7 giugno 2013

Acciaierie lombarde folk e l'epica industriale dei Sesto Marelli

Direttamente da Sesto San Giovanni ecco i Sesto Marelli (esattamente come il quartiere della città dell’hinterland milanese), al loro primo album di inediti dopo tanta gavetta e tante serate passate a suonare in giro per i locali della Lombardia, fin da quando erano conosciuti col nome di Los Desperados. Acciaierie lombarde folk ha un titolo che è tutto un programma: folk popolare con racconti di provincia e con quello spirito “partigiano” che ancora ricorre nel sestese.
Il quintetto, composto da Roberto Carminati (voce e chitarra acustica), Alex e Christian Aliprandi (rispettivamente chitarra elettrica e batteria), Alessandro Muscillo (basso) e Mariela Valota (violino), ha una sua identità precisa con un sound che ricorda soprattutto Davide Van Der Sfroos e che in certi frangenti richiama i Bandabardò, i Modena City Ramblers e tutto ciò che è vagamente “irish”. Ne sono la dimostrazione le introduttive Un’ora lurida e soprattutto l’esaltante Lasciami sanguinare. I racconti goliardici di provincia proseguono con Che la festa cominci e con Gli Stones (come dicono), senza che venga trascurata la letteratura e l’immaginario fiabesco (Il conte, La sirena, Signora Wolf). Ma il pezzo più sorprendente forse è Il ritmo del tuo cuore, che prevede un testo dolce come le carezze accompagnato da una melodia quasi hard rock.
Dieci canzoni in 40’ che scorrono via lisci come l’olio e che divertono. Rusticani e diretti, i Sesto Marelli confezionano un disco pop-folk di impatto che traccia l’immaginario della periferia post-industriale. Una realtà disillusa ma che vive ancora di quelle radici e di quelle tradizioni che mai potranno assopire nel tempo, specialmente in una città progressista come Sesto San Giovanni. “Acciaierie Lombarde Folk” è un bel disco da prendere in considerazione per il genere, in particolare andrebbe ascoltato in un pub (o anche a casa) purché non manchi una buona birra da sorseggiare, in modo da calarsi completamente nell’immaginario provinciale. Marco Pagliari


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