In vista della passerella del Premio Tenco prevista
a Novara l'8 dicembre, approfondiamo la conoscenza di Come il suono dei passi sulla neve (Warner / distribuzione Venus),
l'album di Zibba & Almalibre che è stato votato migliore dell'anno insieme
a Padania degli Afterhours.
Innanzitutto, due parole su Zibba & Almalibre. Il progetto è attivo discograficamente
già da dieci anni e vanta una partecipazione al concerto del Primo Maggio nel
2003 e l'apertura dei concerti di vari artisti quali Vinicio Capossela, Gino
Paoli e addirittura Goran Bregovic. Il genere musicale è un pop raffinato con
inserti folk, una sorta di world music con radici che rimangono però saldamente
italiane. La forza del nuovo album sta principalmente nel folto numero di
collaborazioni di qualità, che forniscono un prezioso apporto a brani che
narrano di viaggi intrapresi o immaginati e di luoghi vissuti da vicino e a
volte osservati da lontano. Si parte con i ritmi caraibici di Nancy, con preziosi inserti a cura di Roy
Paci. A seguire troviamo la raffinata e delicata title track, e subito dopo c'è
una collaborazione particolarmente vivace ed azzeccata con Eugenio Finardi in Asti est. Vivace e folkeggiante è anche
la successiva Sei metri sotto la città.
Prima di partire è invece un brano malinconico
ma frizzante al tempo stesso, e vede la partecipazione di Alberto Onofrietti e
anche di Carlot-ta, la cui vocalità è particolarmente azzeccata per il tipo di
canzone. Aria di levante è un altro
brano ben riuscito di stampo folk ed è interessante notare come la rauca voce
di Zibba riesca sempre a scorrere via, armoniosa, tra variegate atmosfere e
ritmi trasversali. Si torna al reggae del brano d'apertura con Almeno il tempo, ed anche la canzone
dialettale trova il suo spazio, nel brano O
mæ mâ, nel quale il cantato in dialetto genovese è affidato a Vittorio De
Scalzi. Anche di lunedì è un brano
movimentato in cui i musicisti narrano del proprio viaggio infrasettimanale
verso la meta del prossimo concerto. Ci si avvia, poi, verso la chiusura con la
ballata Dove i sognatori son librai, e
si chiude con Salva, un amaro elenco
di cose non da salvare ma dalle quali è meglio essere salvati. L'album scorre
liscio come l'olio ed è innegabile che sia ben fatto e che possa ben
accompagnare qualche avventuroso viaggio ed anche riscaldare qualche fredda
serata invernale. Il tema del freddo invernale, peraltro, è ricorrente in quasi
tutti i brani, oltre che nel titolo e nella copertina. Dopo qualche ascolto,
però, all'ascoltatore purtroppo non rimane molto. Resta solo la sensazione di
essersi imbattuti in qualcosa che è poco di più di una colonna sonora, ben
prodotta ma sempre di contorno. E' curiosa, quindi, la scelta di premiare
questo lavoro addirittura come il migliore dell'anno. Questo perché non si
tratta né di artisti particolarmente affermati, né di artisti emergenti che
abbiano esordito discograficamente con qualcosa di geniale, ma piuttosto di un
progetto che è in piedi da molti anni senza aver smosso nulla di eclatante. Il
dubbio è che dietro al Premio Tenco sia sempre più forte la mano delle case
discografiche. La Universal nel caso degli Afterhours, la Warner nel caso di
Zibba & Almalibre. Marco Maresca
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