Immaginate di lasciarvi cadere a peso morto in un lago, in
autunno. Il rossore delle foglie lo potete vedere solo da sotto la superficie
dell'acqua. La temperatura è tanto pungente da bloccarvi il corso normale dei
pensieri. Tornano alla mente quelli più significativi e continuano a regalarvi
nuove interpretazioni, mentre il vostro corpo fluttua e i vostri occhi fissano
l'infinito combattimento di tonalità tra il blu e il nero del fondo del lago.
Le pupille corrono fin dove lo sguardo può perdersi.
Mentre voi ballate la vostra danza come astronauti in
assenza di gravità, lui descrive i vostri stati d'animo con una voce intrisa di
tormento blues e delicatezza lirica. Questo è Erio con il suo Für El (La
Tempesta dischi). L'album è strutturato in dodici tracce che cullano
l'ascoltatore attraverso suoni caldi e profondi, chitarre delicate e giochi di
voce che rendono ampia l'idea che ci si fa man mano che il disco scorre. Sono
presenti molti interventi elettronici, ponderati e dosati con cura, che mai
sovrastano il mood della composizione. Il tutto è guidato dalla sapiente mano
di Paolo Baldini, al mixer per gruppi quali: Mellow
mood, Tre allegri ragazzi morti e The Sleeping tree. Accostare Erio a Sigur Rós forse è troppo scontato, direi che
possiamo riscontrarne influenze quali: Damien Rice, Nic Dawson Kelly e Antony and the Johnsons. L'intera durata dell'album è 50
minuti: 48 di composizione e 2 in cui resti ad ascoltare il silenzio riflessivo
delle emozioni che ha risvegliato. L'ultimo pensiero, prima di alzare gli occhi, è: “What You Could Have Said When He Died, but Never Did”. Lorenzo Stangalini
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