In che mondo viviamo? Chiedetelo ai Guignol.
E’ un argomento che affrontano in tanti (troppi) e in pochi riescono a fare centro senza cadere nella banalità o senza essere fotocopie scolorite di predecessori più fortunati, ma il punto di vista dei Guignol arriva da un’angolazione diversa.
Non c’è l’urgenza di scendere in strada a combattere e non c’è la disperazione di chi non ha più nulla da perdere, bensì c’è una riuscitissima vena ironica che ci sbatte in faccia quello che siamo e quello che viviamo tutti i giorni. Un andamento decadente da piccolo circolo fumoso un po’ blues, un po’ debosciato.
E così prendono vita undici storie, undici sinistri fantasmi che aleggiano su solide e ben arrangiate basi strumentali. Si, perché se la voce e l’ironia dei testi la fanno da padrone con intuizioni davvero interessanti, gli strumenti sono sempre pronti a creare l’ambientazione giusta trovando anche spazio come in Un giorno fra i tanti brano che vanta un’apertura finale coinvolgente. Tra momenti blues e qualche andamento sixties che sembra arrivare direttamente dai Kinks (Quello che vi dirò) si giunge alla finale Addio Cane!. Un sogno, una rivelazione dove si scambiano i ruoli cane e padrone in un sottofondo di sonorità mistiche e poco rassicuranti… E se fossimo tutti davvero al guinzaglio? Daniele Bertozzi
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