14 dicembre 2012

"Arriviamo dall'humus della provincia italiana" - Intervista agli Invers

Dal peggiore dei tuoi figli è il primo lavoro ufficiale dei biellesi Invers. Sulle scene musicali dal 2008 hanno al loro attivo un paio di ep autoprodotti, molta musica live (anche come spalla per artisti assai quotati) e partecipazione a diversi concorsi, tra i quali ricordiamo "Suoni giovani" a Susa, vinto nel 2010.
Si ispirano al sound indie-rock anglosassone intriso di sonorità post punk, con una punta di dance anni 80. Personalmente sento affiorare in diverse occasioni uno specifico suono molto vicino a quello dei Clash. Tra gli undici brani dell'album si nota anche la bella versione di Mio fratello è figlio unico, tributo all'attualissimo e geniale Rino Gaetano. Il disco è un'opera schietta che parla di vita, di illusioni infrante, di rabbia e di emozioni forti e inevitabili.

Partiamo dal nome della band. Prima Reverse ora Invers. Al di là delle più o meno facili interpretazioni, che significato ha per voi il nome che vi siete scelti?
Al di là delle più o meno facili interpretazioni, Invers per noi non ha un significato preciso inteso soltanto come termine, è bensì una particolare forma di habitat, un ambiente in cui tutti e quattro ci troviamo, ci confrontiamo, condividiamo e viviamo. E' un percorso che stiamo seguendo, che si snoda tra momenti di entusiasmo e altri di riflessione, attraverso esperienze personali e condivise, tra le ore di sonno mancate e quelle a cui ancora rinunceremo senza pensarci due volte; è un compagno di viaggio "più grande", che ci stimola e aiuta a trovare, ogni volta, la dose di energia necessaria per percorrere la strada davanti a noi.

Chi sono gli Invers e com'è nato il vostro progetto musicale? (ispirazioni, passioni, ecc.)
Come spesso accade, i gruppi si formano dall'incontro di persone con esperienze e background musicali completamente differenti. Per noi non è stato diverso, e dopo un primo periodo passato principalmente a conoscerci come persone, abbiamo iniziato a capire in modo più preciso cosa volevamo fare dal punto di vista musicale. Il risultato è un sound che prende molto dalle atmosfere anglosassoni degli ultimi tempi, miscelandole a ritmiche più aggressive derivanti dal post-punk a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, unito a testi in italiano, vicini al cantautorato ma senza riferimenti specifici ad altri autori.

Vi siete fatti conoscere soprattutto come live band. Ma a parte la musica dal vivo, e i soliti mezzi di cui parliamo tutti, per gli Invers quali sono i mezzi più efficienti per diffondere la propria musica? E a chi volete che arrivi ciò che avete da dire?
Crediamo fermamente nel contatto diretto con le persone, e non solo per quanto riguarda la diffusione della musica. In generale qualsiasi concetto suscita più interesse se comunicato o trasmesso direttamente al singolo, senza bisogno di mezzi intermediari, in quanto arriva puro, non distorto, e soprattutto va a toccare e sensibilizzare in maniera molto più forte e sincera le emozioni della persona. Tutto ciò inoltre stimola la persona ad esprimere un proprio giudizio, personale, senza influenze da parte di fattori non inerenti il concetto di partenza. Per far ciò, il mezzo più efficiente in ambito musicale rimane senza ombra di dubbio il live, che oltretutto è l'occasione migliore per farsi un'idea riguardo al gruppo che sta sul palco in quel momento. Noi speriamo con tutto il cuore di riuscire a suonare sempre di più in giro, in modo da poter portare la nostra musica a più persone possibili.

Quanto è servito partecipare a concorsi musicali e quanto e in che modo ritenete importante aver vinto il concorso Suoni giovani nel 2010?
I concorsi musicali sono occasioni interessanti che permettono ai gruppi di presentarsi ad un pubblico nuovo e di conoscere persone e band diverse, con le quali poi dare vita a collaborazioni per diffondere in modo più ampio la propria musica. Possono essere un buon trampolino di lancio per alcuni, o causa di malcontento per altri; è giusto partecipare ai concorsi, purchè con l'obiettivo di fare esperienze e conoscenze che potrebbero aiutare in futuro a muoversi in maniera più indipendente.

Dal peggiore dei tuoi figli (vostro primo lavoro ufficiale) uscito a inizio novembre racconta indubbiamente vicissitudini personali. Ma come nasce l'idea di questo disco?
Tutto è partito dall'esigenza di racchiudere all'interno di un album gran parte del lavoro prodotto fino a quel momento, come a voler scattare una fotografia delle esperienze vissute insieme e che ci hanno portato a scrivere i brani presenti nel disco. Questa prima, vera esperienza in studio ci ha messo alla prova, ma grazie al supporto e all'aiuto di tutte le persone che hanno preso parte alla realizzazione dell'album, siamo molto contenti e soddisfatti del risultato raggiunto.

Mi piace la vostra versione di Mio fratello è figlio unico. Che relazione c'è (se c'è) tra la scelta della canzone di Gaetano e il brano che dà il titolo all'album?
Non c'è una vera e propria relazione tra Mio fratello è figlio unico e Il peggiore dei tuoi figli. Si può però trovare una similitudine tra il modo in cui Rino Gaetano utilizza figure fittizie di personaggi "comuni" per descrivere problematiche legate alla vita di persone reali, e il modo in cui il titolo dell'album Dal peggiore dei tuoi figli, dal tono auto-accusatorio, cerchi di identificare la figura dell'uomo, inteso come essere vivente tra gli esseri viventi, figlio tra i figli di un'entità superiore (posto che questa esista), denunciandone il male che arreca a se stesso, ai suoi simili e a tutto ciò che lo circonda.

All'Italia parla di tutto lo schifo che ci circonda. Avete qualche idea innovativa per uscirne?
Chissà che non serva a qualcuno... Spegnere per sempre la tv sarebbe sicuramente il primo passo nella direzione giusta.

In una canzone (Nella stanza azzurra) c'è un esplicito riferimento alla morte e al dolore che comporta la perdita di persone che amiamo. La riflessione sulle cose che avremmo voluto dire o fare e sentirci dire ancora, ma non ce n'è stato il tempo. E' stata una scelta difficile parlarne?
Affrontare certi argomenti non è mai semplice, soprattutto quando le circostanze di ciò che accade non sembrano poter avere senso alcuno in nessun posto dell'universo. Parlarne, per quanto doloroso, può aiutare, anche se alle volte è davvero difficile trovare la forza e il momento di farlo; ognuno affronta il dolore a modo suo. Nella stanza azzurra è il nostro modo di parlare ancora ad una persona che non è più con noi, ma che sentiamo e sentiremo sempre al nostro fianco, e alla quale continueremo a raccontare come vanno le cose, sentendoci un po' meno pesanti forse, ogni volta che lo avremo fatto.

Dal mio punto di vista Qui fa sempre buio presto potrebbe anche essere trasformato in inno (il brano è uno dei mie preferiti). Ma mi fate sapere per favore che fine farà il burattino?
Ottima domanda! Il burattino farà la fine che si merita: rimarrà fermo, immobile, dov'è sempre stato, fedele fino alla fine al suo meschino padrone, fino a quando questo non deciderà di scaricarlo, abbandonandolo in mezzo ad una strada, senza il minimo senso di colpa. E sia chiaro, non stiamo parlando di cani...

Alessandra Terrone

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