3 gennaio 2014

Intervista ai Sydyan che raccontano Benefico perturbante, ma con un nuovo disco già nel cassetto

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Michele dei Sydyan, band veronese che nel 2013 ha dato alle stampe Benefico perturbante, disco autoprodotto ma con ottimi momenti di suggestione.


Come e quando è nato il progetto Sydyan?
I Sydyan sono nati dalle ceneri di un gruppo precedente, i Monologo, gruppo indie rock in cui ero sempre io (Michele, ndr) il cantante. Insieme ad Andrea, il bassista, è nata l’idea di metter su un nuovo progetto acustico e da lì ho cominciato a tirar fuori tutto il repertorio di canzoni che avevo scritto e ma mai presentato, dal taglio cantautorale. Così nel 2008 abbiamo fatto un primo disco, dal titolo Qui ed ora e dove la formazione era proprio a due.
Poi Andrea ha deciso di trasferirsi a Londra e mi sono trovato nella condizione di dover ristrutturare il progetto Sydyan, fondando così una band a cinque elementi. Benefico perturbante è di fatto il nostro primo disco con questa formazione.

Chi compone le liriche, i testi e come nascono i pezzi?
Sono io che principalmente compongo le canzoni, ovviamente con la collaborazione degli altri soprattutto per quanto concerne gli arrangiuamenti, anche per il nuovo disco in lavorazione stiamo procedendo così.

Ci saranno delle novità nel nuovo lavoro?
Una linea che parte dal precedente disco sicuramente c'è. I brani sono in lavorazione e si stanno delineando con un contributo di più elemtni. Il filo conduttore sarà sempre l’uso particolare dell’elettronica, forse avrà un taglio un po’ più folk.

Hai giusto tirato fuori la parola elettronica, vi ispirate a qualcuno in particolare?
Sicuramente gruppi come Blondie Redhead e Sigur Ros sono un riferimento, ma ci mettiamo anche molta sperimentazione e naturalmente il nostro gusto personale.

Come vivete la dimensione live?
Sicuramente anche nella dimensione live cerchiamo di essere originali, liberi di interpretare, così come facciamo in fase di registrazione, e così una canzone che sul disco suona in un certo modo, dal vivo potrebbe essere interpretata in maniera diversa.

Invece per quanto riguarda la scena indipendente italiana, anche voi come tanti gruppi trovate delle difficoltà a suonare in giro? E cosa ne pensate dell Indie italiano, avete delle band di riferimento??
Secondo me l’indie italiano è un mondo fantastico e non attraversa un periodo così difficile come si vuole credere, nel senso che mi sembra che i gruppi che comunque riescono a girare un po’ hanno sempre un discreto pubblico. Forse per gli emergenti veri e propri è difficile in questo momento trovare i locali giusti, questo sembra un mondo in cui o sei dentro o sei fuori e quindi la dimensione realmente emergente ha forse qualche difficoltà in più.
Passando alle band, tra i miei gruppi preferiti cito i Perturbazione, Tricarico, Dente, Marlene e Ministri.

Intervista di Marco Colombo

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