23 luglio 2008

Max Gazzè, l'arte di cantar difficile al tempo delle canzonette

Il tempo ci costringe ad innovare continuamente, a dare qualcosa in più, e questo "qualcosa" talvolta snatura un musicista portandolo ad esplorare territori troppo distanti dalle proprie peculiarità. Questo fortunatamente non è successo a Max Gazzè che con Tra l’aratro e la radio arriva alla settima fatica discografica (compresa la bella raccolta del 2005). Lanciato dal singolo sanremese Il solito sesso, che racconta con garbo ed ironia la telefonata ad una ragazza dopo una festa, il disco è uno splendido esempio di canzoni deliziosamente descrittive e articolate, testualmente e musicalmente, che riportano Gazzè ad una adeguata visibilità dopo un periodo un po’ appannato.
Purtroppo i meccanismi da trita-rifiuti della discografia attuali non favoriscono la diffusione di canzoni certo splendide, ma non sempre ideali ad appiccicarsi ad un primo ascolto. Stavolta Sanremone ha svolto la sua funzione di volano come si deve, meno male… E in questa direzione anche lo stesso Max Gazzè ha lavorato davvero bene, trovando la maniera di adattare i brani ad un ascolto più fluido ed immediato, senza snaturare le proprie caratteristiche compositive e gli splendidi testi scritti dal fratello Francesco, che regalano ad ogni canzone le sembianze di incantevole poesia. Ci sono poi tante collaborazioni, ad incominciare da Carmen Consoli, che suona le chitarre acustiche in diversi brani, e Marina Rei. Splendido anche il duetto sanremese (non è nell’album però) dove Max canta alternandosi con Marina Rei e Paola Turci con un risultato davvero di pregio. Le collaborazioni fortunatamente non sono troppo ingombranti, ultimamente succede spesso anche questo… Il disco, complessivamente di livello ottimo, trova la sua parte migliore nei primi brani, più orecchiabili ed immediati, vedi L’evo dopo il medio e Siamo come siamo. Proseguendo con le tracce è da segnalare la nostalgica Tornerai qui oppure Elogio alla sublime convivenza che strizza l’occhio al migliore Battiato… Ora vi saluto è tardi vado a letto, quello che dovevo dirvi io ve l’ho detto… Roberto Conti

7 luglio 2008

Intervista - Petrol

Franz Goria voce e chitarra dei Petrol, una tra le più valevoli e originali band di casa nostra, a poco più di un anno dall’uscita del loro primo album Dal fondo , risponde per noi ad alcune domande…

Il 2007 è stato l’anno dell’uscita del vostro primo album e un periodo di numerosi live. Proprio riguardo ai live, facendo un resoconto, quali sono le esperienze che più vi sono rimaste?
E cosa vi aspettate dalle prossime date? Non è facile fare una classifica delle date, credo sia arduo per qualsiasi gruppo, perché ogni data è diversa, nel bene e nel male, e per noi sono state sicuramente tutte importanti. Una grande soddisfazione è stata quella di aprire l’Indipendent Days Festival 2008 a Bologna, suonando sullo stesso palco di due gruppi che abbiamo sempre amato, i Tool e i Nine Inch Nails. Il pubblico ci ha accolto molto positivamente e la carica adrenalinica era alta tanto quanto il sole che ci impediva di vedere se i nostri pedalini fossero accesi o meno. Non saprei dire se abbiamo fatto una buona performance ma certamente abbiamo suonato mettendoci tutta l’anima e molta energia, e credo che questo fosse visibile. La cosa più bella, che accade a tutti i nostri concerti, è notare come molte persone tra il pubblico conoscano a memoria I testi delle nostre canzoni. E’ qualcosa di impagabile e che ti da ogni volta la forza per andare avanti capendo che quello che stai facendo e dicendo significa qualcosa anche per qualcun altro.

Un altro progetto che vi ha visto coinvolti nell’ultimo periodo, insieme ad altri gruppi di Casasonica, è la creazione di una colonna sonora del romanzo “Manituana” del collettivo Wu Ming. Cosa ci potete raccontare di questa insolita esperienza creativa?
E’ stata un’esperienza anomala e per questo l’abbiamo accolta con molto entusiasmo. Inoltre poter essere coinvolti in un progetto del collettivo WU MING, amati fin dai tempi di Luther Blisset, ci ha lusingato profondamente. Il risultato è stato un brano strumentale scritto di getto e molto evocativo. Da poco tra l’altro gli abbiamo aggiunto un testo e lo stiamo portando dal vivo.

Nella vostra presentazione ufficiale si legge: “forse i Petrol sarebbero piaciuti anche ad Antonin Artaud”. Che cosa avete da condividere, voi Petrol, artisticamente o ideologicamente, con quella grande mente rivoluzionaria del secolo scorso?
Più che un'ipotesi è un augurio e anche una domanda per la quale siamo consapevoli non avremo mai una risposta. La citazione di Artaud però fa capire bene da dove arrivi una parte delle ispirazioni dei Petrol, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto visionario e il tentativo di descrivere la realtà attraverso metafore a volte surreali.

Guardandovi attorno che cosa vi piace particolarmente della contemporanea scena musicale italiana? Quali sono i gruppi e gli album recenti che voi avete apprezzato da semplici ascoltatori e musicisti?
Perdonami ma non riesco a vedere una "scena musicale contemporanea italiana", non riesco a vedere dei gruppi che possano essere rappresentati da un qualche raggruppamento stilistico o di contenuti. Per un verso tutto ciò potrebbe apparire negativo, mentre credo sia solo lo specchio dei nostri tempi, del fatto che mancano dei punti di aggregazione generale ed è sempre più difficile costruirsi un senso di appartenenza. D'altro canto però questa condizione fa si che i musicisti sperimentino maggiormente sentendosi slegati e difficilmente costretti dai cliché. Se devo dirti uno dei gruppi che ho ascoltato più volentieri e vissuto come una boccata d'aria fresca sono certamente "il teatro degli orrori". L'amicizia che lega me e Pierpaolo aumenta il mio giudizio positivo nei confronti del loro progetto facendomi comprendere meglio il percorso creativo da cui deriva. Mi è piaciuto l'ultimo disco dei Verdena e continuano a piacermi le canzoni di Moltheni, soprattutto i testi e l'attitudine. Tra le novità poi sicuramente Le luci della centrale elettrica. Un progetto folk punk cantautorale, ricco di citazioni e omaggi, dai contenuti critici e aspri. Quello che manca in Italia oggi sono delle belle canzoni italiane, mancano i cantautori, manca chi evita di essere politicamente corretto, mancano gli spazi nei media ufficiali per la musica indipendente, mancano delle belle stazioni radio, mancano delle politiche di supporto al mondo dello spettacolo, per chi fa musica, per chi non riesce più a vendere dischi, per chi scrive parole cercando di dire la verità e senza preoccuparsi troppo di non dare fastidio. Credo sia un periodo di passaggio, e come tutti questi periodi sono convinto che servirà per dare vita a qualcosa di nuovo e diverso. E ancora ci terrei a precisare che non mi ritengo pessimista, ma semplicemente mi guardo intorno, e intorno a noi c'e' Xfactor e tutto quello che ne deriva.

Avete già in cantiere progetti prossimi o futuri, con i Petrol oppure paralleli?
In questo momento Petrol è l'unico progetto musicale sul quale stiamo investendo. Non abbiamo mai smesso di fare le nostre sessioni di prova in sala, cerchiamo di mantenere una certa costanza e mantenerci in allenamento, non solo fisico ma anche mentale. Allo stesso modo non abbiamo mai smesso di scrivere nuovi brani, da qualche tempo abbiamo intensificato l'attività di composizione pensando già a un secondo disco, ma senza porci ancora troppo il problema del quando e con chi. Cerchiamo di essere naturali e di non forzare l'andamento delle cose, finché possiamo permettercelo naturalmente. Quindi siamo noi a darci degli obiettivi che poi cerchiamo di raggiungere, e fino ad ora ha funzionato.
Erika Gigli