La discografia è morta e io non vedevo l'ora (Labelpot records) è
l'album d'esordio di Io non sono Bogte, band romana il cui cantante ed autore
dei testi è Daniele Coluzzi, autore nel 2011 del libro Rock in progress - promuovere, distribuire, far conoscere la vostra
musica.
Recensione in 10 parole: riformatore (a partire dal formato
chiavetta USB al posto del CD), autobiografico (prendendo comunque le distanze
dal Bogte del titolo, alter ego pesante e meschino), negativo (ma non
nichilista: negare per affermare), maldestra (la voce, e proprio per questo
espressiva, che si ispira forse al teatro-canzone, forse al Banco del mutuo
soccorso, o forse è completamente inedita ed originale), ingenua (la chitarra, e
perciò incisiva), sofferti (i contenuti dell'album), devastante (Il mercato nero delle ostie, terzo brano
del disco, con un'intensità senza eguali), urlato (l'album, da metà in poi, per
mantenere alto il pathos), fiducioso (sembra incredibile ma da un simile disco
emerge costantemente un senso di fede incrollabile). L'ultima parola, invece, è
metamessaggio: la chiavetta USB sembra dare una sorta di speranza, che un
giorno i contenuti dell'album non siano più attuali e possano essere cancellati
per lasciare il posto ad altra musica.
Marco Maresca
Voto: ****
Tracklist:
1. Io non sono Bogte
2. La musica italiana & altre
stragi
3. Il mercato nero delle ostie
4. Papillon
5. Cinque e mezzo
6. La cosa più importante è che
tu stia male
7. Margaret nella testa
8. Ti ho confessato tutto il mio
amore
9. Sette anni di prudenza
10. L'aridità sentimentale e
altre cose che ti appartengono
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