Il nuovo disco dei Nobraino, band di Riccione, si intitola 3460608524. È un numero di telefono funzionante tramite il quale i componenti stessi del gruppo vogliono comunicare col loro pubblico. Ma anche con chiunque voglia dir loro qualcosa. Breve riassunto del cossiddetto "indie" italico in voga oggi.
In questo disco i Nobraino provano a raccontare delle storie, ci provano con della musica ben suonata e sintonie ben orchestrate. Ma cadono miserevolmente nel solito canovaccio indie-folk italiano che tanto piace e irretisce, fatto di molta autoreferenzialità e poca sostanza, scadendo in falsati ravvedimenti introspettivi ed irritante ironia su amore, lavoro, sesso e amore, politica, amore.
Cambiata è un quadretto familiare che parla di ribellione ma non si capisce dove stia l’innovazione di un’introspettività stentata e a cosa conduca il percorso personale del protagonista. Più che ironia, questo “3460608524” trasmette ripetitività volgari. Mike Tyson è melodicissima e ben suonata, il paragone con i primi Red Hot Chili Peppers non è poi così forzato. Anche in Constatazione amorevole le linee di funky sono tenute alla grande, ma non credo che una band che si definisce “cresciuta” e “introspettiva” possa realmente aver avuto l’intenzione di intitolare una canzone in tal modo, a meno che non ci stia giocando troppo sopra. Soqquadro, in onore di una delle parole più ostiche che ci insegnavano alle elementari è una tiritera poco orecchiabile che gioca su pittori e stati d’animo. Centesimo, corredata da un videoclip mica male per produzione e regie, mette in risalto la voce narrante calda e ferma, ma alla lunga non fa altro che annoiare, mentre l’aria balcanica con la quale inizia Peraltro dà un minimo di svolta alla monotonia circense e fiabescamente narrativa dell’album. Nemmeno con il pezzo iniziale, Statua, ci si diverte, nonostante la trombetta perseveri in una piacevole atmosfera pindarica.
“3460608524” non ha nemmeno il merito di poterci far riflettere su potenziali paragoni con altri gruppi, altri generi musicali ed altre attitudini, perché è un lavoro che parla di appendici senza avere un corpo su cui lavorare. Anche perché ammettiamolo, giudicare ed ascoltare una band facendo esclusivamente paragoni non è oggettivamente corretto, non è giusto epitomare in poche parole un lavoro costato ore e fatiche: bisognerebbe parlare di ciò che la musica prodotta significhi per chi la sta ascoltando, no? Bene, per me il quinto disco dei Nobraino è un’accozzaglia di finta poeticità, spiccata furbizia artistica e querula superficialità. E sono una persona che abbraccia ancora, dopo più di vent’anni a bazzicare concerti di gruppi vecchi ed emergenti, la filosofia lindoferrettiana del “ciò che importa è l’anima di chi suona”.
Perché voler ad ogni costo cercare di risultare poetici, simpatici, ironici e taglienti quando la strada da percorrere, evidentemente, non è questa?
Ma poi, soprattutto. Perché utilizzare un numero di telefono per intitolare un album, se si è convinti di fare del cantautorato di fine e spiccata qualità? Ah no scusate, ho commesso un errore. Il titolo del disco è tremiliardiquattrocentosessantamilioniseicentoottomilacinquecntoventiquattro, cambia tutto. Fuori su Woodworm. Andrea Vecchio
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