21 febbraio 2017

La natura (in replay) di Hibou Moyen raccontata in Fin dove non si tocca

Scrivere recensioni non è sempre facile, perché alle volte si avrebbe voglia di ascoltare qualcos'altro rispetto a quello ti assegnano. Personalmente, le scrivo durante i momenti liberi dal lavoro o dalle altre occupazioni "primarie" della settimana, se così vogliamo dire: momenti nei quali ascolto la musica che seguo. Vorrei che questi dischi, come quello di cui sto per parlare, mi fossero stati assegnati prima, perché anche se non fanno parte del bagaglio musicale che da anni mi porto dietro, rappresentano dei punti di svolta importanti per le mie idee.
Fin dove non si tocca di Hibou Moyen, al secolo Giacomo Radi, è uscito nel novembre del 2016 e lo ascolto per la prima volta oggi, 18 febbraio. È composto da dieci canzoni acustiche e ruvide, senza nulla di intrinseco né consolatorio, uniche nella loro originalità cantautorale e indipendente.
Il disco è apertamente sensoriale e giusnaturalista, oscillando tra neofolk, punk e filosofia, strizzando l'occhio alle uscite meno rock, se così vogliamo chiamarle, di stampo Matador come Yo la Tengo e Cat Power. L'amore è descritto sotto una luce manicheistica (Linfatica ne è un palese accenno) e l'ascoltatore si sente compromesso inspiegabilmente nella corporalità della natura che lo circonda: tutto vive come in Unghie, colonna sonora d'iniziazione. È facile diventare asserviti proseliti della musica di Fin dove non si tocca, anche se il linguaggio è difficile e particolare come per Muro e lichene, umida come un sottobosco e complicata come una sciarada, labirintica. Non mancano, ovviamente, gli episodi più terreni e univochi e stiamo parlando del ritornello di I miei nodi, nella quale il ritornello la fa da padrone in maniera netta e canzonatoria. Luscengola parla delle decisioni umane e dei loro conflitti eterni ed è un'eccezione rispetto agli argomenti principali trattati nel lavoro di Hibou Moyen, concentrati sulla natura terrena e atea e sulle interazioni amorose tra gli esseri che la popolano. Canzoni di balene, l'ultima traccia del disco, invece, è noiosa.Personalmente non ho mai creduto che ambiti come la meditazione o la religione potessero avere capacità culturali tali da permettere a che le pratichi di potersi sentire realmente parte integrante del mondo inteso come stato di natura: ritengo fermamente sia compito di conoscenza, affetti e libri. La musica di Fin dove non si tocca, però, ci va molto vicino.

Uscito per Private Stanze, etichetta musicale dai colori candidi e accesi da seguire in ogni sua novità. Quindi prometto che le prossime pubblicazioni verranno recensite a tempo debito. Andrea Vecchio

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