Contando soltanto le uscite ufficiali ed escludendo gli EP e
le raccolte, Niente di serio è il
sedicesimo album in studio per i Diaframma. La formazione stavolta è ridotta
all’osso, ed oltre al solito inossidabile Federico Fiumani alla voce e
chitarra, troviamo Luca Cantasano al basso, Lorenzo Moretto alla batteria e,
come ospite, Gianluca De Rubertis del duo Il genio, alle tastiere e pianoforte.
Dall’ultimo album, Difficile
da trovare, son passati tre anni: un arco di tempo lunghissimo per Fiumani
e soci, abituati a sfornare un disco ogni anno e mezzo circa. Difficile dire se
l’intervallo di tempo abbia prodotto qualche passo avanti nell’ispirazione o
meno: l’ultimo tentativo discografico coraggioso dei Diaframma, Volume 13, risale ormai al 2004. Ed è
chiaro a tutti, ormai, che i Diaframma di oggi non c’entrano più assolutamente
niente con quelli degli anni ’80.
Niente di serio si
assesta bene o male sui livelli dei due album precedenti: Camminando sul lato selvaggio, del 2007, ed il già citato Difficile da trovare, del 2009.
Vivo così, il
brano d’apertura, è il solito schema di ballata acustica che Fiumani ripropone
ormai da tempo, e non aggiunge niente di nuovo, ma già il secondo brano, Entropia, si rivela piuttosto
interessante: un basso cupo e pieno sostiene un pezzo vibrante, uno stile dark
wave che ricorda i Cure oltre che gli stessi Diaframma degli esordi, ed un
delay di chitarra degno di Billy Corgan nei suoi momenti più romantici e
sognanti. C’è un certo distacco nei testi, come se Fiumani osservasse da
lontano le situazioni descritte, proprio lui che era solito infervorarsi ed
urlare nelle sue canzoni. E’ strano quindi ascoltarlo distante e distratto, con
la sua voce profonda che descrive tutto da lontano, come in Absurdo metalvox. C’è spazio, poi, come
sempre, per dolore, impotenza e malinconia, temi da sempre cari a Fiumani, che
in Madre superiora torna, come
intensità, ai suoi momenti migliori dei primi anni ’90. La botta di energia del rock è un’ode al genere musicale di cui
Fiumani si sente portavoce, ma i Diaframma ci arrivano ormai stanchi, ed il
disco inizia ad appesantirsi. Anche la successiva Niente di serio, che dà nome all’album, vorrebbe portare freschezza
ma lascia trasparire noia. La salvano gli innesti di piano di De Rubertis, mai
banale nei suoi incisivi interventi lungo tutto il disco. Si torna poi agli
schemi acustici di due o tre accordi, sui quali Fiumani ormai riesce a
costruire decine di canzoni grazie alla sua innata facilità a produrre testi di
argomento relazionale e amoroso. Nilsson
non è granché, così come la successiva Tempesta
nel mio cuore. Volendo fare una provocazione, si potrebbe dire che tra
tutti i concittadini a cui ispirarsi, Fiumani abbia ormai abbia deciso di
emulare Pupo invece dei Litfiba. Arriva però il tempo del riscatto: Carta carbone è un brano vivace e solare,
accompagnato anche da un bel videoclip. Un’altra canzone dal forte impatto
emozionale è la successiva Grande come
l’oceano. Finalmente tornano i richiami ai Diaframma dei primordi. “Chissà
se sarò mai un uomo un giorno, chissà se lo diventerò”, canta Fiumani
ricordando il passato, ed è questa la chiave di lettura dell’album. Diventare
grandi, tirare le somme, fare i conti, lasciare un po’ di spazio alla
malinconia, se necessario, ma senza farsi sopraffare da essa. Anche in Anime morte si torna agli anni ’80, e
finalmente Fiumani si lascia andare. “Devi farcela da solo, credi a me, non sei
più l’ultimo”, ripete come una litania. L’album chiude con Un orologio rotto, che riassume i contenuti dell’album, e consegna
al mondo musicale un disco che ha qualcosa in comune con i precedenti tentativi
a nome Diaframma: malinconia mischiata a
disillusione, partecipazione emotiva mista a distacco, noia che si
alterna a momenti di ispirazione.
“Volevo cambiare ma sono ancora qua”, canta Fiumani, nel brano
conclusivo. Il riproporsi continuamente ha vinto sull’esigenza di rinnovarsi.
E’ un bene? Il giudizio è sospeso, in quanto nonostante alcuni momenti
trascurabili siamo davanti a un buon album, ma il desiderio degli ascoltatori
dei Diaframma sarebbe, finalmente, un disco che mostri il coraggio di cambiare
strada. Conoscendo le tempistiche di Fiumani, se tutto va bene dovremo
aspettare soltanto un anno e mezzo. Marco Maresca
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