Wooden days è
l’album d’esordio dei piacentini Ants army project, uscito per la Tea kettle
records. E’ un album indie rock, melodico e a tratti un po’ country, che nasce
dalla campagna emiliana e sogna l’America. Le canzoni sono tutte in inglese e i
temi sono celebrità, privacy, amore, emarginazione, transessualità, sogni,
nostalgia, morte. Il tutto cantato da una voce graffiante e coinvolgente. Sono
evidenti le influenze a stelle e strisce, provenienti sia dalla costa pacifica
che da quella atlantica, ma si tratta comunque di un album con solide radici
nella nostra terra. Nei brani in cui le influenze country sono più marcate (Fake, From Mario to Marion), il gruppo ricorda i californiani Camper van
Beethoven, mentre le numerose ballad (Gin
& tonic love, Today, Winter, car crash) ricordano molto da
vicino i Bon Jovi, anche nell’interpretazione vocale. Il punto debole
dell’album è costituito da una parziale mancanza di originalità compositiva ed
interpretativa in alcuni brani, ma il disco merita comunque di essere ascoltato
attentamente. Marco Maresca
Tableau, esordio
discografico dei Moseek per Tube music, è un album rock con inserti elettronici
che prende spunto dall’alternative soprattutto americano. I Moseek hanno già
una vasta esperienza nei festival di tutta Italia e hanno condiviso il palco
con vari artisti tra cui Tre allegri ragazzi morti, Ministri, Sick tamburo. Oltretutto
negli ultimi quattro anni hanno vinto parecchi concorsi per band emergenti. Le
canzoni sono tutte in inglese e la cantante, Elisa Pucci, fa pensare ad un
Eddie Vedder in gonnella. Ciò può essere un punto a favore o un limite a seconda
dei gusti dell’ascoltatore, ma pone un dubbio: piuttosto che arrivare ad
imitare persino la pronuncia di un cantante d’oltreoceano, non sarebbe meglio
trovare il coraggio di cantare in italiano? Il gruppo, comunque, sembra
maggiormente a suo agio nei brani più elettronici, quali A safe side e A room & a
kitchen, forse il brano migliore dell’album. m.m.
I Seed ‘n feed sono una band toscana presente sulla scena musicale già
dal lontano 1994. Negli anni hanno toccato, con risultati pregevoli,
sonorità hardcore, post-punk, metal, cantautorali, scrivendo canzoni ora in
inglese ora in italiano. Una lunga notte
(Inconsapevole records) è il loro sesto full-lenght album, e mostra
l’evoluzione artistica del gruppo. Un album potente e lieve in cui la tensione
emotiva del cantante e autore Lorenzo Dinelli si fa calibrata e
contemplativa, conservando la forza ed il calore presenti nelle produzioni
precedenti. Sono presenti numerose collaborazioni, tra cui la voce di Olly
dei The fire / Shandon nel brano Fuori
dalla mia vita ed alcuni preziosi assoli di chitarra di Mark Byrne degli
americani Angry samoans nei brani Messico
e Oltre. Pregevoli gli arrangiamenti
e la produzione, un po’ meno i testi in italiano, non particolarmente musicali,
per una band che infatti inizialmente cantava in inglese. Il brano migliore,
che merita più di un ascolto, è Messico. m.m.
Stone three home è il terzo disco di Nico Greco,
cantautore italiano che trae ispirazione dal folk e dal rock e cittadino del mondo. Prodotto da Paolo
Messere, come i precedenti album, il disco è un viaggio alla ricerca del proprio
posto nel mondo, quello che vorremmo chiamare casa e che non tutti riusciamo a
trovare. Piacevole ballata a due voci in Going with her (la voce
femminile è di Valeria Sorce).
The magic ricorda certi brani del pop inglese, anche in questo brano è presente un duetto.
Comin’back è la classica canzone d’amore: l’oceano, il
vento che soffia, il colore del mare. Il ritorno.
Five past ten ha un inizio accattivante che fa presagire un
brano rock, infatti le sonorità usate sono più grintose ed elettriche rispetto
ai pezzi precedenti, il testo parla di passione che fa bruciare. Il video che
accompagna questo brano è invece un po’ deludente, tra bei paesaggi
delle Canarie, il mare che ricorre sovente nei suoi testi e ovviamente Nico con
la sua inseparabile chitarra. Trust in me and you è un brano più psichedelico degli altri.Ancora doppia voce in I still see her in my dreams, una
ballata che parla di una donna che popola ancora una volta i sogni dell'autore. In Home la voce di Nico mi fa venire in mente (passatemi
l’azzardato paragone) un Lou Reed post Velvet Underground. I brani intrisi d'amore di questa terza opera del cantautore molisano sono talvolta un po’ ripetitivi e non pare vi sia qualcosa di davvero
entusiasmante, qualcosa che colpisca in modo deciso. Un album ben fatto di
certo. Con buone sonorità, anche se in molti casi già sentite. Nico Greco
con la sua voce particolare potrebbe dare molto di più per distinguersi da
tanti altri folk singers. Alessandra Terrone
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