Quando lo scorso anno debuttò con l'omonimo album, Anna Calvi fu salutata come una novità in grado di imporsi a livello internazionale. Figlia di genitori italianissimi, la filiforme e fascinosa ventinovenne ha saputo conquistare dapprima i palati più raffinati, i cosiddetti intenditori, poi man mano che la sua musica si diffondeva, un pubblico sempre più ampio e trasversale, facendosi apprezzare tanto in ambiente indie quanto in quello dei grandi numeri.
Lei, precisiamolo, non è una cantante da milioni di copie, ma è audace, originale, motivata. "Volevo creare con voce e chitarra un suono che fosse un'estensione di me, che non assomigliasse a nessun altro. Insomma, avevo in mente il disco meno commerciale della storia del rock", ha dichiarato alcuni mesi fa prima delle sue comparsate in Italia (a Torino e a Milano. Tra qualche giorno sarà invece a Roma per il Vintage festival). Sul palcoscenico si presenta in trio o come solista: "Davanti al pubblico mi sento un'altra, una posseduta. Provo sensazioni che nella vita di tutti i giorni non conosco. Solo lì riesco a passare con disinvoltura attraverso tutte le personalità che ho dentro. Mi sono sentita onorata quando Nick Cave, che è uno degli artisti che amo di più, tenebroso e affascinante, è venuto nel mio camerino a congratularsi. Anche le parole di Brian Eno mi hanno sorpreso. Quando l'ho incontrato di persona mi ha davvero adulato". Diciamo pure che la definizione di Brian Eno che l'ha bollata come "la nuova Patti Smith" è stato un lancio super efficace, ma il primo disco della cantautrice inglese è un vero gioiello in grado di stupire davvero: 10 tracce su marchio Domino Records in cui sonorità rock alla Nick Cave si mescolano a testi evocativi, atmosfere noir e a una dichiarata passione per Debussy e Ravel ben espressa nel tentativo di far suonare la chitarra come un'orchestra. Brani come Desire, Susan and I o Blackout sono diventati in breve tempo canzoni simbolo e ai suoi concerti il pubblico le canta come fossero Because the night. Ai live ci sono davvero tutti: l'appassionato quatantenne che pende dalle sue rossissime labbra come la lesbica che la identifica come nuova sexyicona, l'indie bolognese come il milanese aggiornatissimo su tutte le ultime novità, ci sono anche i vetusti critici musicali che sanno sempre tutto, battono il piede mentre chiacchierano gozzovigliano salatini e sorseggiano analcolici aperitivi. Piano piano Anna ha conquistato anche l'impenetrabile Italia, con una proposta originale, bella e soprattutto nuova. Nel resto d'Europa se ne sono accorti da tempo (tanto tempo fa), soprattutto oltralpe, dove Anna è conosciutissima, complice anche il primo singolo Jezebel, un omaggio a quella Edith Piaf che l'ha resa immediatamente empatica ai francesi. Roberto Conti
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