12 dicembre 2016

La bellezza disincantata del nuovo disco di Uross

Uross è il moniker che fin dal 2007 il cantautore pugliese Giuseppe Giannuzzi ha deciso di adottare per veicolare la sua idea di musica: Ovunque è la bellezza che non vedi, terzo disco della sua carriera, porta avanti questo discorso contaminandosi di un sapore anni ’60 che ricorda i lati più ruvidi della scena italiana di quei tempi, e la forte presenza di una chitarra riverberata quanto mai incisiva rimarca un legame col rock tutt’altro che secondario.

Il difetto principale di questo disco è che, pur non mancando di proporre variazioni stilistiche, si fa fatica a trovare pezzi che colpiscano particolarmente: l’inizio con Tutto tranne l’inutile e, soprattutto, La strage di San Valentino (falsetti a parte, che viziano un po’ una prova canora altrimenti molto interessante) riesce a calamitare l’attenzione, che si perde però via via a causa di brani meno dinamici come Giallo e Soffio leggero o di virate che non convincono però appieno (Silenzio in blues garantisce energia ma con poca fantasia, Komandante fa un po’ meglio evocando un ché di esotico nella narrazione). Gli arrangiamenti sono comunque ben curati, e va dato atto a Giuseppe di aver raggiunto un buon risultato contando la natura completamente personale del progetto (buona parte degli strumenti sono suonati da lui), tuttavia sono i testi e la voce a rimanere maggiormente impressi rispetto al lato musicale
Dall’intensa disperazione, non priva di punte ironiche, con cui urla “volevo solo dire che l’amore non c’è più” in La strage di San Valentino, al modo lapalissiano con cui si chiede “non stai andando dove vuoi, dimmi allora perché non ti stai fermando” in Papillon, Uross riesce a toccare alcune corde coi suoi testi ed è personale e piacevole anche il suo modo di cantare, tanto che i brani più deboli risultano essere quelli dove si limita al compitino ben fatto. Non aggiunge molto, da questo punto di vista, la rilettura di Ciao amore, ciao di Luigi Tenco, priva di particolari spunti che la rendano ricordabile a lungo.

Ovunque è la bellezza che non vedi è un album che contiene alcuni ottimi brani ma stenta a decollare, ed è un peccato vista la cura con cui è composto e qualche buona intuizione qua e là. Contando che lo recensisco con mostruoso ritardo (l’album è del 2015) magari Giuseppe è già al lavoro su altro, e chissà che non riesca a risolvere quelle mancanze che, seppur lievi, fanno la differenza fra un disco che ti rimane in testa ed uno che ti lascia il retrogusto amaro dell’occasione mancata. Stefano Ficagna

Tracklist:

1. Tutto tranne l'inutile
2. La strage di San Valentino
3. Giallo
4. Imparerò
5. Soffio leggero
6. Papillon
7. Madre
8. Komandante
9. Silenzio in blues
10. Kanto al disinkanto
11. Ciao amore ciao
12. L'ultima

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