22 novembre 2013

Galapaghost, l'indie-folk ha un nuovo protagonista?

Casey Chandler, di Austin (Texas), è Galapaghost: un cantautore di nuova generazione figlio della migliore tradizione folk, le cui influenze spaziano da nomi storici (Simon & Garfunkel, Neil Young) ad artisti recenti (Midlake, Espers). Il produttore Ru Catania, dell'etichetta Lady Lovely, l'ha scoperto nel 2010 grazie al singolo Never heard nothin', che all'epoca girava in rete raccogliendo sessantamila ascolti. L'incontro tra i due ha dato luogo all'album d'esordio Runnin', del 2011, e nel tour promozionale Galapaghost era accompagnato da una nostra vecchia conoscenza: Federico Puttilli dei Nadàr solo. Il sodalizio tra Galapaghost, Ru Catania e Federico Puttilli prosegue anche nel nuovo album, intitolato Dandelion, recentemente uscito per l'etichetta Lady Lovely, con distribuzione Audioglobe.

Com'è questo disco? E' presto detto: arrivati alla seconda traccia (la magica Under the willow tree) non riusciamo a credere che il resto dell'album possa proseguire su quei livelli. E invece sì. E bisogna rendere onore anche a Puttilli poiché in due brani, Trembling happiness e Let your heart be, c'è anche la sua firma. Insomma, c'è un po' di Italia in questo disco. Non solo per la presenza di Puttilli, ma anche perché lo studio in cui è stata effettuata la registrazione, di proprietà dell'etichetta Lady Lovely, si trova a Pomaretto, in provincia di Torino.
Dagli esperti del settore, Galapaghost è stato subito paragonato a tanti nomi illustri: Devendra Banhart, Donovan, Cat Stevens, James Taylor, Al Stewart. Niente di nuovo, in apparenza: ogni tanto accade che si facciano questi paragoni. Ma in realtà il caso di Chandler è diverso da molti precedenti: le potenzialità per arrivare ai livelli dei nomi citati ce le ha davvero. Non è solo un imitatore o una brutta copia.
Perché per interpretare in modo convincente un folk innovativo dai ritmi sostenuti, come quello di I'm a zombie for you!, quarta traccia dell'album, ci vuole una personalità che non è da tutti. Per un brano soffice come Dandelion ci vuole delicatezza, oltre che grande maestria. Ed è parecchio fuori dalle righe anche Vermin, con dei toni da oscuro blues dei Led Zeppelin, mentre in Smile c'è spazio per le chitarre distorte, usate con parsimonia ma sempre al momento giusto.
Il livello rimane elevatissimo anche verso la fine, con la toccante Trembling happiness, e si alleggerisce per qualche istante solo nel finale, con Goodnight moon, per dare all'ascoltatore il tempo di uscire lentamente dalle atmosfere del disco e tornare dolcemente alla vita normale.
Anche se non siamo più negli anni '70, c'è ancora spazio per il folk della grande tradizione americana, e sicuramente sentiremo parlare (bene) di Galapaghost in futuro.
Per adesso teniamoci stretto questo Dandelion, che è una perla rarissima.  Marco Maresca

Tracklist:
1. Rosie
2. Under the willow tree
3. Let your heart be
4. I'm a zombie for you!
5. Dandelion
6. Vermin
7. Smile
8. Isabelle
9. Trembling happiness
10. Solemn

11. Goodnight moon

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