I Ministri
esordiscono discograficamente sul finire del 2006 con I soldi sono finiti. Testi ermetici ma brillanti, critica sociale
portata all’estremo, produzione molto grezza, suoni ruvidi, alcune ottime idee
intervallate da qualche brano rimasto all’epoca dei Nirvana. Voci a metà tra
melodia e scream, campionario da popcore a metalcore ed un brano, Abituarsi alla fine, con forti velleità
live. La prima edizione del disco ha la particolarità di contenere provocatoriamente
una moneta da un Euro per ogni copia. La Venus distribuisce capillarmente il disco su
tutto il territorio nazionale, nonostante la mancanza di una major alle spalle.
Per i due anni
seguenti, i Ministri, abbigliati con le loro giacche napoleoniche, non sembrano
avere difficoltà a procacciarsi date dal vivo, ma questo avveniva già nei due
anni precedenti all’uscita dell’album. Chi storce il naso, non può che indispettirsi
maggiormente all’uscita dell’EP La piazza,
nel 2008, sotto la major Universal. A parte l’omonimo singolo, dai toni
melodici, sostanzialmente ci sono ancora molti elementi metalcore pienamente
conformi ai dettami dell’epoca ma abbastanza lontani dal pubblico importante. Nell’EP
c’è anche Diritto al tetto, altro
brano di punta nei concerti.
Nel 2009 è la
volta dell’album Tempi bui. I toni
sono cupi, vicini alle preoccupazioni della gente, soprattutto dei giovani, per
la crisi che travolge tutto: economia, occupazione, relazioni, ambiente,
società. Per il singolo Bevo vengono
realizzati ben due videoclip. La faccia
di Briatore è un altro singolo importante, ma i Ministri rinnegano presto
l’esecuzione di questo brano dal vivo: il messaggio della canzone fatica a
passare, sovrastato dalla rilevanza mediatica del personaggio del titolo. E se poi si spegne tutto, ultimo singolo,
ci porta in un mondo simile a quello descritto da Mauro Corona ne La fine del mondo storto: sarà difficile
far fronte alla fine di quest’epoca in cui abbiamo avuto tutto. Non abbiamo
imparato a lottare per la sopravvivenza, nel caso ci venisse tolto quello che
abbiamo. Di questa tematica i Ministri ne sanno qualcosa, e presto vengono a galla
alcuni loro fatti privati. Si scopre che i tre ragazzotti sono figli della
Milano bene. Provengono da famiglie decisamente importanti, frequentavano il
liceo Berchet, nelle loro canzoni parlano di tematiche care al popolo ma in
passato hanno avuto tutte le carte in regola per superare la gavetta in modo
indolore. Una parabola che ha forti analogie con quella compiuta trent’anni prima
dai Decibel, dai quali è emerso poi Enrico Ruggeri.
Nel frattempo i
Ministri fanno a pezzi la prima versione delle loro giacche distintive e i
brandelli vengono inclusi nella ristampa de I
soldi sono finiti. L’attività concertistica prosegue in modo estenuante e
chi assiste ad un loro show è costretto a mettere da parte la diffidenza
iniziale. La band dimostra una sorta di inspiegabile quanto innegabile X factor che la rende totalmente diversa
da qualsiasi altra realtà musicale italiana. I Ministri sono snob ma sanno
anche essere sanguigni, e ai concerti si vedono scene di stage diving degne dei
Guns n’ roses.
Nel 2010, a un anno e mezzo di
distanza da Tempi bui, anticipato dal
video de Il sole, esce l’album Fuori. La svolta pop è un passo avanti
verso la consacrazione. Il video del singolo Gli alberi viene trasmesso a rotazione sui canali musicali, così
come Tutta roba nostra, brano
elettronico ed intrigante con connotazioni ecologiste. Noi fuori è l’apice: più che una canzone è un manifesto programmatico.
Nel 2011 c’è un’altra ristampa del primo album, stavolta comprendente anche tre
brani del successivo EP. Il remaster dona nuova linfa al prodotto, che stavolta
è pienamente al passo coi tempi. Contemporaneamente, i Ministri partecipano a
qualsiasi festival o evento pubblico, compreso il concerto per la candidatura
di Pisapia. Il tour sembra interminabile e si conclude con un memorabile show gratuito
nell’atrio della Stazione centrale di Milano. A seguire, una lunga pausa
interrotta soltanto dall’apparizione allo Sziget festival di Budapest. Per
quanto riguarda il nuovo album, le uniche cose certe sono il passaggio alla
Warner, la registrazione effettuata alle Officine meccaniche, e un nome grosso:
Tommaso Colliva, produttore degli ultimi tre album dei Muse. Qualsiasi cosa i
Ministri ci riservino per il 2013, sicuramente non passerà inosservata. Marco Maresca
VIDEOCLIP:
Del primo album
non ci sono video ufficiali, però c'è questo, che è un bel video live di Abituarsi alla
fine.
Poi, suddivisi per album:
Bevo (videoclip 2) https://www.youtube.com/watch?v=0SnK_n6ffT8
ora si sa qualcosa di più: il titolo dell'album, che sarà: "Per un passato migliore".
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