E' diretta e potente la musica degli Alcova, giunti al secondo album. Il disco si intitola Il sole nudo ed è una produzione RossoCorvo. I riferimenti musicali sono rivolti alla new wave italiana dei primi anni '80. Un cantato espressivo e a volte urlato che ricorda Giovanni Lindo Ferretti e spesso anche i primi vocalizzi ingenui di Piero Pelù dell'epoca di Desaparecido. Chitarre dirette e potenti ed una sezione ritmica oppressiva ed insistente a dare un'atmosfera spesso claustrofobica e lisergica.
C'è spazio per i toni epici (fin troppo) in Adelheid, ci sono i Litfiba degli esordi in Scintille (forse il brano migliore del disco, in cui sembra di ascoltare un Pelù con la erre moscia) e i CCCP nell'iniziale Damasco e nella finale Marylin. Per il resto c'è l'ottima interpretazione vocale di Risvegli, brano in cui il difetto fonetico del cantante non costituisce un limite ma una modalità espressiva in più (anche perché nei testi degli Alcova la lettera "r" è particolarmente presente). Alcuni passaggi sono troppo urlati (Occhi neri), forse in modo anche controproducente. In Cannibali e L'alba verrà le chitarre sono dirette, fanno quello che devono fare e contribuiscono pienamente a urlare il messaggio. Brani nudi e crudi come la title-track Il sole nudo fanno pensare a un forte impatto live. Rimane l'incognita della direzione verso cui potrebbe evolvere una band che ha dei riferimenti musicali ormai così netti e radicati. Marco Maresca
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