L’ossessione di Morgan per artisti quali Luigi Tenco, Sergio
Endrigo e Domenico Modugno non poteva certo esaurirsi col primo volume del
canzoniere italiano, pubblicato dal poliedrico artista brianzolo nel 2009. Esce
quindi, per Columbia, Italian songbook
vol. 2, il secondo capitolo di una trilogia dedicata alla riscoperta di
alcuni brani, di assoluto valore mondiale, risalenti all’età dell’oro della
musica italiana.
Nel secondo volume del suo canzoniere, Marco Castoldi (vero
nome dell’ex leader dei Bluvertigo) torna a ciò che sa fare meglio: rinnovare,
reinterpretare, riarrangiare e soprattutto suonare. Nel primo volume si
limitava a cantare: una scelta quasi suicida, dal momento che la sua voce era
già in declino. Ma purtroppo la successiva operazione alle corde vocali l’ha
definitivamente immolato sulla via dell’afonia. Ecco quindi la scaletta di
un’ipotetica serata di pianobar con il rauco ex cantante dei Bluvertigo,
racchiusa nell’album Italian songbook
vol. 2.
Dopo una breve introduzione strumentale, a cura dello stesso
Morgan, intitolata Desolazione, il
Castoldi ci porta al ’68, e a Sergio Endrigo che canta la dolce ed intima
ballata Marianne. Ne risulta, nella reinterpretazione
di Morgan, un brano solare e quasi divertente, complice l’atmosfera casalinga
della registrazione, con tanto di imprecisioni e risate isteriche. Segue una
cupa rivisitazione elettronica, in stile Depeche mode, di una canzone dei Gufi
intitolata Si può morire. Qui la voce
di Morgan è ai minimi storici, e a nulla serve l’aiuto del gruppo vocale dei
Cluster, proveniente da X factor. Troviamo, poi, un grande classico: Io che non vivo (english version) di
Pino Donaggio, a testimonianza dell’internazionalità della musica italiana nei
suoi anni d’oro. Morgan ha, poi, il merito di farci conoscere Hobby, oscuro brano di Luigi Tenco con
un testo più che mai attuale. Un’altra canzone che rischiava di perdersi per
sempre, anch’essa con un testo sconvolgente, è Il gioco del cavallo a dondolo, di Roberto De Simone. Qui
finalmente Morgan torna ad essere quasi quello dei Bluvertigo. Abbracciami di Charles Aznavour risulta
piuttosto noiosa, e la successiva Donna
bella non mi va, di Rodolfo De Angelis, è uno scherzo di pessimo gusto da
teatro d’arte varia. La successiva Speak
softly love non è altro che la reinterpretazione del tema scritto da Nino
Rota per Il padrino. Segue
l’immancabile Domenico Modugno, con Sole
malato, che l’allievo ripropone con rispetto. Poi Morgan ritiene di dover
inserire un inedito, intitolato Una nuova
canzone, che non prende alcuna direzione. Il brano nuovo ha, però, il
merito di spezzare il ritmo ed alleggerire il disco, per poi introdurre Non insegnate ai bambini, di Giorgio
Gaber. Morgan merita un applauso per aver inserito questo brano nel suo
canzoniere dedicato ai brani da salvare, e la sua interpretazione, parecchio
diversa rispetto all’originale, ha il merito di non sottrarre niente ad una
canzone già bella di suo.
Per un ipotetico bis della sua serata di pianobar, Morgan ci
propone Pino Donaggio con Io che non vivo
(senza te), stavolta in versione italiana, seguita da Sole malato (english version) di Modugno e Parla più piano, versione italiana del già citato tema di Nino Rota
per Il padrino.
In conclusione, ci troviamo a commentare un album che mostra qualche importante
pregio sommerso da una marea di difetti, più o meno rilevanti a seconda dei
gusti dell’ascoltatore. Il lato positivo è sicuramente il coraggio nella scelta
dei brani, e quindi il valore storico a posteriori. Un esempio: il Maestro
Roberto De Simone è un illustre compositore di musica classica, il quale
soltanto una volta si è cimentato in un album di musica leggera, da cui Morgan
ha ripescato Il gioco del cavallo a
dondolo. Il Castoldi ha quindi letteralmente salvato da un vinile anni ’70
un’ottima canzone destinata a non essere ristampata su CD. Il lato negativo è
la triste constatazione che Morgan ha definitivamente perduto la voce e
purtroppo a volte anche la capacità di reinterpretare brani altrui senza perdere
il senso della misura. Ed è un peccato, dato che stiamo parlando dello stesso
Morgan che qualche anno fa aveva magistralmente riarrangiato e reinterpretato
per intero il leggendario Non al denaro,
non all’amore né al cielo, con tanto di lodi di critica e pubblico, e con
tanto di onorevole Premio Fabrizio De André. Marco Maresca
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