30 giugno 2005

Intervista a Moltheni - A cena tra candele, zanzare e presunte fughe di gas


Sono le 19 quando dopo una tediosa giornata di lavoro arrivo a vVilla Picchetta a Cameri, vicino a Novara, dove in serata suonerà Moltheni. Il concerto si sarebbe dovuto svolgere all’aperto, ma l’immancabile temporale estivo ha scombinato il tutto costringendo gli organizzatori ad allestire un set di fortuna all’interno di una sala della villa monumentale.

Appena entro vengo accolto da Marco, uno degli organizzatori, e da Sara, la compagna di Moltheni, che mi invitano ad assistere al sound check. Pochi minuti dopo arriva Moltheni che attacca a fare i suoni: prova diversi pezzi, anche inediti… è un po’ scocciato per la mancanza della cassa spia, ma nonostante l’inconveniente e l’acustica della sala non certo ideale, i suoni vengono conclusi in fretta. Poi è la volta del trio Marcilo Agro e il duo Maravillha…

Intanto per gentile invito di Marco si parte per la cena. Umberto mi fa salire sulla sua macchina, che già di per sé è uno spettacolo, piena di oggetti sparsi ovunque.

Sara e Umberto commentano il panorama risicolo novarese e le zanzare che assediano le rive del Ticino.
Eccoci davanti al ristorante che con grande sorpresa un po’ di tutti è particolarmente lussuoso. Entriamo, le salette adornate di candele sono completamente vuote, e veniamo accolti dal proprietario al quale Moltheni si rivolge dicendo: “In questo locale c’è odore di gas” poi inizia a gironzolare per la stanza e aggiunge “a Bologna ogni giorno ci sono fughe di gas… questo è il mio lavoro” (si riferisce al lavoro di pompiere).
Concluso il siparietto parte la cena luculliana (qui ci sta il ringraziamento doveroso a Marco Colombo per la splendida opportunità) con tanto di intervista a 360° - di cui riporto ciò che la memoria ha conservato.

Si parla di tutto un po’, in grande tranquillità e senza tanti giri di parole, partiamo dai progetti per il futuro? In autunno uscirà un nuovo lavoro che dobbiamo ancora registrare. Sarà un disco con sonorità differenti rispetto a Splendore Terrore, più duro, mi piacerebbe dare un’impronta folk.

E di Forma Mentis non se ne farà più nulla?
Il disco che ho registrato, ma che non è stato pubblicato è lí nel cassetto, al momento lo sento distante da quelle che sono le mie influenze… Quello era un disco molto duro alla Queens of the Stone Age che ora mi appartiene poco, non escludo che alcuni brani possano essere ripresi, magari con un nuovo arrangiamento, e inseriti nel prossimo disco.

Quando ho ascoltato per la prima volta un concerto del tour di Splendore Terrore sono rimasto fortemente perplesso. In passato ti avevo ascoltato al Mazda Palace a Milano con un concerto elettrico, che mi aveva stupito davvero, e poi in duetto con Egle Sommacal a Bergamo. La formazione con wurlizer e batteria in un primo momento non mi ha convinto tanto… poi però mi sono ricreduto.
La data di Milano a cui ti riferisci era, se non sbaglio, la seconda del tour; il disco non era ancora uscito e nessuno conosceva i brani, inoltre tutto è stato organizzato molto in fretta, abbiamo provato poco e il live era in fase sperimentale. Abbiamo scelto la formazione a tre un po’ per scelta e un po’ per necessità: il disco è stato registrato in pochi giorni, con un budget minimo e dal vivo abbiamo cercato di proporre un suono leggermente più duro, con l’utilizzo maggiore della batteria.

A proposito di batteria, ho notato che nei vari concerti cambi spesso batterista, ci sarà ancora Gianluca Schiavon nel prossimo disco?
Splendore Terrore lo abbiamo registrato con Vittoria Burattini, ex Massimo Volume, una delle poche batteriste donne in circolazione. Per il tour però ho chiesto a Gianluca la sua disponibilità per suonare con noi. Lui ora è impegnato con gli Yuppie Flu che per altro gli garantiscono un cachet superiore di quello che al momento gli può garantire Moltheni… quando lui non è disponibile suono con un altro batterista, diciamo pure di scorta, ma mi piacerebbe arrivare ad una formazione definitiva che inevitabilmente è legata alle prospettive economiche… ne riparleremo a settembre, faremo un po’ il punto della situazione e vedremo cosa fare per l’autunno.

Allora ti chiedo delle indiscrezioni sul futuro discografico?
In autunno ci sarà un nuovo lavoro che potrebbe uscire ancora per la Tempesta, con cui mi trovo benissimo, ho tutta la libertà che desidero, ma inevitabilmente essendo una piccola etichetta mi offre delle prospettive di un certo tipo. Ci sono anche possibilità per una grossa etichetta (non diciamo il nome), staremo a vedere…


E come stanno andando le vendite di "Splendore"?
Non male, per il momento siamo soddisfatti. Se consideri che non contiene brani radiofonici e che il video di Limite e perfezione è girato pochissimo non mi posso lamentare.

Ci sono possibilità, magari se andasse in porto il contratto la discografica che mi dicevi prima, di rivederti a Sanremo?
Non ti nego che me lo potrebbero anche proporre, ma non so, ci dovrei pensare…

Qui intervengo spingendo su SanremoIl Festival a cui hai partecipato nel 2000 e’ stato un bel Festival con belle canzoni e nomi importanti … Carmen Consoli, Subsonica, Max Gazzè, mi pare – poi è un’occasione importante per la visibilità e tutte quelle cose che non ti dico perché le sai a memoria…
Si c’erano anche gli Avion Travel, è stato davvero un bel Festival… bho staremo a vedere, prima vediamo se me lo propongono...

E dire che un paio di anni fa avevi detto che avresti voluto smettere?!
Le cose stavano andando molto male, non avevamo date e venivamo da un disco accolto male.

Poi ci mettiamo a parlare dei brani inediti. Mi piace molto oltre a ‘Eternamente…’ che ormai è un classico dei concerti, anche Nato che ho ascoltato diverso tempo fa.
Risponde Sara: Brani inediti ce ne sono davvero tanti, alcuni sono ‘passati’ altri li sentirai anche nel concerto di questa sera.
Andiamo un po’ sul personale: quali sono i tuoi brani preferiti di Moltheni?
Vediamo… qual è il tuo di "Splendore"?
Rispondo Nel potere del Legno, ma in generale oltre al ‘Circuito’ direi Zenith e Finta Gioia
Zenit è davvero figo come pezzo, ma non come l’abbiamo riadattata dal vivo ora, la versione del disco è uno spettacolo… Poi anche Fiducia nel nulla migliore che non per nulla ha dato il titolo al disco.

Qualche altro progetto?
Ho appena finito di registrare un cortometraggio che sarà pronto in autunno, ma non riguarda Moltheni come progetto musicale

E la tua partecipazione al cd dei Marta sui Tubi è confermata?
Ho registrato un coro, ma è una parte minima non si riconoscerà più di tanto che è la mia voce, l’hanno mixata pure molto bassa…

Poi parliamo un po’ della musica italiana (domanda classica che stravolgo con: Parliamo del peggio della musica italiana) – ma evitiamo di fare nomi per iscritto che è meglio – Comunque Moltheni non si tira in dietro su nulla...

Poi si passa a parlare dei membri della band, da Pietro Canali che Umberto definisce come collaboratore insostituibile, al già citato Gianluca Schiavon, sino agli ex Salvatore Russo (che al momento e’ impegnato come produttore, ma potrebbe tornare per collaborare al nuovo disco) sino a Fabio Petrelli che non sta più a Bologna.
Concludiamo la cena, peraltro accompagnata da ottimi vini, con un dolce alla lavanda e una panna cotta ai frutti di bosco, invidiabili, e parliamo di calcio: Mi dispiace che il Bologna sia retrocesso in serie B, così il prossimo anno per vedere il Toro dovrò andare fino a Parma (dice lui)… la serata prosegue con altri discorsi in albergo prima del concerto, acustico solo chitarra e voce.
Roberto Conti


Il concerto

Spesso non è solo cosa senti ma dove lo senti. Ho sentito Moltheni parecchi anni fa quando faceva promozione radiofonica a RadioRai. Ne è passato di tempo e per il cantautore marchigiano è stato abbastanza travagliato. Un disco, Splendore terrore, che ha faticato a venire fuori per i soliti problemi a farsi sentire dalle case discografiche, specialmente ora che, si dice, l’industria è in crisi. Ma Moltheni sembra voler proseguire sulla sua strada. Accanto a un vero focolare e accompagnato da poche candele in una piccolissima, intima sala di una villa padronale di Cameri, sembra spuntare il suo vero io. In acustico, con una sola chitarra ad accompagnarlo suona struggente e passionale, ma mai malinconico. Un Tim Buckley tutto nostro, che predilige storie di rapporti individuali, entro i quali riesce a declinare le coordinate della Storia. Peccato soltanto che non abbia voglia di usare con continuità la sua splendida voce, ma forse ha semplicemente deciso che è meglio così. Non è un compito facile ammaliare con tocchi estatici rinunciando all’epicità. Non so. Per la sua musica qui a Cameri potrebbero servire due sole parole: splendore, terrore.
Milena Ferrante