3 aprile 2013

Demenziale o geniale? Come giudicare il nuovo disco di Gozer il Gozeriano?


C’è sempre un po’ bisogno dell’anticonformismo più malsano, anche per dare un senso di novità in un momento in cui – musicalmente parlando – sembra un po’ tutto fermo. Con un nome ispirato al fantasma di “Ghostbusters” e con idee naif e gogliardiche, ecco a voi Quant’era verde la mia Mesopotamia dei bresciani Gozer il Gozeriano. 
Tematiche giovanili da outsider di provincia trattate senza peli sulla lingua, con testi col linguaggio volutamente cafone ma sincero (“proprio perché di speranza non ce n'è voglio far le cose zozze con te perciò amore si può solo scopare drogarsi da morire e dopo cazzeggiare, perciò rubiamo un trattore facciamoci le feste in un paesaggio agreste”, così cantano in Le cose zozze). Le parole pronunciate dal cantante Sid Picius (il cui stile sembra un incrocio malato tra Johnny Rotten e Piero Pelù!) sono ciò che resta maggiormente impresso in quest’album: tra attacchi non-sense alla compagna (Stronza isterica), deliri di vita extra-calcistici (Mano de dios) e luoghi comuni under 30 (Intellettuale di sinistra, in cui canta “Ma ciao sono un intellettuale di sinistra se tu fai il cattivo io farò il moralista se tu fai il moralista io farò il teppista e se mi offendi farò il cineasta”) ne esce un lavoro se non altro originale rispetto all’attuale panorama underground italiano.
Per quanto riguarda le musiche si passa volentieri dal lo-fi al punk-rock anni ’70, senza disdegnare ballate semi-orecchiabili (Il lentone) e finto folk d’autore (Fuck me Gozer). Gozer il Gozeriano è un fantasma schizoide apparso all’improvviso nel rock di provincia che potrebbe avere modo di farsi conoscere nel tempo, perché le idee naif in un contesto conformista sono sempre prese in considerazione. Sia nel bene che nel male. Marco Pagliari

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