19 dicembre 2012

Confusional quartet, ovvero bolognesi con molto da insegnare


Il Confusional quartet è un esperimento no wave bolognese che ha origine nel lontano 1977, durante il picco massimo della cultura alternativa e della creatività giovanile italiana. All'epoca giovanissimi, i membri del quartetto miscelavano l'energia del rock con argomenti sino ad allora lontani dal mondo musicale: il futurismo, il minimalismo, la musica concettuale di John Cage, l'Italia del boom economico degli anni '60, il design contemporaneo. Visivamente si presentavano come dei piccoli Devo, vestiti con tute bianche industriali. Il loro stile era un curioso misto di jazz, new wave, no wave, siglette pubblicitarie, campionamenti. Una "confusione" di generi dichiaratamente innervata da una buona dose di estetica futurista.
Dal 1982 in poi, del Confusional quartet si è persa traccia. L'Italia si è imbruttita e musicalmente il livello di proposta e ricezione culturale è crollato verso i minimi storici. La velocità futurista è stata mal interpretata e disattesa in nome di un progresso sbagliato. Per salvare il Paese da questo degrado, il Confusional quartet è tornato, con un album dall'omonimo titolo (come peraltro il disco del 1980 e l'EP del 1981). Undici tracce, uscite per l'etichetta Hell yeah e distribuite da Goodfellas, con le quali il quartetto si aggancia al treno del nuovo millennio e si dimostra pienamente all'altezza.
L'album inizia con il singolo Futurfunk, in collaborazione con The bloody beetroots, pseudonimo di Bob Rifo, conosciuto specialmente al pubblico giovanile per le colonne sonore dei vari videogiochi di FIFA e Need for speed. L'incontro tra The bloody beetroots e il Confusional quartet era scritto nel destino: il 1977 è così importante per Bob Rifo da avercelo tatuato sul petto. Quel 1977 che è il suo anno di nascita, ed è anche l'anno di formazione del Confusional quartet, oltre che l'anno di nascita del punk. L'album del Confusional quartet ha un tiro pazzesco dall'inizio alla fine, e la coesione del quartetto non va scemando col passare dei minuti, anzi acquista nuovo vigore nel penultimo pezzo, Orazio, che mostra un'enorme precisione oltre che la maestria di chi ha alle spalle trentacinque anni di carriera. Ciò che entusiasma maggiormente nel disco è proprio quella sensazione di freschezza, di precisione, di gran voglia di suonare, il tutto condito da scelte molto moderne e originali per quanto riguarda il mixaggio, quest'ultimo affidato a Giulio "Ragno" Favero del Teatro degli orrori. A livello di suoni, infatti, il disco del Confusional quartet non cerca il confronto con la no wave o con altre musiche d'avanguardia intellettualoide, ma sfida apertamente massimi nomi della fusion e del progressive metal, quali possono essere i Liquid tension experiment di Tony Levin, John Petrucci, Mike Portnoy e Jordan Rudess. Il suono delle tastiere infatti è sempre saturo, devastante, e la batteria è registrata con una timbrica insolitamente vicina a quella del metal. Un album assolutamente inaspettato nel panorama italiano. Uno di quei dischi che aprono una strada da seguire per altri musicisti emergenti, che si spera seguano le orme di chi è nel mondo della musica da più di trent'anni e ha molto da insegnare. Marco Maresca

Tracklist:
1. Futurfunk
2. Kursaal
3. Cani alla menta
4. One nanosecond in Tunisia
5. Verme
6. Ritmo speed
7. Forza dell'abitudine
8. Sensosan
9. Amaricante
10. Orazio
11. Newnewwave

Nessun commento:

Posta un commento