Il secondo disco di Iosonouncane, al secolo Jacopo Incani, non lascia nulla né al caso né all’immaginazione. È un disco che avrebbe potuto essere un bel disco, ma che alla fine rimane un lavoro troppo trascendentale e privo di reali spunti di interesse. Il lavoro si intitola Die ed esce, come il precedente del 2010, per l’etichetta ed associazione culturale bolognese Trovarobato ( X-Mary e Julie’s Haircut su tutti).
Non lascia nulla al caso perché è, oggettivamente, un disco prodotto e suonato molto bene. I tempi sono maturi e l’artista, sardo trasferito a Bologna, detta i tempi in una maniera lineare e magistrale, sfoggiando un cantautorato venato di elettronica, psichedelia e indie post-moderno che sicuramente piacerà a molti. Non lascia nulla, d’altro canto, all’immaginazione, perché non sfonda e non diverte come dovrebbe. A mio parere risulta troppo lineare e falsamente sarcastico, poco romantico e senza verve.Il lavoro (sei canzoni in tutto, alla produzione delle quali leggo abbiano suonato quindici musicisti) parte con un’introduzione elettronica mesta e quasi lieve, per poi ridondare in allitterazioni e riprese con Stormi e Carne(precedentemente alla quale abbiamo un altro intermezzo semi strumentale piuttosto Architecture in Helsinki), cantate in maniera piena e perspicace e suonate sincreticamente ad effetti e cori che, se usati in maniera parca e sagace, sarebbero anche piacevoli. Ma Iosonouncane esagera, come nella soave e riflessiva Paesaggio: il tutto diventa presto melenso e poco accattivante, nonostante le premesse siano più che ottime e le atmosfere create abbastanza suggestive.Die è un disco che trasmette irrequietudine, suonato con molta intensità ma poca concretezza. Non lo posso definire “sperimentale” perché non osa, non lo posso definire troppo legato alla tradizione dell’indierock europeo o italiano perché, in qualche modo, dà buoni spunti. Un disco che non mi piace, tutto qui, ma è un disco sicuramente intelligente e profetico, chissà, per un futuro concretamente felice. Perchè lui mi sta alquanto simpatico. Andrea Vecchio
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