una fine.

La vostra inclinazione è di matrice grunge, si apprezza la Seattle dei primi anni ’90. Chi vi ha influenzato maggiormente?
Del panorama grunge sicuramente i Nirvana e i Pearl Jam, ma non possiamo dimenticare Silver Chair, Radiohead e per quanto riguarda la musica italiana i Verdena.

La parte testuale come nasce?Quali sono gli spunti sui quali fate leva?
Non abbiamo in tema fisso. I nostri testi possono nascere dalla nostra vita o da tutto quello che può capitare nel mondo esterno. Importante è l’influenza dei poeti del ‘900.

Il ricordo musicale più bello che avete?
Fin ora sono due i ricordi più belli: le ultime due date live, rispettivamente al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna e al Rock’n’Roll Arena di Romagnano Sesia.

I prossimi progetti?
Ci stiamo muovendo il più possibile per far conoscere la nostra musica, infatti stiamo partecipando a vari concorsi per band emergenti quali il Tour Music Fest, del quale abbiamo passato le prime fasi nazionali, e l’Aid Music Band che vedrà le prime selezioni al Rock’n’Roll Arena di Milano. Inoltre a metà novembre suoneremo in Unplugged in un circolo di Novara. Per ultimo, ma non di importanza, la registrazione di un cd full lenght.

Il sogno de Le Cose di Cenere?
Il nostro sogno non è altro che un tour in tutta Italia per farci conoscere e magari apprezzare.

A cura di Paolo Pavone

19 gennaio 2012

Tutto cambia perché nulla cambi: Grande nazione è il déjà vu dei Litfiba


Grande Nazione é la somma del passato remoto dei Litfiba e del passato prossimo delle nostre esperienze”. Con queste parole Piero Pelù presenta il tredicesimo album (il nono con lo storico frontman, a ben 13 anni da Infinito) in studio della ultratrentennale band di via dei Bardi. 
Il “grande ritorno” in sala di incisione della premiata ditta Pelù-Renzulli riprende gli umori rabbiosi di Terremoto mescolati a quel pizzico di elettronica che aveva contraddistinto Mondi sommersi e Infinito. Il rock’n’roll puro tipico della seconda decade dei fiorentini si sposa con testi adrenalinici e sarcastici che evidenziano il pessimo umore per la situazione attuale italiana.
Non a caso Grande nazione è considerata la seconda parte della “trilogia degli Stati”, già cominciata con il precedente live Stato libero di Litfiba. Ma veniamo al disco: si parte con Fiesta tosta, racconto duro e puro dell’Italia del Bunga-bunga (“Soldi facili sesso droga e Gesù Cristo / siamo più felici sull’orlo del disastro / godimenti compulsivi da divi / col menù scelto dal capo”). Dopo è il turno del singolo Squalo, manifesto demagogico contro le organizzazioni a delinquere e gli evasori fiscali.
Elettrica, Tra me e te e Luna dark vedono Pelù “impegnato” in testi più intimisti, che risentono della sua breve carriera solista. Tutti buoni è l’imprecazione sarcastica nei confronti di un paese dove regnano ipocrisia e omertà: una replica evidente di Proibito, come si sente dai riff chitarristici di Renzulli.
Il brano più riuscito è probabilmente la title track: Grande nazione si apre con un organo da chiesa (ricordate Gioconda?) per poi evolversi in una sfuriata rock in cui avviene l’ironica celebrazione dell’Italia che è. Ricordando l’Italia che fu (“Se siamo poeti, santi ed inventori / non impariamo niente dalla nostra storia / se Roma è ladrona / e Milano fa la padrona / l’Italia si desta / con un cerchio alla testa”), Pelù non risparmia attacchi per la difficile condizione politica, sociale ed economica in cui ci troviamo (“Noi siamo il paese dei balocchi / per i ricchi repubblica basata sulla furbata incentivata”). Chiude l’album La mia valigia, emblema dell’individuo di oggigiorno: autonomo, abbandonato e in fuga da una realtà sempre più insoddisfacente.
Nel complesso Grande nazione è un lavoro che nulla aggiunge alla ricca carriera dei Litfiba. Le tematiche dei testi sono indubbiamente rabbiose e attuali e per questo aspetto l’album ricorda Terremoto del 1993. Il problema è che manca un po’ di quella freschezza che vent’anni fa Pelù e Renzulli erano ancora capaci di portare nel panorama musicale nazionale. Inoltre, dal punto di vista melodico, lo stile è quello consolidato della seconda decade (mentre la new-wave dei primi album è totalmente scomparsa): granitico, diretto, ma in fin dei conti monotono.
Grande Nazione non lascerà delusi i tanti fan dei Litfiba, che dopo il 1999 (anno del loro scioglimento) mai avrebbero scommesso sulla riappacificazione tra il frontman Pelù e il chitarrista Renzulli,  il vero “deus ex machina” del gruppo. Ma è altrettanto vero che buona parte di questi - specialmente gli accaniti dei primi dischi - sbufferà alla mancanza di novità dell’ultima prova di Piero e Ghigo. Marco Pagliari

17 gennaio 2012

Questi i dischi più venduti del 2011 - Ognuno ha quello che si merita, parte 2

La musica popolare continua a cantare italiano, ed è sempre Vasco Rossi - per quanto autodimessosi da "rockstar" - il più venduto. Nella classifica degli album più acquistati nel 2011, diffusa ieri dalla Fimi-Gfk, svetta Vivere o niente, seguito dai Modà con Viva i romantici; al terzo posto Jovanotti con «Ora», e al quarto la regina del pop internazionale, Adele, che si conferma la star straniera più acquistata in Italia. Laura Pausini è quinta con Inedito, L’amore è una cosa semplice di Tiziano Ferro è all’ottavo posto, ma entrambi sono usciti in autunno. Sesta la Nannini neo mamma di Io e te, decimo Zucchero con Chocabeck, mentre al settimo e nono posto ci sono gli unici altri due stranieri della top ten d’annata: rispettivamente Michael Bublé con Christmas, che ha fatto faville, e i Coldplay con Milo Xyloto.  La hit 2011 dei singoli più scaricati è guidata ancora da Adele con Someone like You, seguita da una serie di tormentoni come Mr Saxobeat di Alexandra Stan, e Danza Kuduro di Lucenzo con Don Omar (nella foto). r.co.

1) Vasco Rossi - Vivere o niente
2) Modà - Viva i romantici
3) Jovanotti - Ora
4) Adele - 21
5) Laura Pausini - Inedito
6) Gianna Nannini - Io e te
7 Michael Bublé - Christmas
8) Tiziano Ferro - L'amore è una cosa semplice
9) Coldplay - Milo Xyloto
10) Zucchero - Chocabeck

16 gennaio 2012

Ecco la lista definitiva dei big di Sanremo 2012: ognuno ha quello che si merita...

Ecco la lista definitiva degli artisti in gara, il loro brano inedito, la cover e il partner straniero che canterà con loro a sanremo 2012, che con questa formula torna al passato riproponendo la discutibile accoppiata italiani-stranieri. Rispetto al nostro pezzo con le previsioni (vedi qualche post più sotto) abbiamo anche abbastanza indovinato... Il cast non è esaltante, ma poteva andare peggio... ad esempio con la temibile accoppiata annunciata e prontamente smentita Morgan-Emanuele Filiberto. Da segnalare dunque un'altra strana coppia, Loredana Bertè e Gigi D'Alessio, il ritorno di Samuele Bersani (nella foto) e dei Matia Bazar e la non così scontata partecipazione di Lucio Dalla con Pier Davide Carone. Nutrito il gruppone dei talent, come da previsione. Ascolteremo con curiosità i Marlene Kuntz che porteranno addirittura Patti Smith. Come al solito vedremo... e sentiremo... r.co.


Arisa -”La notte”. “Que Serà” con Josè Feliciano
Samuele Bersani – “Un pallone”.  “My Sweet Romagna” con Goran Bregovic
Chiara Civello – “Al posto del mondo”.  “You Don’T Have To Say You Love Me” con Shaggy
Dolcenera – “Ci vediamo a casa”. “My life is mine” con Professor Green
Gigi D’Alessio e Loredana Berté – “Respirare”.  “Auf Der Welt” con Nina Hagen
Lucio Dalla e Pier Davide Carone – “Ninì”.  “Anema e core” con Mads Langers
Eugenio Finardi – “E tu lo chiami Dio”.  “Surrender” con Noa
Irene Fornaciari – “Il mio grande mistero”.  “I Who Have Nothing” con Brian May
Marlene Kuntz – “Canzone per un figlio”.  “The World Became The World” con Patti Smith
Emma Marrone – “Non è l’inferno”. “If Paradise Is Half As Nice” con Gary Go
Matia Bazar - “Sei tu”.  “Speak Softly Love” con Al Jarreau
Noemi – “Sono solo parole”. “To Feel In Love” con Sarah Jane Morris
Francesco Renga – “La tua bellezza”. “El Mundo” con Sergio Dalma
Nina Zilli – “Per sempre”.  “Never Say Never” con Skye dei Morcheeba

5 gennaio 2012

Intervista ai Rio: "Noi raccomandati? Veniteci ad ascoltare e vi stupiremo"

La band emiliana dei Rio è stata a suonare al Phenomenon di Fontaneto d'Agogna ormai alcune settimane fa. In quell'occasione abbiamo intervistato il chitarrista Marco Ligabue, frontman della band insieme al cantante Fabio Mora (gli altri componenti sul palco saranno il bassista  Bronski  e il batterista e tastierista “Paddo” Alberto Paderni). Ecco l'intervista che ha offerto spunti interessati per conoscere meglio un gruppo a cui va dato merito di ottenere un seguito in crescita costante.


Che tipo di set proporrete al Phenomenon? Un concerto classico, le nostre canzoni sono a cavallo tra pop e rock. L’intento è quello di proporre una musica solare, leggera ma allo stesso tempo non banale. Il nostro pubblico ai concerti viene per cantare, per divertirsi, per condividere un’emozione. Lo spirito che anima il live è assolutamente quello del divertimento e della spensieratezza.

Dopo tre dischi (Mariachi Hotel del 2004, Terra luna e margarita del 2007, Il sognatore del 2010)  cosa è cambiato con il nuovo disco, Mediterraneo? La nostra popolarità è cresciuta a piccoli passi così come il nostro consenso da parte del pubblico. Ai concerti i fan conoscono ormai tutte le canzoni a memoria e non chiedono soltanto Gioia nel cuore, il nostro brano più famoso. Ad esempio Portami da te, una canzone che proponiamo solo nei live in versione acustica (su disco è disponibile sono l’arrangiamento elettrico, ndr) in questi anni è diventato un piccolo caso mediatico, i fan la apprezzano tantissimo, nonostante non sia un singolo e sulla rete è diventato un altro nostro brano simbolo. 
Mediterraneo è il nostro quarto disco, un disco uscito di getto a differenza degli altri. Tutte le canzoni sono firmate da tutti i componenti della band, le canzoni sono venute istintivamente, sia nella scrittura che nella realizzazione. Rispetto al nostro terzo disco, Il sognatore, prosegue anche il tema del sogno che avevamo iniziato ad esplorare col il disco precedente.


Il fatto di essere etichettati come la band dove suona il fratello di (Luciano) Ligabue non vi pesa? In parte sì. Molte persone sono un po’ prevenute nei nostri confronti proprio per questo aspetto. Ma noi non siamo dei “raccomandati”. Inizialmente, essere accostati a Luciano ha creato una certa curiosità attorno al nostro progetto, ma abbiamo conquistato il pubblico, un pubblico assolutamente tutto nostro, scrivendo belle canzoni e cercando di trasmettere qualcosa… Venire ad ascoltarci e mi direte se non ho ragione.  


Mediterraneo è uscito alla fine dello scorso mese di giugno, quale riscontro avete avuto? I Rio hanno ancora quell'incoscienza e quel pizzico di follia che ci dà la voglia di rischiare nella nostra proposta musicale. Piacciono le canzoni più energiche come Tanto rumore per nulla o Tutti fuori che sono la chiave per arrivare a conoscere la nostra discografia più nel complesso. Il riscontro è stato davvero positivo, un crescendo continuo soprattutto dal vivo. Anche a livello mediatico il seguito ed il riscontro è migliorato. 


Quali sono i vostri riferimenti musicali? Abbiamo gusti molto diversi tra noi. Io, ad esempio, nella mia formazione musicale ero molto legato al rock'n roll degli Anni Cinquanta, l'Emilia era un contesto molto positivo per il rock. Attualmente, credo che una band che ci unisce nei gusti siano i Red Hot Chily Peppers. L'altro giorno in furgone ci siamo trovati a canticchiare un loro brano Tell me baby e in pochissimo l'abbiamo messo in piedi per un live il giorno seguente.


Nel vostro tour c'è anche un messaggio ecologico, di cosa si tratta? Nel nostro tour (soprattutto nelle date in estarno piuttosto che nei club) c'è anche molta ecologia, che è un aspetto che sentiamo fortemente. Cerchiamo di essere meno impattanti, portiamo i fusti della raccolta differenziata, viaggiamo su macchine ibride, si tratta di una sperimentazione che abbiamo intrapreso collaborando con Coop. Nel nostro disco precedente poi è stato estratto un brano con la collaborazione di Paolo Rossi e Fiorella Mannoia con un messaggio spiccatamente ecologista, un vero e proprio inno alla salvaguardia del nostro pianeta, argomento che anche a livello personale mi sta davvero molto a cuore.


Intervista di Roberto Conti

4 gennaio 2012

'La testa indipendente' quattro chiacchiere con le band del territorio: Eva's milk

Gli Eva’s Milk nascono a Novara circa otto anni fa da un’idea di Andrea (voce e chitarra), Paolo (basso) e Lorenzo (batteria). La loro propensione underground si fa forte di atmosfere inafferrabili e d’intrecci chitarristici grunge al quale fa da fondale un apparato testuale viscerale e poetico. La loro musica è striata di nero, quel nero che determina la profondità di un progetto, quello sguardo attento al baratro del subconscio perfettamente musicato dalla formazione piemontese. Dopo aver pubblicato due ep, Edera Immobile e Milkshake, gli Eva’s Milk presentano nel 2007 il loro primo full lenght registrato per l’etichetta tedesca Fuego Records intitolato Cassandra e il sole che oscura. Oggi a distanza di quattro anni i tre musicisti novaresi si ripresentano con Zorn il loro secondo album edito ancora dalla casa discografica teutonica. L’ennesimo step fortunato di una giovane band tutta italiana che ha dimostrato di saperci fare.

Qual è la natura del vostro nome?
Appena abbiamo cominciato a suonare e a comporre le nostre canzoni ci serviva un nome, non avevamo idee precise, ma volevamo qualcosa che richiamasse la purezza e attraverso i suoni raggiungerla. La figura che abbiamo scelto è stata quindi Eva e il suo latte materno, in inglese perché in italiano suonava davvero male.

Musicalmente chi vi ha ispirato di più?
Io e Paolo siamo cresciuti insieme e la scena anni ‘90 l’abbiamo cominciata a vivere veramente quando in pratica era già finita. Non esiste un solo gruppo però a cui ci ispiriamo, sono troppi quelli che amiamo e ascoltiamo. In 3 ascoltiamo quasi tutto. Come etica sicuramente i Fugazi, sono un gruppo che ti insegna a stare al mondo oltre ad essere una band immensa.

Nella vostra realtà i testi hanno un importanza marcata, come nascono?
I testi sono difficili da fare in italiano. Ci sono regole da osservare, incastri, sempre se tu voglia dire qualcosa, non credo che tutte le canzoni vogliano dire qualcosa, il bello è che ognuno lo interpreta a modo suo. Credo che l’importanza sia questa, far viaggiare chi ti ascolta, è una cosa intima in cui non c’è spazio per altro

Presentateci il vostro nuovo lavoro, Zorn?
Il disco in realtà usci per la Germania nel 2010, per la nostra etichetta Fuego Records di Brema, ed è uscito “ufficialmente” in Italia a ottobre 2011. E’ il nostro secondo disco, dopo “Cassandra e il sole che oscura”. Abbiamo registrato una versione con archi di “Al tempo di Caronte” per promuovere il disco e ci abbiamo fatto un video, girato da Evelina De Gaudenzi, una bravissima regista nonché nostra amica e da Luca Fassetta, già regista del nostro primo videoclip “Turpentine”. Presto lo metteremo in free download dal nostro sito. La location è stata Casa Bossi, un luogo perfetto per l’idea di video che volevamo fare. E’stato l’esempio lampante di come si possa realizzare qualcosa unendo le forze sul territorio e di come possano esistere spazi perfetti per l’espressione artistica..e non solo.

Quali sono le maggiori difficoltà per una formazione giovane come la vostra?
Non credo ci sia un problema generazionale legato alle difficoltà. Più vuoi fare le cose fatte bene e diffondere un messaggio che a sua volta potrà essere accolto o no, più si incontrano ostacoli di burocrazia e conoscenze in pieno stile italiano. Oltre all’offerta di band che è folle e depistante. Noi ci produciamo e ci autofinanziamo TUTTO, le difficoltà maggiori arrivano inevitabilmente nel trovare spazi dal vivo, sia per il genere, sia appunto per la richiesta esorbitante.


A cura di Paolo Pavone

3 gennaio 2012

"Canto i tormenti di uomini e donne prima dell'apocalisse che verrà", Umberto Giardini anticipa qualche segreto del suo atteso ritorno, ma specifica: "Moltheni non esiste più"

Volevamo aspettare che ci fosse una diversa ufficialità, ma visto che lo fa MusicLetter lo facciamo anche noi... Con tanto di dovizia di particolari aggiuntivi che faranno sicuramente piacere a chi, come noi, lo ritiene tra i musicisti italiani che hanno più cose da raccontare.
Umberto Giardini torna, a quanto pare non più con il nome della farmacia (da anni anche lei ha chiuso i battenti in viale Sardegna a Milano, ndr) che aveva scelto come emblema del suo progetto iniziato nel 2009 con la fucina di talenti Cyclope records del buon Francesco Virlinzi, ma con il suo nome di battesimo Umberto Maria Giardini.
Il disco che sarà registrato nel mese di marzo avrà sonorità completamente nuove, senza chitarra acustica né basso. Sarà un disco diverso, lento, per certi versi noir, un disco decisamente maturo, queste le parole esatte di Umberto. Con testi rivolti ad un viaggio intorno all'uomo e alla donna, ai sentimenti e alla fortuna umana, prima dell'apocalisse che verrà.
Il disco avrà una durata relativamente breve, circa 35minuti, e probabilmente sarà presentato con un videoclip che sarà registrato ad Umea nel nord della Svezia.
Tra i brani di quella che potrebbe essere un'ipotetica track list parziale (ovviamente il termine ipotetico è d'obbligo visto che mr. Giardini ama molto cambiare in corsa e spiazzare il pubblico) troviamo Anni luce (probabile singolo), poi Amare male, L'ultimo venerdì dell'umanità, Genesi 3, Discographia, Fortuna. Un paio di brani sono la rielaborazione di quelli contenuti in Forma mentis, il secret record di Moltheni, il "leggendario" album dalle sonorità decisamente dure, mai pubblicato e rimasto pressoché totalmente in un cassetto, avvolto da un alone di mistero. Alcuni brani sono anche stati proposti dal vivo in un pugno di concerti realizzati 6-7 anni fa e vi assicuro che sanno regalare davvero momenti di ottima suggestione e grandi spunti testuali.
Altra possibilità, il ripescaggio di un brano già pubblicato (non diciamo quale, visto che questa è appunto solo un'ipotesi), riadattato con un nuovo arrangiamento, soluzione già felicemente sperimentata in questi anni.
Il titolo del disco ancora non è stato reso noto, si parla (lo scrive sempre MusicLetter, ndr) di L'umanità indotta, ma anche in questo caso il condizionale è d'obbligo, così come ancora misteriosa è la data di pubblicazione e l'etichetta con cui il nuovo lavoro vedrà la luce.
Questo per ora è tutto. Seguiteci che se ci sono novità ve le segnaleremo...
Anche se lui stesso specifica che il progetto Moltheni è definitivamente archiviato... a noi piace ricordarlo con una sua frase: "Moltheni non morirà mai, perché ciascuno di voi è Moltheni". Roberto Conti