27 giugno 2013

Un Max Gazzè serio e leggero incanta la piazza di Loano

Max Gazzè ha da sempre tutta la mia stima e la mia simpatia. Credo che le sue canzoni, anche quelle dei primissimi dischi, mi abbiano influenzato molto, probabilmente anche nella scrittura, allo stesso tempo complessa, ma immediatamente comprensibile e ricca di rimandi immaginifici e sentimentali. 
Sabato scorso sono stato alla Notte bianca di Loano che aveva come appuntamento di punta proprio il concerto Gazzè. Migliaia di persone (in prevalenza famiglie con bambini e over 60, in ugual misura come si addìce il turismo ligure in giugno) affollavano la piazza, nonostante questo io e  Simone, che per l'occasione mi accompagna, riusciamo facilmente a guadagnare le prime file. Nessuno si lamenta per le bottiglie di birra che abbiamo con noi, né per le sigarette al gusto THC che inebrieranno di lì a poco la serata. 
Trovo incredibile come l'arte di cantar difficile del cantautore romano (che non parla propriamente di sole-cuore-amore) ben si adattati ad un pubblico generalista e tanto ampio: Gazzè riesce a condensare ballate romanticissime (Buon compleanno, Mentre dormi) a pezzi ballabili come la hit sanremese Sotto casa - che si trasforma quasi in un corso da stadio con il ritmato intermezzo musicale tra un ritornello e l'altro - fino alle notissime La favola di Adamo ed Eva e Una musica può fare, proposte in un danzereccio finale, nel quale hanno trovato spazio anche diverse improvvisazioni, che di casuale avevano ben poco, visto che erano esattamente le stesse di un concerto ascoltato ad Asti molti anni prima (piccola delusione).
Realizzo che Gazzè ha sfornato una chilometrica quantità di singoli: i più noti sono tutti transitati da Sanremo, ecco perchè anche gli attempati turisti li conoscono... Ma non sono nè Il solito sesso, nè Il timido ubriaco a lasciarmi particolarmente estasiato, piuttosto la ritmata Annina dedicata all'uomo zerbino che asseconda la sua logorroica amata in tutto fino a scoppiare implorandone il silenzio, o il madrigale Cara Valentina, di cui bramavo l'esecuzione anche della Parte seconda: purtroppo sono rimasto a bocca asciutta.
Mentre i fumi mi regalano una piacevole rilassatezza, sul pubblico si leva un mini-elicottero con luci psichedeliche, davvero di cattivo gusto. Piuttosto fuori luogo anche le luci a led e i video proiettati alle spalle della band, vagamente epilessizzanti. I musicisti (sul palco erano in cinque) mi sono parsi molto affiatati e hanno accompagnato Max (attivissimo col suo inseparabile basso) con un tappeto sonoro fatto oltre che dagli strumenti classici anche di trombe e sintetizzatori.
Una battuta la merita anche la parentesi più riflessiva ed intimista del set: cito, tra le altre, la splendida Un'eclissi di periferia, dedicata al Corviale, chilometrico palazzone nella periferia romana. Infondo è nell'ombra che risplende la luce, ed è questo il lato di Max Gazzè che più mi rappresenta e vorrei illudermi che anche il resto del pubblico lo colga, al di là delle rime baciate e a prontissima presa. Roberto Conti

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