Dopo l'ep del 2010 Try to hide (in collaborazione con Luca Vicini dei Subsonica), a fine novembre scorso è uscito il primo album dei Lads who lunch dal titolo Talk, sempre in co-produzione con Luca Vicini. Definito dagli stessi LWL un disco post-wave, la band col proprio lavoro cerca di far arrivare un messaggio di dissenso verso le nuove e distorte forme di comunicazione che soprattutto nelle grandi città rendono spesso difficoltoso conoscersi e comunicare.
Nel disco il gruppo campano trapiantato a Roma parla di rabbia, evasione, libertà, gelosia, ribellione, conforto e tanto altro. I Lads who lunch attirano subito l'attenzione con l'iniziale Don't talk, breve intro fatta di metallo, poi passano a Puppets, brano di stampo punk-rock con variazione vocale interessante di memoria decisamente rock. Ritmo incalzante alternative in News. L'attacco elettropop di Brat mi trasporta dritta negli anni Ottanta per poi tornare nel futuro ancora presente.
In Cold morning, brano da cui è stato tratto un clip, il lead vocalist ci fa capire che sa usare la voce come certi “vecchi” rocker.
I Lads Who Lunch scendono dall'astronave per il brano strumentale Monday intriso di elettronica. Ancora tanto altro da sentire tra cui Mirrors, The gap and the platform e Draft, quest'ultima dalle sonorità punk rock. Finale ancora strumentale con i rimandi nordici di Uncut.
In tutto il disco va rilevato l'abile utilizzo del synth. I Lads hanno uno stile convincente e ottima attitudine interpretativa. Dal mio punto di vista sono anime punk rock allo stato naturale. Ascolto da approfondire, magari nei live. Alessandra Terrone
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