22 aprile 2016

Qualche pensiero su Lunga attesa, il nuovo disco dei Marlene Kuntz

Non ho mai particolarmente prestato attenzione al percorso artistico dei Marlene Kuntz, neanche quand'erano all'apice e io avevo l'età giusta per appassionarmi al loro genere musicale. In compenso passavo giornate e nottate dietro a band americane che facevano le loro stesse cose, eppure un certo tipo di alternative rock se fatto in italiano non mi ispirava allora né mi ispira adesso. Quindi della discografia dei Marlene Kuntz so pochissimo. So, ad esempio, che il loro nuovo album si intitola Lunga attesa ed esce per Sony music.

Non capisco, peraltro, cosa vogliano dire i Marlene Kuntz in gran parte della prima metà del loro nuovo disco. Trovo, ad esempio, il brano di apertura, Narrazione, inutilmente sperimentale e vecchio in maniera quasi imbarazzante. Non capisco neanche quali suggestioni voglia evocare. Il punk? Freak Antoni? Poi l'atmosfera cambia, diventa cupa, ma suona sempre vecchia, vecchissima. Obsoleta. Anche quando i suoni sono coinvolgenti e belli come in Lunga attesa. Poi cambia di nuovo e da Leda in poi sembra un altro album. Bellissimo Leda come brano, sì, ma il problema qual è? Che durante l'adolescenza Daydream nation dei Sonic Youth me lo ascoltavo a rotazione anche tutto il pomeriggio mentre studiavo e se me lo risento adesso suonato trent'anni dopo, con stesse progressioni di accordi e stesse distorsioni, da una band italiana, non è che io proprio gridi al miracolo. Fatto sta che, sì, da quel punto in poi l'album prende una bella piega, anche La città dormitorio stupisce, con una cattiveria sonora sempre maggiore di quanto ci si aspetti, e avanti così per qualche minuto. Poi si cambia di nuovo. Un attimo divino non c'entra niente coi precedenti, Fecondità sorvoliamo, per carità. Anche se scegliere questo brano come primo singolo denota coraggio. E quindi, come al solito, mai una volta che mi venga da dire "caspita, cosa mi sono perso a non ascoltarli per tutti questi anni". Niente. L'istinto va seguito sempre. Dopo essere riusciti (casualmente) a destare in me un attimo di attenzione per la prima volta in tutta la loro carriera, i Marlene Kuntz con tutta la la loro gloriosa storia, la loro autorevolezza, il loro meraviglioso contributo al rock in italiano, possono tornarsene, per quanto mi riguarda, nel dimenticatoio. Marco Maresca

Tracklist:
1. Narrazione
2. La noia
3. Niente di nuovo
4. Lunga attesa
5. Un po' di requie
6. Il sole è la libertà
7. Leda
8. La città dormitorio
9. Sulla strada dei ricordi
10. Un attimo divino
11. Fecondità
12. Formidabile

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