4 dicembre 2013

Riecco gli Ovo, Abisso è il loro decimo disco

“Se non conoscete gli Ovo, vuol dire che avete ascoltato troppo Hip Hop e Heavy Metal”. Inizio questa recensione parafrasando un Cedric degli At the Drive -In in piena verve auto propagandistica.
Sì perché i due che formano Ovo rappresentano la storia del noise italiano, dopo quasi quindici anni di militanza, autoproduzioni, concerti e idee. Ovo, in fin dei conti, è sempre stata un’idea. Sin da quando, agli albori di Bar la Muerte, iniziava a palesarsi nei Centri Sociali di tutta Italia con i suoi primissimi lavori: Vae Victis (che avevo anche in distribuzione con la mia prima etichetta) e Cicatrici.

Abisso è il loro decimo lavoro su disco ed esce or ora su Supernatural Cat. Di nuovo, alla fin dei conti, non c’è nulla. Loro sono gli Ovo e continuano a stupire rimanendo fedeli ai loro graffi, alle loro divergenze, alla loro politica, alla loro lungimiranza ed alla loro cultura, soprattutto. Hanno da sempre fatto punk, nel vero senso del termine: il punk che spiazzava, che disprezzava, che contro- informava. Il termine “progetto” risulta quindi troppo riduttivo, quando si parla degli Ovo. Una musica lugubre che alla fine lugubre non è, un suono distorto che appare più chiaro di quanto appaia.
Abisso è un’epopea composta da dieci romanzi lugubri e bercianti, dieci proiettili animosi ed affascinanti. Ritmi cadenzati ne I cannibali, pure interferenze in Tokoloshi, chiarezza e suddivisione dei compiti con Harmonia macrocosmica. Ma è troppo riduttivo. Prendendo in considerazione la parte vocale, gli zombi romeriani sono ovunque. In un discorso più astratto, invece, sono la musica italiana che non sia stata, da viva, musica indipendente. A dream within dream è una trasposizione della neurosisiana Over the hill, o per lo meno così la sento io. Non c’è nulla da fare. Vecchia scuola. Andrea Vecchio

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