“Ci siamo dati un obiettivo molto ambizioso, anche perché è il nostro terzo album. Con questo disco non ci vogliamo certo autocelebrare, ma abbiamo sentito la necessità di consacrare, in qualche misura, la liturgia fatta fino ad oggi”. In questa intervista rilasciata a Rolling Stone Italia, Pierpaolo Capovilla, deus ex-machina del Teatro degli Orrori, commenta così l’uscita di Il mondo nuovo, terzo lavoro in studio della band di Marghera: “Ci siamo detti che con il terzo album avremmo dovuto confermare i nostri buoni propositi con la volontà di fare anche un passo in avanti – prosegue il cantante - e musicalmente lo è, un passo in avanti. Sia per ciò che riguarda l'esecuzione dei brani, per come sono stati suonati, sia per la produzione artistica”.
Non c’è gusto per l’umiltà, con queste dichiarazioni Capovilla si dice totalmente orgoglioso del terzo disco dei TdO, formazione attiva dal 2005 che giunge così al concept dopo Dell'impero delle tenebre del 2007 e l’applaudito A sangue freddo del 2009 (con in mezzo lo split ep realizzato con gli Zu nel 2008). Sedici tracce per un’ora e venti abbondante di musica in cui si condensano molti suoni: dal rock all’elettronica al cantautorale, già ritrovati nei precedenti lavori, fino all’hip-hop e alla musica etnica, vere novità per rendere l’opera ancora più ambiziosa.
Un concept album costruito attorno a temi come l’amore, la rassegnazione, l’isolamento, tutti sentimenti espressi da personaggi appartenenti a un mondo nuovo, una realtà in cui è facile provare insicurezza e angoscia. Rivendico e Non vedo l’ora sono “anthem” post-punk in cui si sente tutta la rabbia di chi si trova coinvolto in situazioni difficili da risolvere, il primo singolo Io cerco te suona come un attacco criptico al nostro Paese (Roma capitale / sei ripugnante / io non ti sopporto più) fino ad arrivare al mix utopistico di suoni e sapori di Gli Stati Uniti d’Africa.
Ma le storie che racconta Capovilla si concentrano soprattutto su personaggi singoli: il soldato chiamato per prestare servizio alla Nazione (Cleveland-Baghdad), l’emarginato (Martino), la donna abbandonata dall’abbandono (Monica), la femmina perseguitata dagli stalker (Doris) e il killer psicopatico (Adrian, sette minuti di autentico teatro delirante). Nel mezzo spunta pure l’hip-hop’n’ dub Cuore di oceano dove partecipa Caparezza, uno dei diversi ospiti per abbellire la mastodontica opera della band veneta. A chiudere l’album ci sono anche due gioielli come la ballad a metà tra il cantatutorale e il new-wave di Dimmi addio e la piccola elegia sentimentale di Vivere e morire a Treviso.
Nel complesso Il mondo nuovo è senza dubbio un lavoro molto coraggioso e ricco di suoni e di contenuti, un po’ prolisso in diverse circostanze (bisogna avere fegato per reggere 80 minuti di sperimentazione), ma alla fine riuscito. Il mondo nuovo va ascoltato, analizzato e compreso con pazienza ma, una volta capito, in alto il pollice per il Teatro degli Orrori! Marco Pagliari
Non c’è gusto per l’umiltà, con queste dichiarazioni Capovilla si dice totalmente orgoglioso del terzo disco dei TdO, formazione attiva dal 2005 che giunge così al concept dopo Dell'impero delle tenebre del 2007 e l’applaudito A sangue freddo del 2009 (con in mezzo lo split ep realizzato con gli Zu nel 2008). Sedici tracce per un’ora e venti abbondante di musica in cui si condensano molti suoni: dal rock all’elettronica al cantautorale, già ritrovati nei precedenti lavori, fino all’hip-hop e alla musica etnica, vere novità per rendere l’opera ancora più ambiziosa.
Un concept album costruito attorno a temi come l’amore, la rassegnazione, l’isolamento, tutti sentimenti espressi da personaggi appartenenti a un mondo nuovo, una realtà in cui è facile provare insicurezza e angoscia. Rivendico e Non vedo l’ora sono “anthem” post-punk in cui si sente tutta la rabbia di chi si trova coinvolto in situazioni difficili da risolvere, il primo singolo Io cerco te suona come un attacco criptico al nostro Paese (Roma capitale / sei ripugnante / io non ti sopporto più) fino ad arrivare al mix utopistico di suoni e sapori di Gli Stati Uniti d’Africa.
Ma le storie che racconta Capovilla si concentrano soprattutto su personaggi singoli: il soldato chiamato per prestare servizio alla Nazione (Cleveland-Baghdad), l’emarginato (Martino), la donna abbandonata dall’abbandono (Monica), la femmina perseguitata dagli stalker (Doris) e il killer psicopatico (Adrian, sette minuti di autentico teatro delirante). Nel mezzo spunta pure l’hip-hop’n’ dub Cuore di oceano dove partecipa Caparezza, uno dei diversi ospiti per abbellire la mastodontica opera della band veneta. A chiudere l’album ci sono anche due gioielli come la ballad a metà tra il cantatutorale e il new-wave di Dimmi addio e la piccola elegia sentimentale di Vivere e morire a Treviso.
Nel complesso Il mondo nuovo è senza dubbio un lavoro molto coraggioso e ricco di suoni e di contenuti, un po’ prolisso in diverse circostanze (bisogna avere fegato per reggere 80 minuti di sperimentazione), ma alla fine riuscito. Il mondo nuovo va ascoltato, analizzato e compreso con pazienza ma, una volta capito, in alto il pollice per il Teatro degli Orrori! Marco Pagliari
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