26 aprile 2013

Raudo dei Gazebo Penguins è un bel disco punk


Che bello il disco nuovo dei Gazebo Penguins! Ancora grazie a To Lose la Track il trio di Correggio sforna un discone ricco di iniziative, tutto da gustare. Più pestone del precedente full-lenght Legna e sicuramente più punk di ciò che apparì negli split con I Cani, Verme e Do Nascimiento, Raudo diverte dalla prima all’ultima canzone. Dieci episodi dieci caratterizzati da liriche ragionatissime ma irriverentemente danzerecce, cori altissimi e, di conseguenza, esultanze a non finire. Non si sa da dove iniziare: Finito il caffè (“singolone” dell’album con tanto di video), Casa dei miei e Difetto aprono le danze e, lo ammetto, le ho ascoltate tutte e tre due volte prima di passare alla quarta canzone, Domani è gennaio, che si apre con un’introduzione ragionata, nervosa e molto Detroit. La città. Crossover verso la metà a spezzare il ritmo e il fiato e poi ancora sperimentazione con Ogni scelta è in perdita.
Correggio è la canzone che ogni gruppo vorrebbe scrivere: un manifesto alle proprie origini, un omaggio all’adolescenza di un ragazzo che ascolta rock negli ’90 in un paese che non è né la funambolica Milano, né la dura Torino, nè la vicina e punkissima Bologna degli anni ’90. Io a quindici anni ascoltavo a manetta i Presidents of the Usa, e un po’ i Gazebo me li ricordano. In tre, a pestare duro mentre tutto va a rotoli. Trasloco è strappalacrime: “Riguarderemo le foto dei tuoi quando qualcuno aveva cura di noi. Riverniciamo tutto, ricomperiamo il bagno ubriachi della proprietà”. Punk rock melodico, poi, con Mio nonno. Si chiude con Non morirò e la riflessiva Piuttosto bene, che con chitarre tiratissime e un lentone psichedelico ammette, dopo tutta questa fatica “Oggi mi sento piuttosto bene”. Oggi. Per fortuna oggi mi sono ascoltato l’ultimo dei Gazebo Penguins. Penso lo farò anche domani. Perché è un album che parla di mobili, caffè e amore mentre, lo ripeto, va tutto a rotoli. E ricordatevi che i Pinguini non sono Cani e che un Raudo era più debole di uno Zeus, ma molto più forte di un Cicciolo. Non c’era gara. Andrea Vecchio

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