4 giugno 2013

I Perturbazione e il rischioso cambiamento sonoro

“La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s’accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo 100 volte e a ritrovarlo dopo 100 giravolte”, con questa immersione nelle “leggerezza pensosa” suggerita dalle parole di Italo Calvino, i Perturbazione si riaffacciano al pubblico con il loro nuovo disco, Musica X, uscito a maggio in allegato alla rivista mensile XL e disponibile nei negozi da giugno. Gruppo che ha alle spalle una decina d’anni di carriera ed altri sei album, i Perturbazione aprono il sipario al loro nuovo lavoro con un’affermazione che accompagna le loro ultime interviste: “ci piacciono quelli che sono cambiati”, affermazione che loro hanno applicato alla lettera. Dieci brani per un totale di 35 minuti di musica, Musica X è il lavoro più breve della band di Rivoli ma condensa una poetica matura e una narrativa sfrontata con una grande novità: il sound elettronico e pop, protagonista in molti brani, che prende il posto della melodia armoniosa, e a tratti nostalgica, a cui i Perturbazione ci hanno abituato.
L’album racchiude ospiti originali a cominciare dalla produzione artistica di Max Casacci, già produttore dei Subsonica, per arrivare ai featuring di Luca Carboni, I Cani ed Erica Mou; gli ultimi due artisti erano dei perfetti sconosciuti per me e l’ascolto dell’album dei Perturbazione mi ha permesso di esplorare nuove oasi musicali e giungere alla conclusione che I Cani (progetto musicale di Niccolò Contessa) sono stati una scoperta piacevole, talentuosi davvero. Il risultato è una raccolta di brani che fanno da ponte tra una generazione e l’altra e il titolo scelto, Musica X, che richiama neanche così vagamente Generazione X (locuzione diffusa nel mondo occidentale per descrivere tutti coloro che sono nati approssimativamente tra il 1960 e il 1980), lo conferma.
Parlando dei testi, l’altra grande novità è la tematica del sesso, mai così presente nel passato repertorio dei sentimentalisti Perturbazione; sesso analizzato in multiprospettiva (la sua potenza espressiva, la sua profondità emotiva e la sua essenza carnale) con cui i Perturbazione si confrontano, ci giocano, alternano, e spesso condensano, con altri temi: la manuntenzione dell’amore, lo scoppio della coppia, le riflessioni dell’età adulta (così lontana da quel tempo caratterizzato dai voli pindarici in cui tutto era ancora desiderabile). Ma facciamo parlare le canzoni, cominciando da quella che apre l’album, l’orecchiabile, e canticchiabile già dopo il primo ascolto, Chiticapisce, un esordio di vocine melodiose, taglienti e rimbalzanti che lasciano spazio ad un rullo di batteria che stende il tappeto all’incessante critica sociale su cui si incentra l’intero brano: “il mondo non ti merita, non ti capisce, ma il ruolo della vittima, ti ferisce, da sempre la politica, non ti capisce, ma ti rapisce un comico”; la voce di Tommaso Cerasuolo accarezza chi si sente chiamato in causa, narra di quotidiane attese politiche e sociali (la parola “comico” non è messa lì casualmente, secondo me) che rispecchiano e riflettono l’attuale scenario italiano di cui ognuno vorrebbe una svolta (“sempre in attesa di un’aria diversa”), e  di speranze di cambiamento che possono stravolgere l’esistenza in meglio, se siamo pronti ad affacciarci al nuovo (“spalanca la finestra, essere foglia che il vento attraversa, senza nemmeno farlo apposta”). Il risultato è un brano energico e consolatorio, con arrangiamenti musicali non banali, un timbro elettronico che dà un suono pop, diverso, un respiro nuovo che, secondo me, vale l’intero album, una luce strana che invoglia a proseguire per capirci di più.
Si continua con La vita davanti, il primo singolo, una cantata deliziosa puro stile Pertubazione, brano adamantino per le piccole perle di saggezza racchiuse nel testo: “quando hai tutta la vita davanti, credi ancora nelle verità, nelle mezze bugie dei cantanti”. Riflessioni che sono il frutto della vita trascorsa, senza i cui insegnamenti non ci si potrebbe affacciare alla vita davanti nel modo in cui Tommaso e i compagni ci invitano a fare: con speranza ed ottimismo. Pare di vederli, indaffarati a portare avanti le loro vite con le loro scelte che possono essere anche le nostre, “e non credere che capiti solo a te”, mentre il tempo scorre, “non capisco, come mai, l’orologio segna sempre avanti”, per poi ritrovarsi grandi, a desiderare ancora di fare di “ogni scelta un’opportunità”, ad affacciarsi alla vita la con curiosità degli anni della fanciullezza ma con la solidità della presenza dell’amore maturo, “apro gli occhi, eccoti qua”. Un brano piacevole, che ti assorbe al primo ascolto e che ti dà l’impressione che i Perturbazione, grazie alla loro bravura, sanno sempre cosa fare e dove andare.
Segue Musica X, la mia prediletta, un incipit epico che sospira “cantami o musa, dei luoghi abbandonati, e della musica che li rende abitati”, un omaggio alla musa musica che è ovunque, “nelle stanze di ospedale, nei cortili degli asili,  nei corridoi dei licei, dentro alle cuffie di un dj, prima dell’ultimo metrò, sotto la doccia a squarciagola”, ma anche un omaggio alla musica come compagna, volontaria o no, di momenti culminanti della vita, anche tragici come “il viaggio di un amico senza ritorno”, e come strumento potente di salvezza per uscire dalla solitudine, “che sta a metà tra un esorcismo e una preghiera, per ricordarci che la musica è là fuori”. Un bel brano, dalla forte ispirazione poetica contrastata, abilmente, da una ritmica house che ricorda molto gli anni ’80.
E’ la volta di Diversi dal resto, della coppia che scoppia e del sesso ai tempi dell’Ikea. Sì perché Diversi dal resto parla proprio della vita di coppia in tutte le sue sfaccettature: il litigio nato in un sabato all’Ikea (tempio dell’approvvigionamento di mobili e casalinghi per molte coppie, e non solo), l’insofferenza dell’uno verso l’altra che può nascere chiusi in auto durante la coda in autostrada, “amore mio ti odio anch’io bloccati in mezzo al traffico”, il magico momento del riappacificamento in un luogo circondati da persone, “seduti su un letto tra migliaia di occhi” dove “ritrovare la gioia e il coraggio”, per arrivare ben oltre, come recita il testo: “amore mio ti voglio anch’io qui nel reparto biancheria”.
Infinita tenerezza per Mia figlia infinita, una dolce prosa di un papà dedicata alla propria figlia. La dolcezza del brano accarezza le orecchie e il violoncello di Elena Diana rende ancora più delicato l’ascolto. Qui Tommaso non si dipinge come il principe azzurro che accompagna la figlia in una fiaba, tutt’altro, “non sono un principe e tu lo imparerai, sono il sergente che al fronte ti aiuterà a gettarti a terra prima delle bombe, a evitare mine sul sentiero, ad aspettarti che il peggio ti aspetti davvero”, una simbolica preparazione alla guerra che è la vita senza tralasciare, ovviamente, la dolcezza di un papà verso la sua bimba “mia donna di cuori, mia copia vestita”. Eccolo uno dei diversi passaggi generazionali, la trama portante che contraddistingue il nuovo album dei Perturbazione, i precedenti dischi abbondavano di giochi di parole, di rime e intermezzi musicali interamente costruiti sui sentimenti individuali, sulla differenza tra essi, sull’intimità dell’inquietudine ma anche dell’innamoramento. L’intimità non si è persa ma è cambiato, notevolmente, il baricentro di tutto. Mia figlia infinita è una canzone d’amore disarmante, sincera e vera, tessuta di armonia anche se è travestita da guerra; ancora una volta i Perturbazione danno la dimostrazione di saper cantare di cose semplici, di tutti i giorni, dove la banalità lascia spazio a piccole perle poetiche.
Segue I baci vietati, ideale proseguimento del brano precedente, che s’interroga sui dubbi esistenziali, individuali ma anche generici, di ognuno, “chissà se son contento oppure mi accontento di non raccontare mai a nessuno cosa sento”, e su quelli specifici sulla condizione di genitore, “con mio padre non ho mai parlato di sesso, mi domando con mio figlio farò lo stesso?”; qui la voce di Tommaso si alterna con quella di Luca Carboni e il risultato è un brano piacevole (nonostante la presenza di Carboni, non me ne vogliano i suoi estimatori), un riuscito connubio tra voci e generazioni, il tutto elegantemente accompagnato dal pianoforte. Secondo quanto dichiarato dalla band, la scelta su Luca Carboni nasce dall’ammirazione per un artista poetico e genuino che la band ha seguito per anni, e per dare spazio a diverse generazioni di artisti. Anche se Carboni non trova la mia piena approvazione, lui è un discreto rappresentante della musica italiana anni ’80, intimista e sentimentalista, in puro accordo con la linea dei contemporanei Perturbazione; quante adolescenti degli anni ’80-’90 ricordano di aver sospirato davanti ad una canzone di Luca Carboni? Beh, devo ammetterlo, almeno a un paio, io, sì. Bravi Perturbazione, avete azzeccato il colpo!
Il viaggio nel tempo continua con Monogamia, brano dal ritornello battistiano (“ho cento paia di sguardi dentro agli occhi e li confronto tutti quanti con i tuoi”), un ritmata presenza di basso e andature funky anni ’70 per un testo carino e senza grosse pretese.
Ossexione e Questa è Sparta, assieme alla precedente I baci vietati, formano la trilogia della collaborazione generazionale ma, stavolta, sono i giovani a dire la loro. In Ossexione Tommaso duetta con Erica Mou (giovane cantautrice che mi sono andata ad ascoltare che ha, sì, una voce delicata e languida ma i suoi lavori individuali non mi convincono) in una cantilena giocosa sul sesso e i suoi derivati, sesso in risposta a tutto (col rischio che sia soluzione di niente), sesso come ossessione, “eterna rotta della mia navigazione”, qui le voci sono le protagoniste di un rapporto quasi morboso e creano ottime armonie vocali grazie anche al piacevole arrangiamento musicale.  Questa è Sparta vede la collaborazione con i talentuosi I Cani (qui presenti con lo stesso cinismo che caratterizza i loro brani): benvenuti in una Sparta contemporanea dove l’ossessione si chiama bellezza, dove si sopravvive in virtù dell’estetica, dove “la bellezza affermano non ha nessun valore, soltanto che se manca si sanguina e si muore” e poi ancora “disciplina!” per sopravvivere in una società moderna, senza scrupoli, dove la virtù che conta è come appari e non come sei.
Infine ecco Legàmi, accento sulla a, e accento sulla raffinatezza compositiva grazie all’arrangiamento delle campionature dei suoni (tra cui gli archi veri e poi ricampionati, appunto) che ricordano le atmosfere suggestive e inconfondibili dei Depeche Mode, soprattutto nella parte finale del brano. Pulsazioni malinconiche ma vitali che conducono all’esplorazione dei rapporti, a rintracciare la semplicità delle relazioni per restare umani, “che cosa tiene insieme il sangue e il donatore, che cosa rende uguali i nostri passi, diverse le intenzioni, destinazioni uguali” e poi ancora, “abbiamo l’incoscienza dell’albero e dei suoi rami”, ognuno di noi è un albero che deve avere radici ben piantate per proiettarsi sempre più in alto ed abbracciare, coi suoi rami, l’aria e tutto ciò che lo circonda, sembra una sciocchezza ma non lo è. Amare incondizionatamente è una grande sfida e una grande necessità, “non so come ti chiami, ma dimmi che mi ami”. Il risultato finale è una canzone dal mood vintage anni ’80, davvero molto bella.
Sono lontani i tempi di In circolo e Del nostro tempo rubato, siamo di fronte agli ennesimi artisti che hanno fatto un passo avanti, il passo verso la maturità personale e, di conseguenza, professionale. Intimisti ed esplorativi, evocativi e narratori come sempre, i Perturbazione rimangono gli eleganti e ingenui esploratori della vita che abbiamo imparato a conoscere con le loro canzoni con una differenza, sono maturati e hanno messo un freno alla tristezza. Lo affermano loro stessi nell’intervista pubblicata su XL, sono finiti i tempi dei fan che a fine concerto dicevano: “Siete stati bravissimi, mi avete fatto piangere”, ciò non significa non commuoversi davanti alla bellezza. Non rimane che attendere un loro concerto per condividere, assieme a loro, la gioia di ascoltare bella musica. Sonia Stevanini

1 commento:

  1. Brava Sonia!
    bella recensione dei miei amatissimi Perturba!
    Marco Colombo

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