8 dicembre 2012
Le belle cose dei Sikitikis, un disco da ascoltare
In attività dal 2000, i cagliaritani Sikitikis, attualmente legati alla Sugar, sfornano il loro terzo album Le belle cose. Dopo il tanto lavoro di questi anni, sono considerati band di culto della musica indipendente italiana. Da sempre legati al mondo del cinema (sia per passione che per varie collaborazioni), ora con questo nuovo disco si avvicinano con interesse anche al cantautorato
italiano. Sikitikis a mio parere sono artisti ironici e originali sia per i testi che per le musiche, queste ultime mi hanno fatto divertire facendomi venire in mente musica da telefilm, vecchie pellicole e quant'altro. I testi spaziano dall'amore raccontato con leggerezza a quello più complesso del rapporto di coppia, ma anche alla più stretta attualità, Hai fatto male ed Hey tu! ne sono un esempio. In particolare Hai fatto male è una dedica ai genitori che hanno tenuto lontano tutti i problemi e le seccature di tutti i giorni dai propri figli ma che ora non sono in grado di fare niente da soli e ne pagheranno le conseguenze. L'album con i suoi undici brani fonde in sé vari generi musicali solo apparentemente distanti tra loro, dal cantautorato, come già detto, all'elettropop, alle musiche anni '60. In Le belle cose, brano che dà il titolo al disco, ricco di sonorità elettro e testo in un crescendo di protesta legittima, i Sikitikis si lasciano ispirare dal modo di cantare di Celentano.
La mia piccola rivoluzione è invece una canzone d'amore piacevolmente orecchiabile, è la piccola rivoluzione che piacerebbe a molti, me inclusa. Dedica d'amore in Soli che trasforma la neve dell'inverno in estate con la massima da segnalare “e che si torni a far l'amore anche dopo il venerdì”. Ancora un brano d'amore con Amori stupidi che a me è piaciuta anche per la presenza dello xilofono. Apnea e Aria sono strettamente collegate: la prima fa da intro alla seconda, con una strizzatina d'occhio iniziale alla sperimentazione elettronica dei Depeche Mode. Album da ascoltare. Mette molta allegria. Alessandra Terrone
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