16 febbraio 2012

Intervista ai Sick Tamburo, sabato in concerto all'Ideal (fotoracconto)

Saranno in concerto all’Ideal di Magenta (l’appuntamento nel locale di corso Piemonte è alle 22 di sabato, ingresso 10 euro) i Sick Tamburo - l’ormai noto progetto fondato da Gian Maria Accusani ed Elisabetta Imelio dei Prozac+ - per presentare il loro secondo disco “A.I.U.T.O.” Abbiamo scambiato telefonicamente qualche parola con Gian Maria, che ha raccontato come questo lavoro sia una vera e propria autoanalisi, un eterno ritorno degli errori umani e…della conseguente richiesta di aiuto. 

Il vostro secondo disco, è uscito a quasi tre anni di distanza dall’album d’esordio “Sick Tamburo”. Cosa è cambiato in questo periodo e cosa ha ispirato la nascita di questo album?

A.I.U.T.O. avrebbe dovuto, in realtà, uscire ad aprile ma per ragioni di forza maggiore (Elisabetta era in dolce attesa), lo abbiamo posticipato. Il primo disco era partito quasi per gioco poi, i tanti live e la buona risposta ottenuta hanno fatto sì che il progetto continuasse arrivando ad un nuovo disco.

Le tematiche di questo lavoro spaziano notevolmente, dall’amore alla malinconia, sino alla critica sociale. Quale approccio avete avuto con la scrittura?
Normalmente tendiamo a parlare di cose che ci stanno attorno, di quelle che in quel preciso momento ci colpiscono di più. A.I.U.T.O. è partito dall’analisi fatta su noi stessi, che ci vede fare sempre gli stessi errori e ci fa cadere sempre negli stessi tranelli,come se quelle situazioni dolorose che passiamo, siano in parte anche piacevoli. Una sorta di cortocircuito insomma. Ricreiamo da soli i nostri momenti bui, poi ci troviamo in difficoltà e chiediamo aiuto…

Il singolo che ha anticipato l’album, “E so che sai che un giorno”, ha messo in luce sonorità differenti dal passato e un approccio diverso con la melodia e la scrittura testuale. Come mai?
Il singolo è proprio il fulcro della tematica del disco. E’ proprio da questo pezzo che è partita l’idea dell’album. Per quanto riguarda le sonorità, hai ragione. Abbiamo lavorato sulle sonorità molto riconoscibili e ripetitive del primo disco ampliandole e lavorando anche sulla parte vocale: il disco a differenza del precedente è cantato non solo da Elisabetta, ma anche da me. Questo ci ha consentito di raccontare anche con testi più articolari le storie e le sensazioni di cui parlano i pezzi.

Spesso la critica tende non scindere il progetto Sick Tamburo con quello dei Prozac +, voi come vivete questo costante confronto?
I Sick e i Prozac+, sono due cose distinte, entrambe importanti. E’ chiaro che i due progetti siano riconducibili vicendevolmente perché, oltre ad esserci due componenti comuni ad entrambe le formazioni, c’è un unico autore (appunto Gian Maria, ndr). Quindi la scrittura è sicuramente riconoscibile seppur usata in maniera diversa.

Quindi non escludi un ritorno dei Prozac+?
Il gruppo non si è mai sciolto, quindo tutto potrebbe potenzialmente accadere.

Come è stato l'approccio con il pubblico da quando siete tornati come Sick Tamburo?
Molto positivo, l'attenzione verso un progetto come il nostro è cresciuta costantemente. Il riscontro ai concerti è molto positivo ed è per questo che abbiamo realizzato un secondo album. E' brutto dirlo, ma se la musica prima valeva 10 oggi è a 1, e anche tutto quello che le ruota attorno è molto diminuito. E' più difficile fare concerti, ci sono sempre meno soldi e in questo contesto non era scontato che un progetto come il nostro riuscisse ad avere attenzione

Fare parte di un collettivo di artisti come La Tempesta vi arricchisce, esiste un confronto con le altre band?
Se ti riferisci agli eventi che La Tempesta organizza in cui si esibiscono tutti i gruppi che ne fanno parte, direi di sì. Anche solo per la possibilità di ascoltare e confrontarmi con musicisti che hanno un approccio radicalmente diverso dal nostro, non solo nella musica, ma nelle idee in generale e nel metodo di lavoro. L'intento di questa "etichetta" che è lontanissima dalle logiche delle major e da grossi giri di denaro è principalmente quello di spingere la musica fatta con passione. E credo che dai risultati la passione venga fuori con prepotenza.

Roberto Conti
foto Marco Maresca







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