Avete mai pensato ai casi strani
della vita? Che so, stai parlando a qualcuno di Alice Nel Paese Delle
Meraviglie, finisci ad Attraverso Lo Specchio ed alle nozioni di chimica ivi nascoste
(Alice si preoccupa che il latte per la sua gattina Kitty, dall’altra parte,
possa non essere buono, a causa della natura di molecola chirale del
lattosio...ma non siamo a scuola, approfondite a casa che settimana prossima vi
interrogo) e poi scopri che, fra i cd presenti in casa da recensire, hai
proprio un disco incentrato sul libro di Lewis Carroll. Un disco di soli tre
pezzi (anche se uno vale doppio), ma che riescono a delineare bene ciò che i
Kayseren vogliono essere musicalmente.
Il power trio riminese si
presenta come influenzato dallo stoner, e il basso distorto con cui si apre Nella tana del bianconiglio ha l’aggressività
giusta per calare in questo tipo d’atmosfera. Viene però presto fuori una
ricerca melodica, legata anche ad un cantato molto meno sporco di quello a cui
si è abituati (l’emulazione di John Garcia è uno degli stereotipi di genere, e
non è un male mischiare le carte) e qualche accenno hard rock che rendono il
brano orecchiabile e diretto: tutto bene non fosse per la struttura piuttosto
piatta della traccia, che la fa scorrere velocemente ma lasciando pochi appigli
per l’orecchio, e la presenza di una breve parentesi di calma a metà brano
lascia l’impressione di trovarsi a metà strada fra la voglia di spaccare tutto
e quella di fare qualcosa di più ragionato.
Il gioco di regina si sposta direttamente verso i progenitori del
genere, fregiandosi di suoni sporchi e retrò che rimandano agli anni 60-70, il
tutto senza spiccare in originalità ma facendo dondolare piacevolmente la
testa. L’ora del tè lascia
impressioni simili, ma i vocalizzi esotici di Filippo alla voce in alcuni
momenti (gli stessi che, musicalmente, lasciano trasparire più evidente l’influenza
dei Qotsa) gli danno quel pizzico di riconoscibilità in più che non può non far
piacere...il tutto prima di attraversare lo specchio, introdotti da Alice, e
passare al lato oscuro del pezzo. Dopo una breve pausa parte infatti la ghost
track, una ballad dai toni vagamente psichedelici che lascia intravedere ancora
di più il gusto per la melodia della band ma si adagia in fretta su di un
canovaccio ripetitivo che alla lunga stanca.
Lodevole l’idea dietro questo Il
gioco di regina, condito da testi e linee vocali azzeccate, meno la
realizzazione. Un mondo multiforme come quello di Carroll avrebbe meritato più
fantasia creativa nei brani, che seppur piacevoli lasciano trasparire poco
della personalità espressiva dei componenti. I Kayseren dimostrano in tre brani
di avere le idee chiare su ciò che gli piace, ma di non averle ancora
altrettanto limpide riguardo al modo di creare qualcosa di riconoscibile come
proprio: se riuscirò cercherò di godermeli dal vivo per vedere se l’impressione
cambia, visto che per un altro di quegli strani scherzi del caso passeranno
vicino a casa mia nel prossimo weekend. Stefano
Ficagna
Tracklist:
1. Nella tana del bianconiglio
2. Il gioco di regina
3. L'ora del tè
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