Chissà perché da anni, guardando
il nome Majakovich, lo scambio con quello di Majakovskij. Sarà perché Il Teatro
Degli Orrori ha dedicato una canzone a quest’ultimo, un involontario legame
musicale che si forma nella mia testa? O semplicemente non ho mai fatto caso a
quella piccola differenza finale nel nome? Come che sia l’inizio con la title
track di questo Elefante, terzo disco della band e secondo prodotto dalla V4V
Records, alle mie orecchie completa idealmente un legame d’intensità col poeta
russo, forte di una cadenza lenta e drammatica enfatizzata dalla voce
riverberata e soprattutto dal violoncello che rende cupa l’atmosfera. E’ un
fuoco di paglia però, perché non è questa l’anima dei Majakovich...e non è per
forza un male.
Aprile infatti alza già il ritmo, mette in evidenza le distorsioni
delle chitarre e lascia il cantato a ritagliarsi a forza il suo spazio, una
scelta inizialmente straniante ma diventata una consuetudine del panorama indie
italiano (che sinceramente non riuscirò mai a capire). Con le strofe di Diecimila ore viene evocato un legame
con l’hardcore melodico di matrice 90’s che si ritrova divelto dai massicci
ritornelli, ma è con l’arrivo di Un gran
bel culo che si sente veramente qualcosa capace di far drizzare le orecchie
quanto nella traccia d’apertura, anche se con logiche totalmente differenti:
energica ed a suo modo solare la canzone ha dei ritornelli con cui è
impossibile stare fermi e che si fregiano di un incrocio voce-chitarre da
brividi.
E’ un disco con una pregevole
voglia di variare questo Elefante, ma non tutti i suoi momenti sono azzeccati.
L’esplosività di Maledetto me è
coinvolgente ma si scorda facilmente, L’ultimo
istante prima di partire sfodera una dolce tastiera che coinvolge a livello
emozionale solo quando arrivano a dar manforte anche le distorsioni: meglio
allora le atmosfere più scure di Piero
portami a scuola, roboante a tratti e caratterizzata da una ritmica serrata
che mantiene le orecchie in tensione.
Un bel disco questo terzo full
lenght dei Majakovich, paradossalmente più meritevole nella sua interezza che
non nei singoli episodi. La sensazione che si prova all’ascolto è piacevole ma
sono pochi i pezzi che mi sono ritrovato a ricordare dopo un intero pomeriggio
passato a farlo girare nelle casse, quasi che alla ricerca della formula ideale
per coniugare impeto e ricercatezza il trio umbro si sia fermato a metà strada:
che il prossimo disco sia quello giusto per completare il percorso? Stefano Ficagna
Tracklist:
1. Elefante
2. Aprile
3. Diecimila ore
4. Casa
5. Un gran bel culo
6. Piero portami a scuola
7. L'ultimo istante prima di partire
8. Maledetto me
9. Grammatica
10. Salvati
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