Marco Philopat può essere
considerato uno dei più grandi conoscitori del punk in Italia. Perché lui ha
vissuto da punk: non solo ha aderito al movimento sin dai suoi albori, non solo
lo è stato, un punk della prima ondata. Occupazioni, concerti, fanzine,
hardcore, politica, vita.
Negli ultimi anni ha gestito due case editrici
undergound tra le più prolifiche in Europa. Abbiamo deciso di riproporre l’intervista realizzata dal nostro nuovo collaboratore Andrea Vecchio qualche tempo fa, parlando appunto delle sue attività su carta stampata.
Parlando, ovviamente, di punk.
Iniziamo
con una domanda di carattere generale. Fino ad alcuni anni fa gestivi la Shake, parlaci del
passaggio da quest’ultima casa editrice all’attuale Agenzia X.
Gestivo dal 1987 assieme a Paola, mia
attuale collaboratrice presso Agenzia X, la Shake edizioni, una delle prime
vere case editrici underground italiane. Diciamo che la nascita di Agenzia X è stata determinata dalla voglia di ampliare il raggio delle nostre
ricerche sia a livello di
tematiche che di collaborazioni. Sempre, ovviamente, ponendoci al di fuori del
“commercio” e delle strategie del mercato editoriale italiano ed europeo. Ti posso fare
l’esempio di Londra zero
zero (libro di Lorenzo Fe, ndr): la
possibilità di avere un negozio “sulla strada” e di avere una più amplia eco riguardo
alle nostre pubblicazioni ed iniziative tramite recensioni, web e stampa ci
hanno permesso di venire a contatto anche con un numero maggiore di potenziali
collaboratori: è stato lo stesso Lorenzo Fe, infatti, a contattarci per un
aiuto alla pubblicazione del suo libro. Stiamo aprendo anche un negozio qui a
fianco (via Vannucci, Milano, ndr) appunto per poter entrare in maggior
contatto con la gente. La
gestione di una casa editrice “underground” nel vero senso della parola è
sicuramente un’impresa ardua al giorno d’oggi, innanzitutto a causa della
crisi, che ha per esempio fatto impennare i prezzi dei diritti e delle
traduzioni: nonostante ciò stiamo andando avanti a pubblicare tantissimo!
Ho
avuto la fortuna di conoscere Lorenzo in occasione della presentazione del suo Londra zero zero presso un
circolo Arci. Ed ero allo stesso modo presente alla presentazione del tuo Costretti a sanguinare al CSA Cavalcavia di Novara più di
dieci anni fa. Agenzia X dove preferisce presentare le sue pubblicazioni?
Sempre in centri sociali, circoli Arci e
circoli culturali. Cerchiamo di impegnarci al massimo nel presentare i nostri
lavori, arrivando sino a due o tre appuntamenti settimanali. L’aspetto al quale
prestiamo maggiore attenzione è stato e sarà sempre la coerenza riguardo alla
trattazione orale degli argomenti. Moroni, Balestrini e Bermani ci hanno
insegnato ad affrontare gli argomenti in maniera diretta sfruttando una spinta “dal basso” che abbatta le
rigide regole accademiche e sfruttando l’oralità come primo mezzo nel
raccontare la Storia. La nostra storia, nello specifico, appartiene ad una
controcultura che affonda le sue radici nella militanza politica. Per questo
motivo gli autori di Agenzia X sono impegnati in un’infinità di dibattiti,
confronti e presentazioni. Tornando nella nostra realtà quotidiana e cittadina,
i Centri Sociali milanesi con i quali abbiamo collaborato più spesso sono, per
esempio, il Conchetta, il Cantiere, la Bottiglieria Occupata (che è stata ahimè
di recente sgomberata), il T28 e lo stesso Leoncavallo.
Entrando
nello specifico delle vostre pubblicazioni vorrei parlare di Lumi di Punk. In questo
“excursus letterario”, se così possiamo chiamarlo, sul punk italiano, è ben
evidenziato il legame esistente tra il movimento punk negli anni ‘80 nel nostro
paese e la militanza politica. Pensi sia una realtà ancora esistente in Italia?
Certamente! In un mondo fatto di
oppressori ed oppressi dove questi ultimi fanno sempre più fatica a
sopravvivere il punk è sempre vissuto come arma di contrapposizione al potere
dei primi. Grazie al web ed alla maggior possibilità di fruibilità della carta
stampata i punks hanno avuto maggiori possibilità di condivisione, confronto ed
ovviamente informazione. Dopo la crisi del 2008 che, soprattutto per quanto
riguarda le generazioni più giovani, ha messo in ginocchio per davvero le
prospettive di vita, penso sia un passo avanti fondamentale questo allargarsi
delle possibilità per il punk. In Italia soprattutto, si può parlare a mio
parere di una “scena” Punk sconosciuta molto più grossa di quanto si possa
immaginare. Vedo gruppi di adolescenti che si muovono in 100-150 per andare ai
concerti e per me questo è punk e supportare il proprio movimento. Il punk,
inteso appunto come movimento, rimane.
Anche
in Quello che brucia non
ritorna è ben evidenziato
questo aspetto…
Esattamente. Matteo Di Giulio, l’autore
del libro che menzioni, appartiene effettivamente alla seconda generazione di
punk in Italia. L’ultima diciamo a non essere stata “globalizzata”. Però ti ripeto,
se un tempo c’erano le fanzine ora ci sono i blog: è stata una naturale
evoluzione del fenomeno comunicativo all’interno del movimento e non posso che
vederne enormi vantaggi.
Vai
ancora ai concerti?
Vado ancora ai concerti e ammetto di
avere una buona coscienza critica nei confronti delle band che ascolto o che puoi
vedere in giro ora. Devo dire che anche grazie al mio lavoro con XL di Repubblica ho la possibilità di vedere concerti e
gruppi molto validi. Diciamo che sto sfruttando a tempo pieno la mia vocazione
per la scrittura che ha da sempre prevalso su quella da musicista: preferivo
cimentarmi in fanzine piuttosto
che in gruppi musicali!
Parlavi di crisi. Italia Suxx, la
vostra più recente pubblicazione, si
scaglia apertamente contro la crisi del 2008 e le sue ripercussioni sulla
cultura giovanile italiana…
Italia Suxxx di Michele Wad Caporosso parla di
un giovane precario del suono, un dj che si occupa di mandare in onda cut-ups
di tattiche di vera e propria sovversione sonora agendo in un collettivo nel quale
militano anche un hacker, un hipster ed una degna rappresentante del movimento Pink che ha come principale scopo, in
effetti, di criticare pesantemente l’Italia tramite una serratissima Guerrilla
Radio.
Un altro libro che parla di crisi è di
imminente pubblicazione, si intitola Rumble
Bee ed è stato scritto a
quattro mani da me e il Duka. Avrebbe dovuto uscire alla fine dello stesso anno
2008 ma in effetti le reazioni violente alla crisi economica le abbiamo avute
solamente nell’ultimo anno, quindi abbiamo potuto redigere una cronaca degli
avvenimenti più precisa solamente nei mesi scorsi. Il libro è a tutti gli effetti una
raccolta delle cronache riguardanti le insorgenze, più o meno violente,
verificatesi in Italia e nel mondo in reazione al disastro economico del 2008:
il protagonista, Malcolm, è uno scrittore che dopo 10 anni di “inoperosità” torna a rioccuparsi di politica
e ci parla di un sogno, quello delle rivolte popolari anticapitaliste,
avveratosi con i fatti di Londra e Roma durante gli ultimi mesi del 2010.
Ci
terrei a parlare di Crass
Bomb. Personalmente credo che
i Crass siano, a livello ideologico, la band più importante mai esistita
nell’emisfero del punk. Da dove nasce l’idea di un libro su di loro?
L’idea c’era già dai tempi di Shake, ma
i costi per i diritti erano davvero troppo onerosi per noi e avevamo seri dubbi
su chi affidare la traduzione dei testi delle
canzoni e degli scritti. Tramite Agenzia X ci siamo trovati con la madrilena La
Felguera Ediciones, che già nel 2009 pubblicò Tienen una bomba, ed assieme all’amico Peter Wright,
bassista della band, abbiamo deciso di creare un’edizione in italiano del
libro. Abbiamo così inserito un racconto di Penny Rimbaud (batterista dei Crass
ndr) e ritradotto i loro testi grazie al prezioso aiuto di amici ed
appassionati.
Parlaci
della collaborazione con XL di
Repubblica. Quando è iniziata
e di cosa ti occupi principalmente.
Iniziai a lavorare con Repubblica circa 5 anni fa grazie ai contatti
che avevo con Luca Valtorta. Comincia scrivendo racconti sull’immaginario
narrativo ribelle e recensioni dopodiché le cose si evolsero e tutt’oggi mi
dedico ad articoli musicali e concerti live. Alle volte devo recensire o
seguire artisti dei quali non mi sono mai interessato, come Daniele
Silvestri... ma altre mi vengono assegnati lavori molto interessanti: è di imminente pubblicazione, per
esempio, un mio articolo sull’etica hacker fortemente voluto dalla redazione
anche alla luce degli avvenimenti riguardanti Assange e Wikileaks. Quella sugli
hacker è un’indagine che anche
Agenzia X ha da sempre portato avanti: la pubblicazione di Mela Marcia del novembre del 2010, rigidissima
critica etica e sociale contro la Apple, ne è un esempio lampante.
Per
concludere, ci potresti parlare di X-Scene e delle sue attività?
X-Scene è un insieme di
laboratori artistici che propone forme di espressione alternative. Per esempio
abbiamo allestito un sound system che utilizza pannelli solari e dj-set
estemporanei allestiti nei parchi cittadini. Come potrai intuire, però, la
concorrenza sul campo è molto agguerrita ed il progetto è ancora in fase di
evoluzione. Mi sembra importante anche citare, all’interno delle iniziative di
X-Scene, la prossima organizzazione di un Climate Camp con la relativa
documentazione tramite un video che agirà da book-tralier per l’iniziativa.
Andrea Vecchio
Nessun commento:
Posta un commento