7 giugno 2013

Posthardcore e doom sperimentale col nuovo disco dei Marnero

Che bello il nuovo disco di Marnero. Esce oggi, 2 giugno 2013, e lo recensisco subito, a freddo. Otto tracce ventose e rassicuranti, autoprodotte dalla band grazie all’aiuto, tra le altre etichette, di Sangue Dischi e To Lose La Track.
Marnero, composto da membri di Laghetto ed altre realtà della scena indipendente italiana, arriva così al terzo disco, e dopo lo split con i romani Si Non Sedes Is ed il primo full lenght 12”, Naufragio Universale arriva a veleggiare con sonorità più decise, violente e tenebrose. Sanno che la tempesta va affrontata con ogni mezzo necessario e fanno il possibile per lacerare suoni, idee e certezze. Si tratta di posthardcore e doom sperimentale.Il disco è suddiviso in quattro capitoli denominati “quadranti”, il cui primo inizia con Come se non ci fosse un domani, che parte schizofrenica e botchiana. Parole impresse nella tempesta e una calma scandita da bassi prorompenti e parole che traspirano ansia. ( come infatti non c’è) ne è la sardonica conclusione.Il secondo quadrante inizia con Non sono più il ghepardo di una volta e si chiude con ( che non sono mai stato ), pezzi che vantano la partecipazione di Lili Refrain. Sovrapporsi di voci parlate a ritmi ridondanti, secchi, decisi, da paranoia. Destinati a sfociare in piccole crisi quotidiane dettate da chitarre e rintocchi, prima lievi e poi roboanti, che ci accompagnano alla furia del secondo brano, delirante e frammentariamente burrascoso. “E quindi tutto bene, dai, a parte la vita... E a parte che persevero a riaprirmi la ferita con la falce arrugginita, insomma, mi sa che sbaglio".Il porto delle illusioni apre il terzo quadrante ed inizia con piano, batteria ed arpeggi. Il basso entra successivamente e si divora la scena. Troviamo le parole solamente alla fine del brano, altisonanti e velocissime. Progologia inizia lentona e netta per finire quasi alla Cap’n’Jazz. Rotta irreparabile è veramente rock, da cantare in coro, ed è l’inizio dell’ultimo atto de Il SopravvissutoZonguldak fa calare il sipario tra le tenebre tra agitatissimi riff e stupefacenti arrendevolezze: “E io, come loro, da tempo ancorato incatenato al centro di un quadrato E mi ero legato da solo le mani come i casi umani, un po' troppo umani. Ma mentre accoltello il me che io ero ieri il me di oggi è impiccato dal me di domani... Bene!”.Nota geografica: le principali città che si affacciano sul Mar Nero sono: Sebastopoli, Yalta, Odessa e Trebisonda.Supportate Marnero e la realtà indipendente italiana, supportate Sangue Dischi, Donnabavosa e tutto ciò che ruota intorno a Il Sopravvissuto. Informatevi, prendete contatti. Questo disco è un vero gioiello: nutriente, stimolante, violento e consapevole. Andrea Vecchio

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