Nelle intenzioni sarebbe forse il più semplice dei loro dischi questo decimo album dei Weezer, uscito per Atlantic. Ma bisogna andare a fondo. Innanzitutto è la quarta volta che la band californiana pubblica un album senza titolo e di solito quando lo fa è un modo per ripartire dall'inizio. Ci fu il leggendario Blue album degli esordi, il Green album della ripartenza dopo una lunghissima assenza, il Red album che diede il via ad una fase un po' sperimentale e forse scarsamente ispirata. E siamo ora al White album. Il bianco come somma di tutti i colori?
La apparentemente semplice copertina svela un mondo. I quattro musicisti, che sempre appaiono quando i Weezer scelgono di fare un album senza titolo, per la prima volta non sono in primo piano. Il campo si allarga. Ciò che appare prepotentemente è lo scenario di una spiaggia californiana in cui predomina il bianco. Il focus non è più sui quattro elementi della band, le loro emozioni, il loro modo dirompente di fare musica. I loro contorni si distinguono appena e ci sono anche altri personaggi nella foto. La vera protagonista è la spiaggia, abbagliata da una luce così intensa da risultare completamente bianca. E questa sarà la chiave di lettura di tutto l'album. Avremo un risultato diverso dal solito nel modo di fare musica dei Weezer ma senza alterare alcuno degli elementi che hanno reso la band così riconoscibile negli anni. Il nuovo produttore è Jake Sinclair. Le chitarre sono sì abbondanti e distorte, sono le solite di sempre, ma non sono mai in primo piano tranne che negli assoli. L.A. girlz è la millesima canzone uguale a quelle del Blue album (stesse ritmiche di sempre, solite successioni di accordi) eppure il muro di chitarre fa, appunto, il muro e non diventa l'elemento distintivo del sound. A dir la verità non si capisce neanche esattamente quale sia l'elemento che fa la differenza. Forse la California e le sue spiagge, che diventano esse stesse la musica senza farne parte, proprio come nei capolavori dei Beach boys. L'album, infatti, si apre e si chiude proprio con dei campionamenti di tipici rumori da spiaggia. Ascoltando il brano (Girl we got a) good thing è impossibile non pensare ancora ai Beach boys, e così anche per le armonie vocali in California kids. Do you wanna get high? ripercorre un'esperienza già citata in altre canzoni dei Weezer, quella dell'abuso di medicinali per cercare di scappare dalla realtà, ma è il classico brano che in passato sarebbe esploso in una miriade di suoni che invece stavolta fanno solo da sfondo. Wind in our sail è il manifesto dei nuovi Weezer, estivi e scanzonati quanto basta e pronti a lanciarsi nel mondo esterno più che a ripiegarsi su se stessi. Musicalmente la scrittura di questo brano coinvolge due autori esterni. Quattro nel caso del singolo Thank God for girls, che parla della socializzazione da Adamo ed Eva (letteralmente) a Tinder. Jacked up tenta strade nuove e tocca corde profonde, ma anche qui ci vogliono dei collaboratori esterni. Il finale acustico di Endless bummer, toccante, ricorda il finale del mitico album Pinkerton. Ma il brano migliore Rivers Cuomo lo scrive da solo, si tratta di Summer Elaine and Drunk Dori, e la band ci entra diretta, senza fronzoli, senza sovrastrutture. In quei momenti viene in mente che Patrick Wilson è un batterista eccezionale, così lineare eppure così in grado di dare spessore e profondità al brano. Altro brano magistrale, ciò che probabilmente rimarrà del disco, è il tenerissimo singolo King of the world, che Cuomo dedica alla moglie nella speranza di aiutarla a fronteggiare gli attacchi d'ansia. Un brano malinconico ma luminoso, estivo e così pieno di luce da diventare bianco come la copertina del disco. E così, se il disco precedente sembrava tenere in piedi forzatamente i Weezer agganciandoli ai sogni infranti degli anni '90, questo nuovo modo di far musica facendosi da parte può portare la band californiana a surfare allegramente su questi anni bui facendoli diventare luminosi. La speranza definitiva è che i Weezer reimparino finalmente a scriversi le canzoni da soli. Marco Maresca
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