7 aprile 2013

Lumi di punk coi Minnies e il nuovo disco Ortografia

Seguo e conosco i Minnie's di Milano da quando, a Milano, i gruppi iniziarono a suonare del punk hardcore melodico. Da quando, cioè, pubblicarono lo split che uscì per la Riot di viale Monza con gli Happy Noise. Suonavano nei centri sociali, facevano già tour europei, promettevano "noi tra vent'anni saremo ancora qui". Promessa mantenuta. Lo split in questione uscì nel 2001, ma i loro primi lavori risalgono algi ultimi '90. Facendo due conti, quindi, ci siamo quasi.
Ortografia, il loro ultimo album, è in formato CD e LP per un totale di dieci tracce. L'etichetta per la quale esce è la umbra To Lose La Track.
Confermano di esserci ancora perchè dimostrano una coerenza paurosa per quanto riguarda stile, modo di suonare, timbro vocale. E' l'hardcore melodico indipendente italiano: ogni Paese ce l'ha ed il nostro ha come maggior rappresentante i Minnie's. Come ogni disco di hardcore melodico che si rispetti, la prima traccia dev'essere pompata a mille, e con Quanto costa una domanda abbiamo un breve riassunto di ciò che sarà l'intero lavoro. Stop'n'go a manetta, singalong assicurati e stacchi centratissimi. Il cantato è in italiano e, per produrre un lavoro così, bisogna averne fatta di strada: l'italiano, nel punkrock, non è così semplice. Riescono, per tutta la durata del disco, a non scadere in frasi banali, nei cori prolungati quando non si sa che cazzo dire per stare a tempo, in frasi scontate. Fiumi è pura vecchia scuola punk milanese anni '90: tonalità cupe, momenti lenti quando servono e un'introduzione parlata molto Good Riddance. Tragedia ci riporta ai primi lavori dei Thursday, quando cioè iniziavano ad andare di moda le frange; sei te è invece tutta incentrata su sferzanti ripartenze e da blocchi in area manco Pietro Vierchowod sui calci d'angolo. Daccapo scritto utto attaccato ci fa sentire in sala prove con loro perchè è così che si dice quando si sbaglia a suonare un pezzo; Capodanno inizia come i Green Day hanno iniziato più di una canzone ma, tra riprese east coast e ritmi Dischord ci porta finalmente al corone ficcante "Ed io non so pretendere, ed io non so pretendere lo stesso". Il tutto per entrare freneticamente nella traccia che più lunga dell'album, Ortografia. La canzone è un lunghissimo viaggio quasi strumentale, basso alla Postal Service e nevrasteniche derapate Washington. Atmosfera perfetta per dare il titolo ad un album che indisciplinatamente ci insegna a leggere e a scrivere. Una guida vocale nel museo straniero che hai sempre voluto visitare che, per la prima volta, non ti infastidisce quando te ne vorresti star lì a guardare le opere per i fattacci tuoi. E lo dicono anche loro, in una presentazione abbastanza formale: "L'ortografia è come la società civile, tutta un insieme di norme e di convenzioni che credono di regolare il modo corretto di stare al mondo. Nasci, impari il suono delle parole, il loro significato… alla fine codifichi il tutto attraverso la scrittura. Ogni lingua ha i suoi segni “giusti” ma quante ortografie ci sono al mondo?"
Il disco si conclude, nemmeno a dirlo, con un titolo come Ogni colpo è l'ultimo, acustica all'inizio ed ariosamente danzereccia subito dopo.
Alla fine è un disco molto soft, Ortografia. Spero non sia l'ultimo per i Minnie's perchè penso ci sia bisogno di gruppi come loro, nel bene e nel male, in Italia. E perchè, soprattutto, mancano ancora tre o quattro anni per eliminare definitivamente quel "quasi" ai vent'anni. Andatelo a dire ai Thursday. Andrea Vecchio

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