26 agosto 2014

Cheyenne last spirit - Il giardino del tempo - Rec. in 10 parole

La preservazione della natura è un tema caro ad ogni Cheyenne che si rispetti, compresi i membri della band sarda che dalla tribù indiana prende il nome. Gli Cheyenne last spirit hanno pubblicato infatti Il giardino del tempo (Areasonica records / Materiali musicali): un disco che parla di tempo, in tutte le sue accezioni, e di natura, in tutte le sue connotazioni, e lo fa utilizzando i suoni del sano e robusto rock 'n' roll.


Recensione in 10 parole: italiano (il cantato), introduzione (strumentale, intitolata giustamente L'inizio, fa pensare a qualcosa di completamente diverso da ciò che poi si sente), Negrita (per questo album sono loro forse il riferimento principale nella ricerca di un rock in italiano, già a partire dal brano Le nostre paure), progressive rock (qua e là c'è qualche concessione al prog italiano dei primordi, forse un po' fuori tempo massimo, ad esempio nello sviluppo del brano Canzone del 68), Queen (da fan della band britannica non posso non notare l'omaggio a The prophet's song nell'esperimento di poliarmonia vocale, sempre nel brano Canzone del 68), disomogeneo (non è che siano troppi i generi musicali proposti nel disco, ma non sono messi insieme con criterio, e ciò è molto penalizzante), focalizzarsi (le accozzaglie di tante cose troppo diverse non vanno mai bene se le redini non sono tenute ben salde. Neanche se i brani sono suonati bene), cosa rimane (dopo l'ascolto di questo album? Sicuramente emerge la passione per le tematiche ambientalistiche trattate, ed è già sufficiente, ma dal punto di vista artistico si può fare di più). Marco Maresca

Voto: **

Tracklist:
1. L'inizio
2. Le nostre paure
3. La canzone del poeta
4. Il giardino di Bianca
5. Canzone del 68
6. Il viandante
7. Maestrale
8. Tutto normale
9. Le lucciole
10. E fa male
11. La mia energia
12. Nero il lavoro bianca la morte
13. La fine

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