17 novembre 2013

Ottimo esordio per i The Singers, un disco da ascoltare

Non male l’album di debutto per i romani (the) Singers, in uscita il 21 novembre per Cosecomuni. Si intitola The Singers, senza osare.
Loro non sbagliano praticamente nulla e riescono persino a divertire. Inglese perfetto, tastierina dove serve e danzerecci ritornelli come insegnano i Postal Service. Fanno poche cose ma le fanno bene, come un mediano incontrista vecchio stampo. Fanno tanta legna senza rinunciare a sperimentare,come per esempio in Poncho Cho, che inizia con un parapappà molto How I Met Your Mother e termina con un lallallallà molto Get Up Kids. Azzeccatissimo l’inizio tutto rullante e bacchette di Monsters, singolo di punta dell’album. Flowers in Navona assume un’eco più spiccatamente ironica e spassionatamente celebrativa, mentre Promises we made è più riflessiva e dipinge uno senario apertamente nouvelle vague, basculando tra arpeggi veloci veloci e cori risolutori. Prendete i Death Cab for Cutie e pensateli a Trastevere, oppure immaginatevi i Bright Eyes davanti ad un cartoccio di frittura romana.
Mrs. Stapleton se non erro era un personaggio de “Il Mastino dei Baskerville” di Conan Doyle: chissà perché dedicarle una canzone, sempre che abbia indovinato di chi si tratti. Alice è la ballata del disco che forse poteva essere evitata e la finale The Jester non fa una grinza, nella sua semplice cantilena e nei suoi ritmi più che blandi. I (the) Singers iniziano benissimo, insomma: sono precisi e intonatissimi, non si danno arie e portano a casa un ottimo lavoro. Promossi. Andrea Vecchio

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