27 aprile 2016

Nessuna scala da salire: il nuovo Bugo è positivo e sa comunicare

Nessuna scala da salire è in pieno spirito Carosello records, ricalcando orme illustri come Bollicine o Cosa succede in città di Vasco. E l'approccio musicale ed umano di Bugo, dall'approdo alla nuova etichetta in poi, è completamente cambiato. Vi ricordate i tempi di Dal lofai al cisei? Il Bugo odierno ha pochi punti di contatto con quell'epoca. La vostra memoria va ancora più indietro e si ricorda di Sentimento westernato o addirittura dell'esordio La prima gratta? Ecco, il nuovo materiale, con quell'epoca di registrazioni casalinghe lo-fi e testi al limite del nonsense, non ha assolutamente più niente a che fare.

Cosa pensa l'artista in merito al suo stesso lavoro è presto detto, perché ultimamente Bugo è onnipresente su tutti i social network e non manca mai di lanciarsi in dichiarazioni, sempre sostenute da un atteggiamento eternamente "preso bene" ed estroverso. Una sorta di Morandi più giovane. In pratica Bugo è un convinto sostenitore della sua nuova metamorfosi musicale (ma quale artista non lo sarebbe?) e sostiene che avrebbe sempre voluto che la sua musica giungesse a tutti, in modo fortemente pop (nel senso di popolare). E che il lo-fi era più che altro una necessità tecnica. Gli crediamo? Se consideriamo i primi lavori assolutamente no. Se ci sforziamo di considerare solo l'epoca da Contatti in poi, magari sì. Ma non importa, perché già il brano Vado ma non so ci mostra per davvero l'intento di Bugo: quello di essere inafferrabile e sgusciare via come un ghepardo ogni volta che c'è il rischio di essere incasellato. Veniamo quindi ai giorni nostri. Qualche mese fa Bugo aveva rilasciato, solo su internet, un EP (del quale avevamo parlato qui). Proseguendo sul piano delle analogie con Carosello e Vasco, possiamo dire che era una sorta di Va bene, va bene così: brani nuovi da testare, più un riscontro di come funziona Bugo dal vivo. Tutti i sei brani dell'EP son finiti nel nuovo album (di Cosa ne pensi Sergio è presente la versione in studio anziché live). Parliamo degli altri sei. C'è il singolone Me la godo, che sembra allegro ma è anche un po' malinconico (nei suoni) e proprio per questo risulta credibile. Non è che là fuori ci sia molto da godere: bisogna trovare dentro di sé la forza di farlo, e i vecchietti del bellissimo videoclip ci insegnano molto in tal senso. Deserto contiene nel testo il titolo del disco. Non si può, infatti, rimanere fermi in un deserto in cui non ci sono barriere o scale da salire. E' necessario buttarsi, lanciarsi in un’avventura. E’ un invito deciso a mettersi in gioco, come Bugo in effetti fa nel nuovo album, indipendentemente dal risultato. Tu sconosciuta racconta un tentativo di approccio per strada nei confronti di una ragazza che rimane indifferente. Niente di serio, ma il nuovo Bugo è così. Mette enfasi sulle cose quotidiane. Ci sono anche molti momenti parlati, in questo ed altri brani (tra cui Tempi acidi): pezzi di discorsi "a tu per tu", con un interlocutore apparente o vero, come si farebbe nel mondo di tutti i giorni e non su un disco. Ehi! (Back to rock) e Nascita di un pianeta sono strumentali: riprendono e ampliano temi musicali presenti in altri brani. Non aggiungono niente ma nemmeno tolgono: nell'economia dell'album hanno il loro perché e soprattutto sono brani freschi che non appesantiscono. Forse la cosa più particolare è, però, l'intro dell'album, intitolata RadioBugo.  Una sorta di strumentale in cui, però, Bugo ad un certo punto esclama "rifiuto la tua realtà / e la sostituisco con la mia".  E' in queste parole e in questa attitudine che si gioca tutto l'album: indipendentemente da cosa succede fuori, indipendentemente da ciò che sarebbe corretto o auspicabile esprimere in musica, c'è tutto un mondo interiore che può essere fortissimo, esplosivo, e anche sano e positivo come quello di Bugo, e deve venir fuori. Che si tratti di musica, di immagine, di concerti live o di uso dei social: è fondamentale comunicare il proprio mondo. E' notevole come Bugo si sia inventato un modo tutto suo di farlo, e sia diventato trascinante e trascinatore. Pagherà, questa nuova attitudine? Chi lo sa. Per adesso la novità è che lo sentiamo spesso anche in radio. P.S.: Tempi acidi, gran pezzo per davvero. Marco Maresca

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