4 gennaio 2013

Tre allegri ragazzi morti e il profumo della maturità


Non capita a tutti di potersi togliere lo sfizio di avere piena libertà artistica nel realizzare un disco, e neanche di avere il coraggio di cambiare (anche radicalmente). E' questo il caso di Nel giardino dei fantasmi  il ritorno discografico di Tre allegri ragazzi morti, settimo album dopo la parentesi reggae-dub di Primitivi del futuro. Siamo di fronte ad un disco di matrice folk (anche se loro lo definirebbero ugualmente rock'n'roll) pieno di idee, molto contaminato, una veste sonora che a mio avviso calza a pennello al trio di Pordenone, decisamente meglio del reggae.
Nel giardino dei fantasmi è stato registrato da marzo a settembre del 2012 all'Alambic Studio di Valvasone, Pordenone, per la produzione di Paolo Baldini. Il produttore ha organizzato un orizzonte sonoro inedito per il trio, che si avvicina in qualche modo alla ritmica dei Violent Femmes (il loro celebre primo album è stato uno dei riferimenti di partenza), ma anche ad un certo tipo di Fela Kuti. I segreti dello Space Echo si fondono con le chitarre naïf di Toffolo, le architetture della musica caraibica si vestono con i giri blues imparati ascoltando innumerevoli dischi africani. Inevitabile anche l'influenza di un certo tipo di cantautorato italiano, non associabile alla cosiddetta musica leggera.
Il nuovo disco offre anche un approccio a strumenti non ancora frequentati dal trio, come il mandolino, l'ukulele, il balafon, i cucchiai ed il cajon. Alcune chitarre sono state suonate da Andrea Maglia (che seguirà il trio dal vivo), Giulio Frausin e dallo stesso Baldini.
Le canzoni: non troverete risposte o retorica in queste tracce, semmai domande e ritratti. Ritratti di quei fantasmi che occupano la nostra cronaca personale ma anche la nostra fantasia. C'è molta concretezza nel raccontare storie comuni, con un linguaggio quotidiano che appartiene tanto ai giovanissimi quanto alle generazioni nate negli anni Settanta, Ottanta (ma anche Sessanta) a cui i Tarm parlano anche solo per una questione anagrafica. Continuare ad essere attuali nonostante il passare degli anni è forse la scommessa (vinta) più significativa.
Le canzoni si susseguono senza iperboli, senza quei cosiddetti singoli che nella musica d'oggi non hanno più senso di esistere. Quindi molto meglio citare qualche testo che dà l'idea dell'acquerello dipinto del trio di Pordenone: "Bene che sia perdo il lavoro e avrò più tempo per stare con te..." dice Toffolo in Bene che sia evocando due dei fantasmi più paurosi per la nostra generazione, ovvero il lavoro e l'amore.
Bugiardo è invece un'ironica invettiva (in realtà contro un medico) che si avvale di immagini che rimandano alla natura e agli animali, un brano di matrice "tradizionalmente" Tarm, forse per questo l'ho molto apprezzata: "Del vomito si sa ne vanno pazzi i cani, nessuno dei tuoi giochi ci legherà le mani".
"Fare i conti con i soldi contati, dare il meglio solo sul dancefloor, poi addormentarsi rovesciati senza più i vestiti..." è infine la frase che mi ha più colpito della ballata popolare Di che cosa parla veramente una canzone?
Nel giardino dei fantasmi
è un disco convincente, nel quale mi sono pienamente ritrovato senza smarrimento alcuno, e non credo sia solo per il fatto che ho una maschera dei Tarm appesa davanti al letto... Roberto Conti


Tracklist

01 – Come mi guardi tu
02 – I cacciatori
03 – Bugiardo
04 – La mia vita senza te
05 – Alle anime perse
06 – La fine del giorno (canto n° 3)
07 – La via di casa
08 – Bene che sia
09 – E poi si canta
10 – Il nuovo ordine
11 - Di che cosa parla veramente una canzone?


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