Il Confusional quartet è un
esperimento no wave bolognese che ha origine nel lontano 1977, durante il picco
massimo della cultura alternativa e della creatività giovanile italiana.
All'epoca giovanissimi, i membri del quartetto miscelavano l'energia del rock
con argomenti sino ad allora lontani dal mondo musicale: il futurismo, il
minimalismo, la musica concettuale di John Cage, l'Italia del boom economico
degli anni '60, il design contemporaneo. Visivamente si presentavano come dei
piccoli Devo, vestiti con tute bianche industriali. Il loro stile era un
curioso misto di jazz, new wave, no wave, siglette pubblicitarie,
campionamenti. Una "confusione" di generi dichiaratamente innervata
da una buona dose di estetica futurista.
Dal 1982 in poi, del
Confusional quartet si è persa traccia. L'Italia si è imbruttita e musicalmente
il livello di proposta e ricezione culturale è crollato verso i minimi storici.
La velocità futurista è stata mal interpretata e disattesa in nome di un
progresso sbagliato. Per salvare il Paese da questo degrado, il Confusional
quartet è tornato, con un album dall'omonimo titolo (come peraltro il disco del
1980 e l'EP del 1981). Undici tracce, uscite per l'etichetta Hell yeah e
distribuite da Goodfellas, con le quali il quartetto si aggancia al treno del
nuovo millennio e si dimostra pienamente all'altezza.
L'album inizia con il singolo
Futurfunk, in collaborazione con The bloody beetroots, pseudonimo di Bob Rifo,
conosciuto specialmente al pubblico giovanile per le colonne sonore dei vari
videogiochi di FIFA e Need for speed. L'incontro tra The bloody beetroots e il
Confusional quartet era scritto nel destino: il 1977 è così importante per Bob
Rifo da avercelo tatuato sul petto. Quel 1977 che è il suo anno di nascita, ed
è anche l'anno di formazione del Confusional quartet, oltre che l'anno di
nascita del punk. L'album del Confusional quartet ha un tiro pazzesco
dall'inizio alla fine, e la coesione del quartetto non va scemando col passare
dei minuti, anzi acquista nuovo vigore nel penultimo pezzo, Orazio, che mostra un'enorme precisione
oltre che la maestria di chi ha alle spalle trentacinque anni di carriera. Ciò
che entusiasma maggiormente nel disco è proprio quella sensazione di
freschezza, di precisione, di gran voglia di suonare, il tutto condito da
scelte molto moderne e originali per quanto riguarda il mixaggio, quest'ultimo
affidato a Giulio "Ragno" Favero del Teatro degli orrori. A livello
di suoni, infatti, il disco del Confusional quartet non cerca il confronto con
la no wave o con altre musiche d'avanguardia intellettualoide, ma sfida
apertamente massimi nomi della fusion e del progressive metal, quali possono
essere i Liquid tension experiment di Tony Levin, John Petrucci, Mike Portnoy e
Jordan Rudess. Il suono delle tastiere infatti è sempre saturo, devastante, e
la batteria è registrata con una timbrica insolitamente vicina a quella del
metal. Un album assolutamente inaspettato
nel panorama italiano. Uno di quei dischi che aprono una strada da seguire per altri
musicisti emergenti, che si spera seguano le orme di chi è nel mondo della
musica da più di trent'anni e ha molto da insegnare. Marco Maresca
Tracklist:
1. Futurfunk
2. Kursaal
3. Cani alla menta
4. One nanosecond in Tunisia
5. Verme
6. Ritmo speed
7. Forza dell'abitudine
8. Sensosan
9. Amaricante
10. Orazio
11. Newnewwave
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