1 dicembre 2012

Dall'underground campano ecco i Pedalò e il loro debutto Sale

I Pedalò sono di Napoli, fanno uscire un cd per Miacameretta Records e ricordano i Pavement di Crooked Rain, Crooked Rain, uno dei dischi che in assoluto preferisco nell’universo della musica ascoltabile. Sì, perché la voce è impastata ed offuscate, quasi impercettibile. E perché i giri di basso hanno un volume altissimo, come se esistessero solo loro, maledettamente.
Se i Pavement fomentavano la psichedelia, i Pedalò fomentano turbinanti giri di basso. Il disco si intitola Sale, ed è un debutto in grande stile, dato che il lavoro conta ben quattordici canzoni. Detto ciò, si parte con la minimale allegria di Manigoldi malriusciti: poche ed appena accennate parole come testo, un arpeggio iniziale di chitarra e tanto, tantissimo basso. Si prosegue con Friggitoria del corso, punk rock. Screeching Weasel ed aperitivi pesantissimi durante i quali si discute di bei gruppi andati. La terza traccia E adesso arriva Bob e ce lo misura recita sommessamente, dopo un’introduzione a base di rock’n’roll da ultimo giorno di liceo “Questa estate / non chiavare / stessa spiaggia / stesso mare”... e siamo solo all’inizio. Rimanendo immersi nel milieu mediterraneo, ecco Tuffi in alto mare, una sferzata punk che porta alle atmosfere più spiccatamente Mudhoneyane di Dietro, la canzone meno amara del disco, una ballatona da fare andare la testa su e giù, insomma.
È davvero un bel lavoro, comunque, questo Sale.
Polluzione notturna è schizofrenica, accattivante, violenta. Una vera malattia. Il giardino dei Tenti Ranieri è invece diretta, aspra, propiziatoria: la parola “scampo” è ripetuta poche volte ma rimane inesorabilmente impressa nel digrignare dei denti. Siamo quasi alla metà ed arrivano La canzone dell’amore mai trovato e Tesoro me lo metti dietro, le quali, se non fosse per i testi totalmente distaccati e sconnessi da ciò che recitano i titoli, risulterebbero alle orecchie dei più distratti ascoltatori banali e, forse, un po’ troppo irriverenti. Ma qui non c’è spazio per i benpensanti, qui si suona punk rock che di indie, per fortuna, ha ben poco. Forse giusto gli arpeggi e le boutades sui sentimenti. Bastardino trovato sul lungomare è senza dubbio la mia preferita: in pochi secondi abbiamo un climax strumentale, voci straziate e finale a sorpresa.
Ci sono passato una volta, da Mondragone. E i Pedalò dedicano alla cittadina in provincia di Caserta la sonoricissima Settembre a Mondragone. Avvincenti.
Al Tramonto e Deo gratis testiculos habet si finisce in bellezza: sonorità sempre più punk e sempre meno indierock.
Sale è un disco indispensabile per capire realmente cosa stia succedendo, negli ultimi tempi, nell’underground italiano. È un disco minimalista, in quanto ciò che deve fare lo fa e basta, una definizione che più positiva così non si può. Anche Čechov è stato sempre definito “minimalista” in senso spregiativo dai suoi detrattori, giusto per rendere un’idea. Andrea Vecchio

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